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Marco Alessandri·10 giugno 2023
👀 Il City come l'Inter di Mou? Pep punta il Triplete, ma le differenze...

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Marco Alessandri·10 giugno 2023
Il Manchester City di Guardiola come l’Inter di Mourinho. Due squadre lontanissime per filosofia e approccio alla partita, ma con una grande peculiarità: due titoli già in bacheca, prima di affrontare la finale di Champions League.
Come i nerazzurri nel 2010, infatti, anche i Citizens sono in corsa per il Triplete. Dopo aver vinto la Premier League, grazie a una grande rimonta sull’Arsenal, e aver alzato la FA Cup poco più di una settimana fa battendo i cugini dello United, Haaland e compagni puntano ora il bersaglio grosso.
Neanche a dirlo, i grandi favoriti sono proprio loro. A differenza di tredici anni fa, quando Inter e Bayern arrivavano al match del Bernabeu sostanzialmente allo stesso livello, questa sera ci sarà una squadra ben più quotata.
Il cammino del City in Europa parla da sé: fatto fuori agli ottavi il Lipsia, gli Sky Blues hanno poi surclassato Bayern Monaco e Real Madrid, dimostrandosi la squadra più in forma del pianeta.
Se c’è un punto d’incontro tra l’Inter mourinhana e il City di Pep, quello può essere l’entusiasmo. I nerazzurri arrivarono in finale dopo l’impresa della semifinale, con la battaglia del Camp Nou che fece seguito allo splendido 3-1 ottenuto nell’andata di San Siro. Guarda caso, quella volta a uscire fu Guardiola, che oggi invece arriva dopo un 4-0 rifilato al Real Madrid che sa già di storia.
Mourinho e Guardiola, dunque. Due allenatori che con la propria rivalità hanno caratterizzato l’ultimo decennio, tra Champions, Liga e Premier League.
Da una parte il calcio pragmatico del portoghese, giocato sui nervi, sul contropiede e su una difesa quasi portata all’eccesso. Dall’altra un tecnico che ha rivoluzionato il pallone moderno, grazie a un modello di gioco improntato al possesso, all’attesa e al gioco offensivo.
Due mondi agli antipodi, che in passato si sono spesso scontrati dentro e fuori il campo.
Quell’Inter, a differenza dell’attuale, era una squadra costruita per provare a vincere la Champions. Un sogno del presidente Moratti, realizzato anche grazie agli investimenti.
Alla spina dorsale della rosa, formata da Julio Cesar, dalla difesa composta da Maicon, Samuel, Lucio e Chivu, e da Zanetti, Cambiasso, e Stanković, il mercato dell’estate 2009 aveva aggiunto pezzi da 90 come Eto’o, Sneijder, Thiago Motta e Diego Milito, oltre a Pandev (arrivato a gennaio).
Nessuno di questi, però, era sbarcato a Milano a peso d’oro. In tutto, infatti, gli 11 eroi del Bernabeu erano costati 108 milioni, quasi quanto il solo Haaland. Il più caro fu Milito, per cui Moratti aveva staccato un assegno da circa 25 milioni.
Diverso, quindi, il caso del Manchester City. Detto del bomber norvegese, fiore all’occhiello della macchina perfetta costruita dallo sceicco Mansour, da quando Guardiola si è seduto sulla panchina degli inglesi abbiamo spesso assistito a colpi di mercato a suon di milioni.
Il portiere Ederson è stato pagato 40 milioni al Benfica, mentre per la sola difesa sono stati investiti oltre 320 milioni. A centrocampo la somma fa circa 283 milioni (il più costoso è De Bruyne, 76 milioni).
Davanti, oltre ad Haaland, sono arrivati Julián Alvarez, Mahrez e Jack Grealish (Foden è un prodotto della cantera): costo del reparto: 306 milioni. La somma della rosa scollina il miliardo, se ci si aggiunge Cancelo, passato a gennaio al Bayern Monaco.
Ecco che, dunque, appare chiaro come l’Inter di allora, come quella che scenderà in campo questa sera, era molto lontana dal Manchester City di oggi. Solo il Triplete potrebbe avvicinarle, ma di mezzo c’è un gruppo che si è spinto oltre ogni più rosea aspettativa e che ora sogna ad occhi aperti per riportare il nerazzurro sul tetto d’Europa.