Il professore che ha operato Pogba a CF: «Ha sbagliato a non operarsi subito» | OneFootball

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Calcio e Finanza

·7 settembre 2022

Il professore che ha operato Pogba a CF: «Ha sbagliato a non operarsi subito»

Immagine dell'articolo:Il professore che ha operato Pogba a CF: «Ha sbagliato a non operarsi subito»

L’operazione al menisco di Paul Pogba è un tema che continua a tenere banco in casa Juventus. Dopo l’infortunio dello scorso luglio, il centrocampista ha infatti scelto inizialmente la terapia conservativa, salvo dover tornare sui suoi passi nei giorni scorsi, con il francese che è finito sotto i ferri. Calcio e Finanza ha analizzato la situazione con il professor Roberto Rossi, specialista in ortopedia e traumatologia, primario all’ospedale Mauriziano di Torino, professore ordinario all’Università di Torino e consulente della Juventus che ha operato proprio il giocatore francese nei giorni scorsi.

Professor Rossi, quale erano le condizioni di Pogba prima dell’operazione?


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«L’ultima risonanza aveva evidenziato un peggioramento della lesione meniscale. Probabilmente l’ultima attività che ha fatto, un iniziale percorso di corsa e l’esercizio di carico, ha peggiorato la situazione. Il ginocchio era quasi bloccato, compromettendo la situazione: non c’era più la minima possibilità di pensare a terapie conservative. Anche perché già altri due colleghi a Los Angeles e a Lione avevano evidenziato la necessità dell’intervento, era palese. Il calciatore si era rifiutato e purtroppo non si poteva andare contro la sua scelta, spesso poi il problema è legato più che altro a chi circonda i calciatori».

Da questa situazione, quindi, la decisione ora di finire sotto i ferri. Si è parlato di otto settimane per il recupero: è la tempistica corretta?

«Le otto settimane di cui si parla sono legate a un normale percorso fatto di una prima parte di fisioterapia blanda, poi seguita da una più aggressiva per recuperare il tono muscolare, senza difficoltà. Il problema sarà capire come reagisce il ginocchio, perché se dovesse reagire infiammandosi il percorso sarebbe più complesso. Per cui ora non si possono fare previsioni su questo tema, le prime settimane post-operatorie faranno capire se il ginocchio risponde in maniera positiva, senza dolore quindi, o se il percorso riabilitativa dovrà essere rallentato per ridurre le eventuali infiammazioni. Il giocatore sperava di rientrare il prima possibile con la terapia conservativa, si fosse operato subito avrebbe risolto tutti i problemi, sia in chiave Juventus che in chiave Francia verso i Mondiali, considerando che l’infortunio era di 45 giorni fa».

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Il professor Roberto Rossi

Quindi si può dire che ha sbagliato a non volersi fare operare subito?

«Sì, ha sbagliato a non operarsi subito, il non farsi operare subito ha peggiorato la lesione. La prima risonanza dopo l’infortunio era un conto, adesso è tutt’altra situazione. La lesione è peggiorata, è una crepa: se prosegue devi rimuovere anche di più e sacrificare una parte in più per avere meno problemi. Forse i giocatori hanno troppo potere anche su questi temi che sono comunque complessi, le società devono avete un po’ più di impatto nel dare le corrette linea guida».

L’aver ritardato l’operazione può avere impatto anche sul resto della carriera?

«Il problema tendenzialmente delle meniscectomie è la condrolisi, ovverosia l’iniziale sofferenza della cartilagine. La sua cartliagine però era in ottime condizioni. Non va dimenticato però che lui era già stato operato anche sull’altro ginocchio, certo era più giovane e ha recuperato diversamente. Resta comunque un punto di domanda, al momento è impossibile fare una previsione su quanto possa ancora giocare ad alto livello. Sicuramente di anni ne ha ancora, bisogna vdere a che livello e tutto dipenderà da come reagirà il ginocchio. Inoltre, bisogna anche tenere conto dell’età, nei calciatori da 30 a 35 anni stiamo vedendo sempre più problematiche a livello muscolare perché le fibre tendono naturalmente a indebolirsi, sono tutte cose di cui bisognerà tenere conto».

Il tema del calendario sempre più compresso, in questo senso, è un problema anche a livello medico?

«È certamente legato ad aspetti economici, ma siamo arrivati all’estremo. Tanti calciatori faranno sempre più fatica a seguire un calendario così complicato. Ci sono ormai tanti modi per cercare di limitare e proteggere i giocatori dagli infortuni legati ai sovraccarichi a livello muscolare, possono essere trattati in ogni modo ma ci sono limiti fisici e biologici. Di Cristiano Ronaldo ce n’è uno solo, ma anche lui sta iniziando a far vedere un calo, è inevitabile. È una questione biologica di cui, però, il calendario calcistico non sembra tenere conto».

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