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·19 settembre 2020
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·19 settembre 2020
Quando una squadra rodata e con le idee chiare incontra un’avversaria in fase di transizione tattica e confusa circa i propri principi di gioco, la differenza tecnica a favore di quest’ultima può scomparire fino al ribaltamento dei rapporti di forza esistenti sulla carta.
Stanotte il Flamengo, per 7/11 la stessa formazione che nell’ultimo anno solare ha “ammazzato” il Brasileirão e trionfato in Copa Libertadores, Recopa Sudamericana, Supercopa do Brasil e Campeonato Carioca, ha subito la peggiore sconfitta della propria storia in campo internazionale, perdendo per 5-0 sul campo dell’Independiente del Valle.
Certo, giocare a 2500 metri di altura non è mai facile e il club ecuadoregno è un esempio straordinario di programmazione societaria, con il suo centro sportivo all’avanguardia, la valorizzazione dei giovani e un progetto tecnico stabile, ma ciò non può bastare per giustificare una disfatta che, per quanto visto in campo, avrebbe potuto assumere proporzioni ancor più ampie.
Nonostante quattro gol siano arrivati nel secondo tempo, la superiorità degli avversari è stata evidente fin dall’inizio. Le statistiche del primo tempo raccontano di 9 conclusioni (di cui 6 nello specchio) contro una sola dei rubronegros (una rovesciata sbilenca di Gabigol), costretti a difendersi nella propria metà campo e inefficaci sia nel pressare la prima costruzione avversaria – con il portiere Pinos molto coinvolto e preciso – sia di organizzare un’uscita pulita del pallone, con i centrocampisti sempre schermati e un solo lancio lungo riuscito su 14.
Con il passare dei minuti, e ancora di più dopo il gol del vantaggio segnato al 40’ dal 18enne Moisés Caicedo, il Flamengo ha cercato di aumentare la propria pericolosità attaccando e pressando alto con tanti giocatori, senza però riuscire a creare granché, anzi spalancando gli argini alle continue ripartenze degli avversari che, arrivando ripetutamente al limite dell’area in condizioni di parità o superiorità numerica, l’anno saputa sfruttare grazie all’occupazione sapiente degli spazi attraverso movimenti offensivi ben collaudati.
L’abbandono di Jorge Jesus a pochi giorni dall’inizio del campionato è stato un brutto colpo per la squadra, ma dopo un inizio difficile – 5 punti nelle prime 5 di campionato – erano arrivate quattro vittorie consecutive a diradare le nubi sopra il nuovo allenatore Doménec Torrent. Dal punto di vista tattico, il passaggio dalla quasi totale libertà di movimento concessa dal portoghese ai quattro attaccanti al rigido gioco di posizione desiderato dal catalano rappresenta un salto notevole, ma sembrava che gli ingranaggi si stessero progressivamente oliando.
L’inattesa sconfitta di domenica contro il Ceará e la disfatta di ieri rischiano invece di togliere credibilità al tecnico, a maggior ragione considerando che giocatori, società e tifosi sono stati molto ben abituati dal percorso pressoché perfetto della stagione passata; l’implementazione dei principi del gioco di posizione richiede tempo e pazienza, e non è detto che la fiducia nell’ex-assistente di Guardiola sia tale da lasciarlo al suo posto anche se non dovesse arrivare un netto cambio di rotta in tempi brevi, anche perché la società ha investito molto sul mercato e il livello della rosa è fuori scala per il Brasileirão.
La CBF ha rinviato la partita prevista per domenica contro il Goiás per consentire alla squadra di rimanere in Ecuador, dove martedì affronterà il Barcelona di Guayaquil. I Canarios hanno perso per 1-2 contro l’Atlético Junior e sono fermi a zero punti, ma in campionato ne hanno uno in meno rispetto allo stesso Independiente del Valle. Per il Flamengo, che non è certo nelle condizioni per sottovalutare alcun avversario, sarà fondamentale vincere: non solo per la classifica, ma soprattutto per il morale.