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Calcio e Finanza

·30 marzo 2024

Inter, per Zhang scudetto e addio? I nodi tra Oaktree, debiti e futuro

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La stagione che sta per chiudersi sarà segnata con il circoletto rosso nella storia plurivittoriosa dell’Inter. I nerazzurri, con tutta probabilità, vinceranno il loro 20° scudetto e quindi dalla prossima stagione potranno cucirsi sulla propria maglia la seconda stella, traguardo sinora ottenuto (e superato) soltanto dalla Juventus. Non solo, ma con i punti ottenuti quest’anno nel cammino di Champions League la società milanese si è già guadagnata il pass per il nuovo Mondiale per Club voluto dalla FIFA, che si disputerà nel 2025 negli Stati Uniti (unica italiana insieme alla Juventus) e che sicuramente darà ulteriore lustro al brand nerazzurro.

Inoltre, ma certo non meno importante, lo scudetto 2023/24 andrebbe a coronare un quinquennio che ha visto l’Inter tornare ai primi posti non solo del calcio italiano ma anche di quello internazionale. Infatti dopo essersi qualificato per la Champions League 2018/19 dopo sei stagioni di assenza, il club ha ottenuto questi risultati nel quinquennio:


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  1. 2019/20: secondo posto in campionato, finale di Europa League,
  2. 2020/21: 19° scudetto;
  3. 2021/22: seconda in campionato, vincitrice Coppa Italia e Supercoppa Italiana;
  4. 2022/23: terza in campionato, finale di Champions League, vincitrice Coppa Italia e Supercoppa Italiana;
  5. 2023/24: probabilissimo 20° scudetto (seconda stella), vincitrice Supercoppa Italiana.

MAROTTA E L’EQUILIBRIO TRA CONTI E CAMPO

Il primo merito di questa rinascimento nerazzurro va ovviamente alla famiglia Zhang, che ha acquisito l’Inter nel 2016 dall’uomo d’affari indonesiano Erick Thohir per complessivi circa 128 milioni di euro (oltre a 142 milioni di aumento di capitale) iniettando in questi anni qualcosa come 800 milioni nel club. Al di là dei giocatori sbarcati ad Appiano Gentile, probabilmente il miglior acquisto della gestione Zhang è stato Giuseppe Marotta, che è approdato in Viale della Liberazione nel dicembre 2018 come amministratore delegato dell’area sport. Non a caso è con l’arrivo del manager che l’Inter ha inanellato i successi sportivi di cui sopra.

In particolare Marotta e il suo team sono stati bravissimi quando, dal 2020 in poi, si è verificata una stretta agli investimenti da parte della proprietà. Il top management interista, composto anche dall’amministratore delegato corporate Alessandro Antonello e dal direttore sportivo Piero Ausilio ha infatti saputo fare di necessità virtù, coniugando la sopra citata competitività sportiva con una superiore attenzione ai conti.

Se è vero infatti che gli ultimi bilanci dell’Inter mettono ancora i brividi per quanto concerne le perdite (al 30 giugno 2023 rosso da 85 milioni), è altrettanto vero che dal 2021 in poi questi risultati di esercizio negativi sono andati calando continuamente in virtù di una politica di mercato volta ai proventi da plusvalenze e all’abbassamento del monte ingaggi.

Si pensi per esempio che l’ultima sessione di mercato estiva ha visto lasciare il nerazzurro giocatori tra gli altri del calibro di Lukaku, Brozovic, Onana, Skriniar e Dzeko. Questo ha significato un impatto a bilancio positivo per circa 185 milioni sul bilancio 2023/24 nonostante il tesseramento di calciatori come Thuram, Pavard, Bisseck, Sommer e Arnautovic, che hanno contribuito non poco alla probabilissima conquista del 20° scudetto.

È evidente che questo gioco di equlibrismo tra comptitività sportiva e abbattimento dei costi sia non semplice da eseguire e, soprattutto, difficilemente ripetibile negli anni a ogni stagione. Anche se sinora all’Inter, proprio per la bravura tecnica di cui sopra, sembra sempre aver avuto successo.

In ogni modo, proseguendo su questo solco, l’Inter ha potuto annunciare in settimana che la semestrale al 31 dicembre 2023 ha chiuso in utile, per 22,3 milioni. Un evento probabilmente mai successo negli ultimi decenni in casa nerazzurra. Questo non significa che l’intero bilancio della stagione in corso chiuderà in attivo, visto che nella prima metà dell’anno se da un lato sono stati contabilizzati più o meno la metà dei costi, dall’altro sono stati inseriti invece la gran parte delle entrate, soprattutto le plusvalenze di mercato e gli introiti da Champions League.

