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·27 maggio 2025
La Grande Inter, Cappellini: «Herrera mi disse: “Giovane, tocca a te”… E io segnai al Real. Ma quella Coppa…»

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·27 maggio 2025
Renato Cappellini, attaccante della leggendaria Grande Inter, visse un rapporto intenso con la Coppa dei Campioni. Contribuì con la sua velocità e i suoi gol alla conquista di due trofei consecutivi nel 1964 e 1965, scrivendo il suo nome nella storia europea del club nerazzurro. Renato Cappellini, attaccante della Grande Inter, visse da protagonista l’assalto alla Coppa dei Campioni. Decisivo con gol pesanti, come al Real Madrid nel ’67, vide il sogno europeo svanire amaramente nella finale persa contro il Celtic, sfiorando il trionfo con la leggendaria squadra di Herrera. Ecco estratti della sua intervista a La Gazzetta dello Sport.
SOLDI – «Con i primi soldi mi sono comperato subito la casa».
L’ESORDIO IN COPPA DEI CAMPIONI – «Febbraio del ’67, un freddo boia. Quarti di finale, Real Madrid a San Siro. Il Real che ci aveva eliminato l’anno prima. Herrera mi dice: “Giovane, tocca a te”. E mi fa giocare. Mamma mia, che emozione. Loro hanno Amancio e Gento. Partita dura e difficile, attacchiamo, ma il Real è tosto. E poi… poi segno io. Prima volta con la Grande Inter, a San Siro, contro i più grandi d’Europa. Non lo dimenticherò mai più».
RIVEDE IL SUO GOL – «Sì, sì. Io ogni tanto lo rivedo su YouTube. Calcio di punizione, batte Jair, tocca Suarez che dà a Mazzola. Da destra a sinistra un lancio perfetto di Sandrino. Colpo di testa di Cappellini (ridacchia…, ndr) e gol. Perfetto, bellissimo. E non finisce qui. Il ritorno è ancora più esaltante».
FINALE DI CARRRIERA IN SVIZZERA – «Insieme ad Altafini. A Chiasso, in serie B. Io e l’immenso José, coppia d’attacco. Poi ho lasciato e ho aperto un negozio di giocattoli a Soncino. Avevo cominciato come elettromeccanico in una carrozzeria e ho chiuso come commerciante. Dopo una discreta carriera in Serie A. Non ho giocato tante partite. Gli statistici scrivono 215, non mi sono mai messo a contarle, ma ne ho fatte qualcuna in più. Comunque, via, mi è andata bene».