Riserva di Lusso
·25 giugno 2021
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·25 giugno 2021
Questo è un tributo ai portieri un po’ più pazzi del normale. Quelli che non si limitano a difendere la propria porta, in quanto responsabili principali della fase difensiva della squadra. Coloro che non guardano unicamente l’azione da lontano ma che vogliono entrarci dentro e non dalla parte del guastafeste, che neutralizza la massima espressione di gioia del calcio. Sono i portieri che non vogliono passare alla storia solamente per aver respinto un tiro decisivo diretto all’incrocio dei pali o per aver parato un rigore. Sono consapevoli di aver tutto da perdere: non si possono mai riscattare dopo un errore ma possono solamente cercare di compensarlo, rischiando ancora di più.
Da Gyula Grosics, Jan Jangbloed e Stanley Menzo fino ad arrivare a Manuel Neuer, Marc-André Ter Stegen, Ederson o Alisson si è imposta una nuova tipologia di portieri. Estremi difensori che ampliano il raggio d’azione anche fuori della propria area di rigore, assumendo il compito di sweeper-keeper, cioè di portiere con caratteristiche tali da agire sul campo come se fosse un libero vecchia maniera. Altri hanno deciso di aggiungere al proprio repertorio unicamente la capacità di impostare l’azione da dietro, giocando il pallone palla a terra. Ma ci sono portieri che hanno deciso di contribuire in fase realizzativa, avvicinandosi all’area di rigore avversaria per segnare. Rogério Ceni, José Luis Chilavert e Hans-Jörg Butt si sono trasformati in portieri goleador grazie ai gol su calcio da fermo, mentre altri portieri hanno concretizzato l’occasione della vita di segnare un gol su azione negli ultimi istanti di una partita.
Michelangelo Rampulla, Massimo Taibi, Peter Schmeichel, Marco Amelia, Alberto Brignoli o il già precedentemente citato Alisson sono solo alcuni degli estremi difensori più famosi per aver segnato delle reti nell’area di rigore avversaria. Ci sono anche quei portieri, però, che non hanno mai abbandonato l’amore primordiale per il gioco. Quello che permette a chiunque, anche agli estremi difensori, di spingersi in avanti per partecipare attivamente all’azione della propria squadra. Sono coloro che prendono il concetto di “portiere volante” tipico del calcio di strada e lo portano nei palcoscenici più importanti. Portieri più pazzi del normale, con uno stile spettacolare, rischioso e unico. Dei giocatori di movimento con i guanti. Per fare degli esempi: Jorge Campos e René Higuita. Gente che si avventurava in dribbling o attraverso conduzioni palla al piede non solo fuori dalla propria area di rigore, ma anche nella metà campo avversaria.
Infine, ci sono quei casi magari poco conosciuti ma particolarmente rilevanti come impatto sul gioco. Sono le evoluzioni dei portieri citati precedentemente. Sono quelli che hanno fatto ciò che a volte sembra essere complicato anche per i giocatori di movimento: segnare in maniera spettacolare. Volando sul campo sia in orizzontale che in verticale. Ecco, dunque, quattro esempi di gol spettacolari segnati da portieri volanti.
Un gol di tacco è raro ma non rarissimo, soprattutto in area di rigore. Cosa succede quando è un portiere a segnare in quel modo? Quanto cambia la percezione di un evento del genere?
11 agosto 2015. Cars Jeans Stadion, Paesi Bassi. ADO Den Haag-PSV Eindhoven. È il 94′, il PSV conduce per 2-1. C’è un calcio di punizione dalla destra per la squadra di casa, l’ultima occasione per pareggiare. Come spesso accade in questi casi, la disperazione si mischia all’urgenza di trovare la via del gol. Rimane un solo calciatore come ultimo uomo e non è il portiere. Il numero uno dell’ADO Den Haag è Martin Hansen e si trova dentro l’area di rigore. Non è marcato da nessuno perché tutte le attenzioni della difesa del PSV sono dirette verso gli uomini di movimento della squadra avversaria. Grosso, grossissimo errore.
Il cross di Kenji Gorré non è diretto sul secondo palo, dove stazionavano gli uomini offensivi dell’ADO Den Haag, ma nella zona del dischetto del rigore. Chi è che va a colpire il pallone? Proprio Hansen. Però non lo fa di testa come farebbe praticamente qualsiasi portiere del mondo. Lui fa parte di quella piccolissima percentuale di portieri che pensano in maniera astratta, cercando la soluzione inaspettata. Si trova spalle alla porta e decide di colpire il pallone con il tacco saltando incontro al pallone, come solo un giocatore offensivo dalla spiccata sensibilità per il gol riuscirebbe a fare. La palla va a finire all’angolino alla destra del portiere del PSV. È il gol del pareggio allo scadere dalla partita ed è stato come assistere al passaggio della Cometa di Halley.
Ok, va bene. Portieri che segnano su calcio di punizione o su rigore, gol in mischia, gol di tacco. Mancano solamente i gol in rovesciata e si è visto tutto. Esattamente. Mancano i gol in rovesciata. Il viaggio nella follia offensiva dei portieri non si poteva limitare al taconazo visto precedentemente in Eredivisie. Ci sono estremi difensori che non solo giocano spalle alla porta e segnano come dei centravanti navigati, ci sono pure quelli che lo fanno a testa in giù in uno dei modi più spettacolari che si possano pensare: in rovesciata. Portieri e rovesciate: esiste un’accoppiata di termini più strana?