Infatti come ha spiegato la nota ufficiale, l’utile al 31 dicembre 2023 (rispetto alla perdita netta di 63,5 milioni di un anno fa) è stato «trainato da un aumento dei ricavi, pari a 265,4 milioni, in crescita del 34,6% ovvero di 91,8 milioni rispetto allo stesso periodo di riferimento, accompagnato da una sostanziale stabilizzazione dei costi. L’incremento in particolare è stato guidato dall’aumento delle operazioni di mercato della sessione estiva 2023, pari a 41,7 milioni. Sono, inoltre, cresciuti i valori dei diritti audiovisivi e dei ricavi da matchday per un totale di 29,4 milioni. A completare il quadro l’aumento del valore dei ricavi da sponsorizzazione, generati principalmente dal rinnovo con lo sponsor tecnico Nike e con il Jersey Sponsor Paramount+, e dalla divisione retail & licensing del Club».

I NODI TRA DEBITI, INTERESSI E CAUSE

In questo quadro è interessante notare come se si guarda al bilancio della gestione caratteristica, ovvero all’andamento della gestione del club in senso stretto (e quindi depurato tra le altre voci anche dalla spesa per interessi sui debito), il bilancio interista alla fine della stagione in corso potrebbe addirittura arrivare al pareggio. Invece proprio la spesa per interessi, circa 40 milioni l’anno su un debito finanziario di 410 milioni al 30 giugno scorso zavorra i conti.

Infatti come è ormai noto il vero punto debole se non debolissimo della gestione Zhang è l’indebitamento, che al 30 giugno 2023 era pari a 807 milioni lordi con una posizione finanziaria netta negativa per circa 310 milioni. Un ammontare che ora dovrebbe essere in calo intorno ai 700 milioni lordi dopo la conversione in capitale di circa 98 milioni di debiti verso la proprietà, legati ai vari finanziamenti arrivati dagli Zhang negli ultimi anni.

Il pesante indebitamento porta con sé due effetti principali:

  • in primo luogo impone una spesa per interessi appunto pari a 40 milioni ogni anno a un club. Una cifra che equivale a quella per cui si può comprare un buon giocatore sul mercato;
  • Ma soprattutto per l’elevato ammontare in sé sesso. Una cifra superiore agli stessi ricavi nerazzurri che ovviamente non può non preoccupare sul fronte della continuità aziendale.

Prima di proseguire però è bene chiarire una questione: una società non viene dichiarata fallita sin tanto che non sia un Tribunale a stabilirlo, per un mancato adempimento nei confronti dei creditori, siano essi fornitori, dipendenti o soggetti finanziari. E questo con buona pace di quegli addetti ai lavori e non solo – siano essi presidenti di società di Serie A o semplici tifosi – che ogni tanto si lamentano di una competizione falsata in quanto ci sono club superindebitati che alterano gli equilibri.

I presidenti in particolare hanno delle armi concrete invece di parlare ai propri tifosi, per esempio avviando una battaglia politica per inasprire ulteriormente il limite al rapporto tra i debiti e i ricavi, che con l’ultima riforma varata dal Consiglio FIGC scenderà da 1,2 a 0,5. Però sin tanto che queste norme vengono rispettate l’Inter, per quanto sia azzardata la gestione economica della famiglia Zhang, ha sinora tutti i criteri per giocare sia in Italia che in Europa. E in questo quadro staremo a vedere quali saranno gli effetti appunto delle nuove norme in termini economici che la federazione sta per introdurre.

Questo detto, però, è evidente che la situazione nerazzurra in termini economici non può non essere preoccupante. Non foss’altro perché il prossimo 20 maggio scade il prestito da 275 milioni che Oaktree aveva garantito agli Zhang nel maggio 2021. Il valore da ripagare, vista la struttura PIK, si aggirerà intorno ai 380 milioni di euro.

Inoltre Calcio e Finanza ha svelato in settimana che la Corte d’Appello del Tribunale di Milano ha dato ragione ai creditori dello stesso Zhang in una causa per un altro finanziamento da 250 milioni di euro usati per operazioni legate a Suning. L’ammontare che nel frattempo è salito, interessi compresi, a 320 milioni circa non è stato ripagato in Cina alla China Construction Bank Asia (CCBA). Così nel luglio 2022 il Tribunale di Hong Kong aveva già emesso una sentenza a favore di CCBA, riconoscendo quindi come Zhang debba ripagare interamente il suo debito.

