Jesse Marsch, il ct americano del Canada: «Annessione agli USA? Storia ridicola e offensiva, Trump la smetta» | OneFootball

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·27 febbraio 2025

Jesse Marsch, il ct americano del Canada: «Annessione agli USA? Storia ridicola e offensiva, Trump la smetta»

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Le parole di Jesse Marsch, ct americano del Canada, sulle dichiarazioni di Trump sulla possibile annessione agli Stati Unititi

Jesse Marsch, nato a Racine nel Wisconsin – pieno Midwest a stelle e strisce – e che attualmente è il commissario tecnico del Canada, nel corso della conferenza stampa di presentazione della Final Four Concacaf Nations League ha parlato della proposta del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di annettere il paese della Foglia d’Acero come cinquantunesimo stato dell’Unione. il ct ha risposto così alla provocazione del presidente, che con alcune parole ha reso molto meno stabile il rapporto non solo con i vicini del nord, ma anche con il Messico: una strategia che potrebbe mettere a rischio i mondiali che si giocheranno su tutti e tre i paesi il prossimo anno.

PROPOSTA DI TRUMP PER IL CANADA COME 51° STATO – «Se c’è una cosa che voglio dire al mio presidente è che deve smetterla con la storia ridicola del Canada come cinquantunesimo stato americano, come statunitense mi vergogno per l’arroganza e il mancato rispetto dimostrato nei confronti di un nostro storico e fedele vicino e alleato».


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CANADA – «Il Canada è una nazione forte e indipendente, con una sua profonda dignità ed è un luogo che valorizza l’etica e il rispetto a differenza del clima estremizzato, irrispettoso e spesso pieno d’odio che si respira ora negli Stati Uniti. So che tutto ciò alimenterà ancora di più la mia squadra, la sua mentalità e la volontà di vincere questo torneo in ogni modo e mostrare dentro e fuori dal campo quale sia il carattere dei canadesi. In questo momento non potrei essere più orgoglioso di essere il ct di questo paese. In Canada ho trovato un posto che incarna gli ideali e la morale, non solo di cosa sia il calcio, ma anche di cosa sia la vita».

SE SI ATTENDE UNA REPLICA DEL PRESIDENTE DEGLI USA – «Non lo conosco personalmente, lo seguo da lontano, ma volevo che fosse molto chiaro il mio pensiero su questa idea del cinquantunesimo stato. Tutti abbiamo il diritto di parlare, è uno dei diritti fondamentali dell’essere statunitensi, ma francamente le sue parole sono state un insulto».

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