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Marco Alessandri·24 ottobre 2024
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Marco Alessandri·24 ottobre 2024
"L'Inter ha due squadre", "La rosa di Inzaghi è alla pari di quella delle migliori d'Europa", "Nerazzurri dietro solo a Manchester City e Real Madrid". Queste tre frasi riassumono perfettamente l'opinione della grande maggioranza di stampa, tifosi - quanto meno interisti - ma anche di qualche allenatore di primissima fascia.
Addirittura Guardiola, infatti, prima e dopo il debutto in Champions contro i campioni d'Italia - terminato 0 a 0 all'Ethiad - aveva elogiato Simone Inzaghi e i suoi ragazzi, mettendo l'Inter tra le favorite per la vittoria finale.
Un'opinione che trova conferma anche nella classifica europea, che vede i nerazzurri imbattuti e nelle prime otto posizioni che varrebbero l'accesso diretto agli ottavi di finale. La realtà, però, ha detto altro.
Anche ieri sera, come già accaduto in campionato contro il Monza e sempre in Champions con la Stella Rossa, Inzaghi ha dovuto ricorrere alle prime linee per tentare di arrivare ai tre punti. Vero, con i serbi la partita è finita con un rotondo 4-0, ma chi ha visto il match si è annoiato per 60 minuti e, soprattutto, ha temuto che potesse arrivare la beffa.
A Berna, invece, contro un avversario di gran lunga inferiore, Inzaghi ha dovuto inserire Lautaro, Thuram e Bastoni, oltre all'ingresso obbligato di Dimarco a causa dell'infortunio di Carlos Augusto.
In altre parole, il tecnico piacentino è riuscito solo in parte a far rifiatare i suoi titolarissimi reduci dalla pesante trasferta di Roma e a pochi giorni dalla sfida alla Juventus, attesa a San Siro domenica pomeriggio.
La domanda, allora, viene spontanea: ma l'Inter ha davvero due squadre di potenziali titolari? La risposta, secca, non può che essere 'no', considerato quanto visto finora. Certo, ci sono delle eccezioni. Taremi con la Stella Rossa si è preso la scena; Bisseck pian piano entrerà sempre più nelle rotazioni; Zielinski è un giocatore di assoluto valore e, infine, Frattesi è in grado di spaccare le partite come nessuno.
Ma un sinistro come quello Dimarco ce l'hanno in pochi in Europa, Lautaro finirà nella top 5 del Pallone d'Oro (se non Top 3) e Thuram è un giocatore dalle caratteristiche uniche. Se poi a questi si aggiungono Bastoni, Barella, Çalhanoglu e Mkhitaryan si capisce bene come il volto dell'Inter cambi a seconda di chi scenda in campo.
Si metta il cuore in pace Inzaghi, che fa bene a continuare con il turnover quando possibile ma che, per forza di cose, non potrà chiedere sempre lo stesso tipo di prestazioni ai suoi ragazzi. D'altronde, però, anche il City perde molto quando non c'è Haaland, per non parlare di quanto conti Vinicius nel Real Madrid o Lewandowski nel Barcellona.
A Inzaghi il compito di dosare al meglio i suoi insostituibili. In una stagione che sarà lunghissima, il turnover è obbligatorio.