Ora la Corte d’Appello di Milano ha deciso di riconoscere anche in Italia la sentenza di Hong Kong, decisione che in teoria apre al pegno suo beni italiano dello stesso Zhang e quindi anche sull’Inter. Anche se, essendo le quote del club nerazzurro già in pegno nell’operazione Oaktree, i creditori non potranno comunque rivalersi sulle azioni dell’Inter in mano al numero uno della società.

IL FUTURO E L’ADDIO DI MAROTTA

In questo quadro non sorprende che Zhang vorrebbe rinegoziare il prestito a tutti i costi per tenersi una società che lui valuta un miliardo o più e che altrimenti perderebbe per soli 275 milioni. E per fare questo non esiterebbe ad accettare tassi di interesse su un nuovo prestito anche superiori al già esorbitante 12% che paga ora.

La sua idea è quella di giungere almeno al Mondiale per Club 2025 e magari trovare una acquirente disposto a pagare la cifra da lui voluta sfruttando quella vetrina nel mercato più importante nel mondo. Oppure proseguire nella sua gestione come più volte viene dichiarato ufficialmente dal numero uno nerazzurro.

È evidente che per spiegare nei dettagli la situazione bisognerebbe vedere le carte del contratto che lega Oaktree a Zhang e siccome sinora nessuno ha potute leggere quelle carte (se non gli strettissimi entourage dei due contraenti) di qui al termine della scadenza del prestito molte voci si inseguiranno sul tema.

Nelle ultime settimane è emersa per esempio l’indiscrezione secondo la quale Oaktree potrebbe valutare un riscadenziamento del prestito a patto che Zhang dia qualche tipo di garanzia su un eventuale rifinanziamento (ad esempio intanto pagando al fondo californiano la quota di interessi, pari a circa 100 milioni) oppure se si verificasse l’entrata di un possibile investitore. Ipotesi questa che poi potrebbe aprire a una crescita di quest’ultimo nel capitale sino a giungere nel giro di qualche anno a essere il nuovo socio principale.

Diverso è invece il discorso se ci fosse un acquirente vero e proprio interessato alla maggioranza del club. In questo caso però un interrogativo sarebbe legittimo: perché questo soggetto dovrebbe contattare Zhang che chiede più o meno un miliardo e non Oaktree che può diventare proprietaria dell’Inter per 380 milioni (ovverosia il valore del finanziamento più gli interessi)?

Il fondo USA ha sempre spiegato di non voler prendersi in carico direttamente la gestione dell’Inter, tuttavia è evidente che qualora ne diventasse proprietario per un valore di 380 milioni, potrebbe vendere in poco tempo il club nerazzurro a un prezzo molto inferiore a quello che vorrebbe Zhang, guadagnandoci comunque moltissimo. Se per esempio lo vendesse per 600 milioni incasserebbe nello spazio di qualche mese un guadagno del 60% circa, un rendimento elevato che non può garantire nemmeno un investimento molto volatile e speculativo.

In qualsiasi modo si chiuderà la vicenda, resta poi sullo sfondo un aspetto legato ai conti del club nerazzurro, in particolare sul fronte indebitamento che riguarda soprattutto i 415 milioni del bond in scadenza nel febbraio 2027. E una cosa è certa: per quanto possa essere veloce il percorso di risanamento contabile intrapreso, questo non sarà mai tanto veloce per giungere al pagamento dei debiti in tempo medi. A meno che di una operazione straordinaria a livello aziendale, presumibilmente un cambio di proprietà o una entrata di un socio molto ma molto solido.

Inoltre, a peggiorare le cose è giunta la conferma che Marotta proprio nel 2027, ovvero alla scadenza dell’attuale contratto, lascerà l’Inter e in generale il calcio di Serie A per dedicarsi ai giovani. Già lo scorso ottobre infatti aveva spiegato come il club nerazzurro sarebbe stato la sua ultima squadra e nei giorni scorsi, dopo il rinnovo di contratto con l’Inter fino al 2027, ha ribadito che «quando terminerà il mio contratto mi occuperò solo dei giovani».

Quindi in capo a qualche stagione la società non potrà più contare sull’artefice principale di quel sottilissimo equilibro che ha saputo coniugare un certo risanamento (quantomeno della gestione caratteristica del club) con una valida competitività sportiva grazie a un lavoro di vendita e acquisti di giocatori che non sempre dà gli esiti sperati e soprattutto che non tutti i manager sanno svolgere. Insomma l’addio di Marotta porrà una scadenza in più a quel modello di sopravvivenza che ha sorretto l’Inter sinora. E se il manager non verrà adeguatamente sostituito, il club potrebbe andare incontro a incertezze maggiori e valere sempre meno agli occhi di possibili acquirenti.

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