Intervista a De Siervo: dalle infiltrazioni malavitose nelle curve alla lotta contro la pirateria, i piani e i progetti della Lega Serie A | OneFootball

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Calcio e Finanza

·13 ottobre 2024

Intervista a De Siervo: dalle infiltrazioni malavitose nelle curve alla lotta contro la pirateria, i piani e i progetti della Lega Serie A

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Amministratore delegato della Lega Serie A dal 2018, Luigi De Siervo in questi anni al vertice dell’associazione dei club del massimo campionato italiano ha vissuto l’evoluzione di un settore industriale diventato sempre più complesso: dal rallentamento nel mercato dei diritti televisivi al problema della pirateria passando per l’esportazione del calcio italiano all’estero, dovendo contrastare la concorrenza delle altre leghe europee.

In questa intervista a tutto campo a Calcio e Finanza il manager ha spiegato tutti i piani della Lega su ogni punto e tema, iniziando da quello più strettamente di cronaca: le infiltrazioni malavitose nelle curve italiane che minano le basi e la sicurezza del sistema calcio oltre che arrecare un danno di immagine enorme a livello nazionale e internazionale.


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«Infiltrazioni malavitose nelle curve? Le società sono state lasciate sole: ora il riconoscimento facciale negli stadi»

Domanda. L’indagine sul tifo organizzato di Inter e Milan ha svelato i rapporti degli ultras con la criminalità organizzata e il loro coinvolgimento in affari illeciti. Una cosa che – per le modalità in cui è venuta a galla – sembra essere stata fatta alla luce del sole. Di chi è la colpa dell’immobilismo nei confronti di questa situazione?

Risposta. «Sul caso specifico vorrei evitare di dare giudizi sommari, le indagini sono ancora in corso, ma da quanto emerso è palese che nelle curve si fosse infiltrata da tempo la malavita che gestiva indisturbata varie attività criminali tra cui lo spaccio di droga. Il mondo del calcio ha denunciato pubblicamente da anni come gli stadi siano divenuti oramai una “terra di nessuno” dove regna l’illegalità. Basta fare una ricerca per ritrovare decine di dichiarazioni pubbliche al riguardo. Si pensi che alcuni Presidenti, che hanno intrapreso una battaglia costante contro queste frange malate della tifoseria, vivono sotto scorta da anni. È ridicolo pensare che questa responsabilità possa essere attribuita al mondo del calcio. Le Società sono state lasciate sole e senza strumenti per affrontare un problema enorme con gravi ripercussioni reputazionali e conseguenti perdite economiche».

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Luigi De Siervo (foto Insidefoto)

D. Si parla di club in balia di organizzazioni criminali e Società vittime e lasciate sole. Cosa pensa che possa fare lo Stato per intervenire in maniera concreta sotto questo aspetto? Quali sono – se ci sono – le colpe dei club?

R. «Il calcio è patrimonio del Paese ed evidentemente necessita dell’aiuto costante e consistente delle Forze dell’ordine per riuscire a liberare le curve dai malavitosi. Le squadre, per proprio conto, dopo aver sostenuto ingenti costi per installare i tornelli di accesso, per adeguarsi alle normative sul biglietto nominativo e aver pagato direttamente il servizio steward dentro lo stadio sono disposte a investire ancora per dotare tutti gli stadi di Serie A di impianti di riconoscimento facciale e telecamere in alta definizione che possano garantire, in caso di episodi violenti, atti di discriminazione o di razzismo, di mettere a disposizione delle Forze dell’ordine post gara le immagini e i dati identificativi dei responsabili. In un tempo ragionevolmente breve saremo quindi in grado di impedire a questi soggetti criminali di tornare a delinquere negli stadi, consentendo di accogliere le famiglie e la parte sana del tifo che già negli ultimi anni è tornata a far crescere il numero degli spettatori, nonostante i nostri impianti abbiano un’età media vicina ai 70 anni. Dovendo usare uno slogan potremmo dire che in Italia abbiamo bisogno sia della riforma Thatcher (Public Order Act 1986), per estirpare la parte criminale del tifo, sia del “Rapporto Taylor” per responsabilizzare i nostri Club spingendoli ad ammodernare gli stadi con strumenti innovativi che consentano di “espellere” chirurgicamente i violenti».

