Calcio e Finanza
·26 dicembre 2024
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Una crescita di fatturato del 700%, strategie con grandi campioni che nel frattempo cambiano, tante vittorie in patria ma solo una finale in Europa. E una stagione, il 2024/25, che rischia di vederli addirittura fuori dalle prime 24 in Champions League. Il Paris Saint Germain sta vivendo una delle sue classiche stagioni di dominio in Francia, ma in Europa è tutt’altra musica, come già successo spesso nelle ultime annate. Il tutto mentre il club parigino è diventato una potenza economica, non riuscendo però a far fruttare il lato economico anche in campo pur avendo potuto schierare anche un tridente formato da Mbappé, Messi e Neymar nelle scorse stagioni.
Ma come si è passati da una società che raggiungeva a malapena i 100 milioni di fatturato e acquistato per poco più di 200 milioni al club con la maggiore valutazione di sempre? In mezzo ci sono tre lettere, ovverosia QSI, ma soprattutto un intero Paese, il Qatar: la Qatar Sports Investments è infatti la holding proprietaria dei parigini controllata a sua volta dal Qatar Investment Authority, il fondo sovrano del Qatar.
L’operazione di acquisto del club è stata conclusa in due diversi passaggi: il primo il 30 giugno 2011, con l’acquisizione da Holding Sports & Evenements (società del fondo Colony Capital) del 70% delle azioni e poi il 29 febbraio 2012 con l’acquisto in sostanza del restante 30%. Stando alle cifre nel bilancio della stessa Holding Sports & Evenements, la valutazione complessiva del PSG sarebbe stata di 205 milioni di euro.
Le intenzioni dei qatarioti, guidati da Nasser Al-Khelaifi nella gestione del club parigini, sono state messe nero su bianco fin da subito: «La società Qatar Sports Investments (QSI), nuovo azionista di maggioranza del PSG, ha manifestato la sua volontà di permettere al club di giocare nuovamente un ruolo preponderante sulla scena del calcio europeo», si legge nel bilancio del PSG al 30 giugno 2011.
Un livello che sicuramente i parigini sono riusciti a raggiungere, seppur manchi ancora in bacheca il trofeo che è il vero obiettivo, ovverosia la Champions League. La Ligue 1, infatti, è ormai diventata un dominio del PSG (dieci campionti vinti in tredici stagioni) soprattutto a livello economico: basti pensare che nel 2024/25 ben 14 dei primi 15 giocatori più pagati in Ligue 1 sono di proprietà del Paris Saint Germain.
Una forza economica generata soprattutto dal peso del Qatar sui conti del club. La Federcalcio francese pubblica ogni anno i conti di tutte le società d’oltralpe: per quanto riguarda il PSG, in particolare, nella voce “altri ricavi” sono stati fatti confluire gli investimenti direttamente nelle casse da parte della Qatar Sports Investments.
A partire dal 2011/12, così, la voce “altri ricavi” non a caso è esplosa in termini di grandezze, passando dai 17 milioni del 2010/11 ai 125 milioni della prima stagione qatariota. Complessivamente, fino alla stagione 2023/24 (ultimo bilancio depositato), la voce in questione ha raggiunto quota 2,2 miliardi di euro nel giro di 12 stagioni, con una media di 184 milioni annui e un impatto pari al 35% dei ricavi: in sostanza, più di un terzo dei ricavi dei parigini derivano da sponsorizzazioni in larga parte del Qatar.
Nei bilanci non sono presenti indicazioni chiare di sponsorizzazioni da parti correlate, ma in alcuni esercizi vengono specificati alcuni dati: nel giugno 2013 è stato pagato un anticipo di 112,5 milioni dal Qatar Tourism Authority per una sponsorizzazione legata al 2013/14, così come nel giugno 2014 altri 145,7 milioni in anticipo da sponsor della stagione seguente, altri 101 milioni nel giugno 2015 per il 2015/16 e altri 94 milioni nel giugno 2017 per il 2017/18.
Investimenti che si sono trasformati in acquisti decisamente onerosi, visto che anche il totale degli acquisti supera il miliardo, con Neymar e Mbappè i colpi più costosi. Esclusa la parentesi del Monaco, 8 dei primi 10 acquisti più corposi della storia della Ligue 1 sono stati effettuati dal Paris Saint Germain qatariota secondo i dati di Transfermarkt. Senza considerare, poi, i grandi colpi a parametro zero degli ultimi anni, da Messi a Sergio Ramos passando per Donnarumma, che hanno portato gli stipendi dei parigini a passare dai 117 milioni del 2011/12 fino ben oltre quota 700 milioni nel 2021/22, poi scesi a 621 milioni nel 2022/23. E così il rosso è stato sempre più il segno che ha contraddistinto i bilanci dei parigini: le perdite aggregate hanno superato i 760 milioni di euro.
Guardando ai dati complessivi, così, se è vero che rispetto all’ultima stagione pre-Qatar nel 2022/23 i ricavi sono cresciuti del 700% (da 100,9 a 807,3 milioni), i costi al tempo stesso sono cresciuti del 640% passando da 130,4 milioni a 962 milioni nel 2022/23. E soprattutto con perdite sempre più corpose: fino al 2018/19, i risultati aggregati erano positivi per 52 milioni di euro. Da quella stagione in poi, il PSG ha messo in fila quattro bilanci consecutivi in pesante rosso, facendo segnare un -124,2 milioni nel 2019/20, un -224,2 milioni nel 2020/21 , un -368,7 milioni nel 2021/22 e un -109,8 milioni nel 2023/24.
Il tutto ha portato ad un costante aiuto da parte della proprietà, non solo come detto sopra in termini di ricavi ma anche attraverso vari aumenti di capitale. Analizzando i bilanci dei parigini, sono emersi quattro aumenti di capitale nell’era Qatar, oltre a diversi altri versamenti:
In totale, quindi, a livello di aumenti di capitale e versamenti la cifra è pari a 950 milioni di euro. A questi si potrebbero aggiungere anche vari finanziamenti soci concessi lungo il corso degli anni e non meglio specificati nei conti, tanto che i debiti verso i soci sono oscillati da 18 a 214 milioni tra i vari bilanci, anche se il dato preciso è impossibile da ricostruire visto che non viene specificato.
Complessivamente, quindi, si può stimare una cifra superiore ai tre miliardi di euro in termini di investimento da parte del Qatar per il PSG:
La QSA, vendendo nel dicembre 2023 una quota minoritaria al fondo Arctos, è in parte rientrata dell’investimento complessivo, incassando secondo le stime circa 530 milioni di euro (rispetto ai 3,3 miliardi spesi di cui sopra). Una scelta per provare a fare uno step ulteriore, in particolar modo dal punto di vista dello stadio, con il progetto del nuovo Parco dei Principi che resta sullo sfondo. Ma anche una scelta per provare a dipendere meno dai soldi qatarioti.