Juventus, nemmeno la “falsa cortesia” sabauda: Dybala cancellato | OneFootball

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·17 maggio 2022

Juventus, nemmeno la “falsa cortesia” sabauda: Dybala cancellato

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Il primato dell’apparenza sopra i sentimenti, un modo di porsi gentile ma distaccato: “torinesi falsi cortesi”, è così che un detto popolare apostrofa gli abitanti del capoluogo piemontese e, ben inteso, non che chi scrive sia d’accordo con le generalizzazioni, ma ci possono aiutare a raccontare l’ultima serata di Paulo Dybala all’Allianz Stadium, con la maglia della Juventus.

Juventus, Dybala come Del Piero: c’è solo l’amore dei tifosi

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(Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)


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Ieri, la Juventus non ha ritenuto nemmeno di salvare le apparenze, di usare quella “falsa cortesia” sabauda di cui sopra. Il club ha ignorato il suo numero 10 nel giorno dell’addio al suo popolo – salvo condividere un paio di post social a fine partita -, e, cosa ancora peggiore, ha contribuito, con il suo comportamento, a creare un clima di tensione, prima sottile poi sempre più elettrica, esplosa con i fischi al presidente Andrea Agnelli.

Il giusto, giustissimo, doveroso, saluto in pompa magna tributato a Giorgio Chiellini, un grosso pezzo di storia di Juventus, della Nazionale, di tutto il movimento calcistico italiano, non può non essere messo a paragone con il grande gelo societario per Dybala. A sciogliere il permafrost, però, ci ha pensato il calore del pubblico, le lacrime dei giovanissimi che con le giocate della Joya sono cresciuti, tentando di imitarlo nei campetti, il pianto disperato e inconsolabile dell’argentino a fine partita, gli abbracci dei compagni di squadra. Un trattamento che ricorda da vicino quello riservato ad un altro numero 10 della Vecchia Signora, Alessandro Del Piero.

Dal tardo pomeriggio, centinaia le maglie di Dybala, indossate dai tifosi, che si aggiravano nei dintorni dell’area dello Stadium. Al 17’, la fascia di capitano che da Chiellini passa al braccio della Joya, per l’ultima volta allo Stadium; ancora prima, l’amico Vlahovic che lo omaggia con la “Dybala Mask”, poi, ancora, Morata che esulta abbracciandolo. Infine, l’uscita dal campo e la standing ovation, l’ultima; il giro di campo sommerso dall’affetto dei tifosi e dalle sciarpe lanciategli. E ancora, quando l’impianto è ormai vuoto, seduto in mezzo al campo, insieme a Vlahovic e Morata. In tutto questo, come abbiamo già detto, nemmeno l’accenno di un saluto da parte del club di cui è il nono miglior marcatore di sempre, solo la Damnatio Memoriae.

I club sono aziende, il calcio è un’”industria” e, di conseguenza, sono i freddi numeri, i calcoli fatti negli uffici delle sedi, a farla da padrona. La serata di ieri, però, dimostra ancora una volta che al cuor non si comanda, che chi regala emozioni in campo se le vede restituite con gli interessi dagli spalti. Con quel pianto a dirotto, con le lacrime scese in viso, Dybala si è incollato addosso la maglia della Juventus, ne è diventato bandiera. E no, non importa cosa ne sarà del suo futuro, perché anche lui è un pezzo importante della storia della Vecchia Signora e no, questo non glielo può togliere nessuno.

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