D. Dopo l’incontro tra il ministro dello Sport Abodi e quello degli Interni Piantedosi sulla violenza nel calcio, si va verso un gruppo di lavoro tra i due ministeri. Quali iniziative si sente di consigliare?

R. «Ben vengano, come ha detto il Ministro Abodi, l’inasprimento del Daspo o i fermi più lunghi per i violenti nel giorno delle partite. Bene anche l’introduzione del gruppo di lavoro tra i due Ministeri con il coinvolgimento della FIGC e delle Leghe. Bisogna unire le forze con un attento lavoro di coordinamento e grande sinergia tra tutti gli attori coinvolti. L’iniziativa di più facile e immediata attuazione, come dico da anni, è senza dubbio quella del riconoscimento facciale. Penso che al giorno d’oggi dovremmo riuscire ad utilizzare sempre più l’intelligenza artificiale e la tecnologia per controllare al meglio tutto ciò che avviene all’interno dei nostri impianti».

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Come funzionerà il riconoscimento facciale: la fase 1 legata al collegamento tra volto e biglietti

D. L’idea sui cui la Lega Serie A sta spingendo ormai da tempo è appunto quella del riconoscimento facciale negli stadi. A che punto è la fase di sviluppo della tecnologia? Ci sono tempistiche per vederla utilizzata?

R. «Entro un anno dall’inizio dei lavori tutti gli stadi di Serie A saranno pronti per l’implementazione del riconoscimento facciale da effettuare ai varchi di ingresso. Il progetto è stato studiato in ogni dettaglio ed è già pronto per essere realizzato».

D. Con l’introduzione di questa tecnologia, potrebbe così sparire la responsabilità oggettiva dei Club (anche in termini di multe dal giudice sportivo) per quanto avviene negli stadi?

R. «Certamente, basta utilizzare l’articolo 7 del Codice di Giustizia Sportiva inserendo gli investimenti per il riconoscimento facciale tra le scriminanti previste per evitare la responsabilità oggettiva. Questo genererebbe evidenti ripercussioni positive evitando sanzioni pecuniarie e gravi danni di immagine anche a livello internazionale. Inoltre la parte sana del tifo, che è bene ricordare rappresenta ancora la stragrande maggioranza, non sarebbe costretta a subire le colpe di facinorosi come avvenuto per la recente partita a porte chiuse Genoa – Juventus, in cui si è impedito di andare allo stadio a oltre 30mila tifosi per gli scontri con le Forze dell’ordine avvenuti lontano da Marassi nella settimana precedente alla gara».

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Come funzionerà il sistema del riconoscimento facciale: dall’archiviazione dei dati all’utilizzo da parte delle Forze dell’Ordine

D. Oltre al riconoscimento facciale, su quali altri punti può intervenire il calcio?

R. «Ritengo che il riconoscimento facciale sia l’ultimo tassello di un percorso iniziato col Decreto Pisanu diversi anni fa. Sono stati fatti passi importanti come la nascita dell’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive, l’introduzione dei biglietti nominativi, dei tornelli e della tessera del tifoso. Le Società hanno sempre fatto la loro parte per liberare gli stadi dalle frange violente. Servono anche impianti moderni per consegnarli alle famiglie, che devono considerarli come la propria seconda casa dove poter vivere la gara nella massima serenità».

