Calcionews24
·20 luglio 2024
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Bernardo Corradi si sta comportando benissimo come ct dell’Under 19. A La Gazzetta dello Sport ha analizzato il ragazzo di cui più si sta parlando per la brillantezza della sua ultima prestazione, il milanista Francesco Camarda, ma i nomi da appuntarsi sono anche tanti altri.
L’EUROPEO DI CAMARDA – «Ha tirato la carretta tutto l’anno tra Youth League, campionato e un Europeo U17 da protagonista finito a giugno, così gli abbiamo concesso il giusto riposo. A quest’età vanno lasciati un po’ liberi di testa, non sono robot. Ci ha raggiunti una settimana prima, in forma fisica perfetta. Francesco è un ragazzo di valore, i suoi numeri sono sotto gli occhi di tutti, si è inserito benissimo in questo gruppo perché già abituato al calcio della Primavera e facilitato dalla presenza in squadra di un blocco Milan forte. Certi calciatori della sua età oggi hanno tutto e subito e uno è portato a immaginarseli che fanno i fenomeni, lui invece si è approcciato con tanta umiltà, tutti gli vogliono bene. E poi, se uno è bravo, la differenza di età la noti fino a un certo punto…».
YAMAL TITOLARE CON LA SPAGNA – «Su questo penso che il ruolo e l’ambiente dove cresci contino tanto. Yamal ha un talento enorme, nato e formato in un sistema basato da tempo su certi principi, che gioca in una prima squadra molto forte dove nel suo ruolo in certi momenti della partita ti trovi in “uno contro uno” in pieno dominio della gara, e questo ti facilita. Uno Yamal, ma anche un Pafundi, hanno velocità unite alla tecnica che possono far valere subito in un certo ambito. Camarda invece fa la prima punta, che è un ruolo molto fisico e quindiil gap lo senti di più: devi usare i muscoli, far salire la squadra, fungere da vertice, andare in area e sgomitare tra difensori trentenni di uno e novanta…».
ZEROLI – «Il calcio di oggi è uno sport per atleti. Trent’anni fa se non avevi grandi doti fisiche ma avevi la tecnica, a calcio giocavi. Oggi no, gli attaccanti devono saper difendere e i difensori saper attaccare, anche chi è dotato tecnicamente deve avere qualità atletiche non banali. O sei come Pafundi, che al talento che gli ha dato il Signore abbina delle doti di velocità estreme. E pure lui sta lavorando parecchio sul fisico: baricentro basso, difficile da buttare giù… Pafundi merita, come tutti, la possibilità di giocare e sbagliare, si migliora solo attraverso gli errori».
DIFFERENZE CON I GIOVANI CHE GIOCANO IN GERMANIA – «Non ne vedo di enormi. Sa dove si vedono le differenze? Tra chi gioca e s’allena stabilmente in prima squadra e chi no: ritmo più alto, diversa attenzione ai particolari. La prima squadra è un lavoro, una battaglia, niente scherzi né cali di tensione, se gioco io non giochi tu, c’è competizione».