10 novembre 2013. Estadi Son Bibiloni, Spagna. Mallorca B-Alcudia. Il Mallorca B sta vincendo grazie a un autogol di Joan Marc, difensore dell’Alcudia. Al 90′, sul punteggio di 1-0 per i padroni di casa, l’Alcudia ha a disposizione un calcio di punizione dalla destra. Anche stavolta il portiere si precipita in area di rigore. Il pallone arriva sulla testa di un giocatore dell’Alcudia, che tuttavia non riesce ad indirizzarlo verso la porta avversaria. Il suo tocco arretrato diventa un perfetto assist per il suo compagno di squadra, il portiere Tolo Barceló. L’estremo difensore si coordina alla perfezione e colpisce il pallone in rovesciata, spedendo la sfera sul secondo palo e pietrificando il collega avversario. È il gol che regala il pareggio agli ospiti e che regala anche il primo capitolo della saga dei gol in rovesciata realizzati dai portieri.
30 novembre 2016. Peter Mokaba Stadion, Sudafrica. Baroka FC-Orlando Pirates. Lo scenario è il solito. Squadra che al 90° minuto sta perdendo 1-0 e si riversa in attacco per cercare la rete del pareggio. In questo caso, il Baroka ha a disposizione un calcio d’angolo negli ultimi istanti di partita. Ormai abbiamo imparato che sono i momenti in cui anche i portieri fanno un viaggio esplorativo nell’area di rigore avversaria. Così, giusto per vedere se riescono a rendersi utili anche in quel lato del campo. Il calcio d’angolo arriva dalla destra, battuto con il mancino a rientrare ed è diretto sul secondo palo. Non è indirizzato verso il portiere del Baroka, Oscarine Masuluke, ma l’estremo difensore dei Pirates smanaccia in avanti per evitare che possa finire sulla testa degli attaccanti avversari.
La palla viene respinta verso il limite dell’area di rigore, rimbalza al suolo una volta e poi cambia immediatamente direzione. Non è stata colpita da uno dei tre calciatori dei Pirates che si sono lanciati su di essa come se fossero calamitati. Il responsabile è Masuluke. Il pallone ripercorre la strada al contrario grazie all’intuizione del portiere del Baroka, che lo rispedisce verso la porta avversaria. Il precedente rimbalzo a terra è l’opportunità giusta per lui di coordinarsi e inventarsi una rovesciata fantascientifica che è di difficile immaginazione in generale per un attaccante, figuriamoci per un portiere. Circa una quindicina di metri di distanza, tre uomini addosso e quattro uomini intorno alla linea di porta: quante probabilità ci sono che un pallone colpito in quel modo possa finire in rete? Poche, pochissime.
Ma se c’è un’occasione di passare dalla possibilità alla realtà, bisogna approfittarne. E Masaluke lo fa, piazzando il pallone a fil di palo quel tanto che basta per impedire l’intervento volante del portiere e dei giocatori che presidiavano la linea di porta dei Pirates. Palla in rete, gente in estasi ed esultanza stilosissima da petizione su Change.org per farla inserire in un qualsiasi capitolo futuro di FIFA. A proposito di FIFA (la federazione però, non il videogioco), questo gol è stato uno dei contendenti finali per la vittoria del Puskas Award del 2017 (vinto da Olivier Giroud per il gol spaziale segnato contro il Crystal Palace).
Si rischia di entrare nel campo della mitologia. In assenza di immagini e senza nemmeno quelle pochissime informazioni essenziali si parlerebbe di un evento mai esistito.
1989. Campionato nazionale della Guyana Francese. Il portiere dell’SC Kouroucien Laurent Monde decide che è giunto il momento di entrare nella storia di questo gioco. Sarà stata la noia, la scarsa capacità realizzativa dei compagni di squadra o la mancanza di consapevolezza delle proprie responsabilità difensive. Quel che è certo è che Monde vuole realizzare il più grande desiderio dei portieri come Higuita e anche di tantissimi giocatori di movimento: un gol in coast-to-coast, da una parte all’altra del campo palla al piede.
Esce dall’area di rigore ed entra in controllo del pallone sulla trequarti difensiva, muovendosi in avanti sulla fascia destra. Nel tentativo di evitare il pressing di due calciatori avversari, Laurent rischia di perdere l’equilibrio e il possesso della sfera. Questa sua indecisione lo porta ad allungarsi il pallone di qualche metro. La situazione di pericolo si ribalta a suo favore: la palla buttata in avanti gli permette di riacquistare l’equilibrio e di superare nello scatto un terzo avversario. Arriva fino al limite dell’area avversaria. Al vertice destro di quest’ultima, anticipa l’intervento dell’avversario e fa partire un missile terrificante di destro che buca le mani del portiere avversario e va a finire all’angolino. Pallone che scheggia il palo e finisce in rete.
Non si sa molto altro riguardo questo gol. Chissà, magari questa rete non è nemmeno mai esistita. Magari è solo un’illusione. L’unica cosa certa è che Laurent Monde è il personaggio di riferimento per tutti i portieri volanti che rifiutano la presenza di limiti nel mondo del calcio.