D. La Liga spagnola si è schierata apertamente con denunce penali contro gli ultras: può essere una strada?

R. «La Lega Serie A ha sempre condannato e stigmatizzato qualsiasi episodio di violenza ed intimidazione compiuto da facinorosi che hanno sfruttato il calcio come cassa di risonanza per i propri scopi ed attività illecite. Continueremo a farlo perché non possiamo tollerare che pochi gruppi di sedicenti tifosi entrino a casa nostra a farla da padroni. Tra l’altro, per questo motivo, durante le dirette TV delle gare certe immagini degli spalti non possono essere mandate in onda in diretta in ossequio alle disposizioni di FIFA e UEFA in materia. Anche le Società si sono sempre battute, in questi anni ci sono stati numerosi esempi di Club che si sono costituiti come parte civile contro chi ha creato problemi allo stadio e diversi sono i casi di applicazione dello strumento del non gradimento verso tifosi che si sono macchiati di vari reati».

D. Crede che il tifo organizzato sia destinato a cambiare o a sparire dopo questa indagine o c’è il rischio che dopo un periodo di “quiete” tutto torni come prima?

R. «Il tifo organizzato di per sé non ha un’accezione negativa, anzi in Italia esistono centinaia di associazioni di tifosi che vanno allo stadio comportandosi in modo fantastico. La speranza è che l’indagine e gli arresti compiuti a Milano rappresentino davvero un punto di inizio di una nuova fase per rendere gli stadi a misura di famiglie e pieni di tifosi civili».

«Pirateria? Le Forze dell’ordine potranno individuare i singoli utenti»

D. Capitolo pirateria. Si sta facendo molto per limitare il fenomeno: come rispondete a chi parla di timori per le attività lecite? Pensate che quelle messe in campo siano la soluzione definitiva al problema della pirateria?

R. «L’eterna battaglia tra guardie e ladri vive di mosse e contromosse. I timori per le attività lecite sono un falso problema perché chi si muove nella legalità non ha nulla da temere. E così devono fare le piattaforme e i motori di ricerca, non possiamo pensare che in occasione di ogni partita si trovino facilmente online indirizzi per vedere illegalmente gli incontri. Gli ultimi sviluppi della piattaforma Piracy Shield ci confortano poiché consentiranno alle Forze dell’ordine di individuare il singolo utente e, soprattutto, di sanzionarlo per il reato che commette a danno di tutto il sistema».

D. Il campo di azione contro la pirateria si è allargato e vede coinvolti non solo i pirati, ma anche le telco e anche le piattaforme che agevolano i pagamenti. Quale sarà la prossima mossa?

R. «Le Telco stanno finalmente collaborando al funzionamento della piattaforma Piracy Shield che l’AGCom sta gestendo con equilibrio e fermezza. Dopo l’individuazione di centrali non autorizzate di smistamento dei segnali e dei relativi utenti fruitori, il prossimo passaggio sarà il blocco delle VPN usate per consumare illegalmente i contenuti e il tracciamento dei sistemi di pagamento utilizzati da chi commette questo tipo di reati. La rete è un filo di Arianna digitale, dove si lasciano tracce indelebili che aiuteranno le Forze dell’ordine a risalire a tutti coloro che vedono le partite di calcio, film o serie TV senza sottoscrivere un abbonamento».

«Obiettivo revenue sharing con DAZN raggiungibile»

D. Il fenomeno pirateria, impatta anche sul valore dei diritti televisivi. Per il ciclo 2024-2029 sono arrivati 900 milioni da Sky e DAZN, ma con il meccanismo di revenue sharing (che prevede la divisione tra la Lega e DAZN dei ricavi da abbonamenti eccedenti i 750 milioni) la cifra può crescere ancora. Manca ancora molto per raggiungere il traguardo di spartizione?

R. «L’obiettivo del superamento della soglia per ottenere il revenue sharing è raggiungibile. Siamo, infatti, fiduciosi che la costante repressione del fenomeno della pirateria possa attivare il processo di conversione ovvero recuperare le tante pecorelle smarrite. Il revenue sharing è un meccanismo studiato proprio per lavorare in sinergia con il nostro partner DAZN al fine di ottenere, nell’arco temporale della cessione dei diritti audiovisivi, un beneficio ulteriore».

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