BundesItalia
·26 luglio 2020
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Apripista. Il termine migliore per definire il calcio tedesco nel 2020. Prima per definire le modalità di ripresa del campionato, poi per riportare i tifosi allo stadio. La lega tedesca (la DFL) ha sviluppato un piano di 41 pagine in collaborazione con la DFB e con il Ministero Federale della Salute. Un ‘protocollo 2.0’, per ripopolare gli stadi. Non è ad oggi un modello obbligatorio, ma definisce un primo quadro. I club si sono immediatamente attivati, accogliendo con favore le indicazioni. “È ciò che stavamo aspettando, un ottimo punto di partenza”, ha dichiarato il portavoce del Borussia Mönchengladbach Markus Aretz. La ratio dei suggerimenti della DFL è da un lato evitare l’infezione mantenendo quindi le distanze minime in tutte le aree, dall’altro garantire la tracciabilità delle eventuali catene di contagio.
I Geisterspiele (le partite a porte chiuse) non piacciono a nessuno, lo ha ribadito più volte il capo della DFL Seifert e anche i tifosi stessi, attraverso lettere, striscioni, manifesti, raccolte firme. In più incidono negativamente sui conti dei club: Forbes ha parlato di una perdita complessiva fino a 770 milioni di euro. In media ospitare un Geisterspiel fa perdere 1,7 milioni a ogni club di Bundesliga. È inevitabile, quindi, che ci sia una volontà comune di popolare nuovamente gli stadi. Non solo di sagome di cartone come a Mönchengladbach, di sciarpe e peluche come a Colonia o di fotografie digitali.
Il protocollo 2.0 detta le linee guida, ma l’ingresso dei tifosi allo stadio dipenderà soprattutto dalla curva dei contagi che registrerà ogni regione. Meno di 5 infezioni a settimana per 100mila persone significherebbe basso rischio e possibilità di riempire gli stadi. Se il tasso si mantenesse tra i 5 e i 35 si rimarrebbe al modello contingentato. Se invece si andasse oltre i 35 il rischio sarebbe tornare ai Geisterspiele. Le decisioni verranno prese a livello regionale, anche se le società chiedono uniformità. Ogni club dovrà concordare con il Land di appartenenza i termini e le modalità di accesso. Bisognerà comunque fare i conti con i divieti imposti a livello comunale e regionale. A Berlino, ad esempio, sono vietati i grandi eventi con più di mille persone fino al 30 settembre, mentre in Baviera fino al 31 ottobre. I maggiori problemi saranno legati alla regolazione di ingresso e uscita dagli stadi: il piano consiglia di viaggiare individualmente, evitando mezzi pubblici.
Gli stadi verranno ripopolati secondo criteri rigidi: occupazione del 12,5% dei posti in piedi (tre file vuote ogni fila occupata, rispettando la distanza nella fila stessa) e occupazione del 50% dei posti a sedere (due sì, due no, a scacchiera). La percentuale di riempimento media degli stadi sarà tra il 30 e il 40%. Il club più avvantaggiato da questa soluzione sarebbe l’Hertha Berlino: all’Olympiastadion ci sono solo posti a sedere. La capienza totale sarebbe quindi di oltre 37mila, la metà precisa. Il Dortmund e il Bayern andrebbero entrambi intorno ai 30mila.
L’altra squadra di Berlino, l’Union, sarebbe invece la più svantaggiata: l’Alte Försterei in condizioni normali ospita 22mila spettatori, ma la maggior parte dei posti è in piedi, l’83,5%. Ecco perché con il nuovo sistema potrebbe contenerne soltanto 4mila. Sempre l’Union nei giorni scorsi aveva diramato un comunicato nel quale affermava di voler tornare a riempire lo stadio già da settembre senza la necessità del distanziamento sociale. L’idea era quella che ogni tifoso si presentasse allo stadio con biglietto già emesso e un test non più vecchio di 24 ore che certificasse la negatività. Test a carico dello stesso Union. Idea che sembra già essere stata scartata. I primi a muoversi erano stati quelli del Lipsia, grazie all’apertura del Ministro della Salute della Sassonia. Ma con un curioso divieto: vietati urlare o cori. Ci sarà ancora tanto da definire, in primis la gestione dei biglietti per i tifosi ospiti, ma la strada sembra tracciata: il calcio tedesco fa ancora scuola.
Articolo pubblicato sul Foglio Sportivo di sabato 25 luglio