Social Media Soccer
·15 novembre 2021
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·15 novembre 2021
L’ex giocatrice professionista della Nazionale femminile Afgana, Khalida Popal, ha subito nel proprio Paese minacce ed umiliazioni verbali e fisiche in quanto donna giocatrice di calcio.
Durante il suo intervento sul palco del Social Football Summit Khalida ha raccontato la sua storia, gli episodi di discriminazione che ha vissuto in prima persona e una serie di abusi contro cui continua ancora oggi a combattere per la rappresentanza e l’inclusione nello sport d’élite delle donne.
"Ho creato la prima squadra nazionale afgana di donne cercando di utilizzare il calcio per combattere per i diritti delle donne. Il calcio mi ha permesso di aiutare tante donne ad avere fiducia in loro stesse" ha raccontato Khalida.
"Utilizzare il potere dello strumento della piattaforma calcio è stato fondamentale. Ho cercato di lavorare sul senso della felicità, non si tratta solo di aspetto ludico ma di cultura, cambiare la prospettiva. Il calcio è per tutti, lo sport è per tutti - continua Khalida - e il paese è sia per gli uomini che per le donne. La nostra squadra ha avuto molto successo, non eravamo giocatrici, eravamo attiviste e abbiamo utilizzato i media per condividere le difficoltà. Grazie a questo abbiamo avuto successo. I media sono uno strumento fondamentale per diffondere la voce femminile".
Khalida Popal ha anche raccontato della sua passione per il calcio e di come vive lo sport: "Per me giocare a calcio non era abbastanza, volevo cambiare la cultura per far si che le donne avessero una voce nei processi decisionali. Una delle principali sfide? Dovevo pagare colleghi uomini ed è stato molto difficile mostrare la mia leadership e rendere il mio valore più visibili".
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