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·26 luglio 2024

I monaci dell’abbazia di Chiaravalle: «Stadio Milan? Così forse dovremo andarcene»

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Il Milan sta compiendo tutti i passi necessari per avere il via libera tanto atteso per la costruzione del proprio nuovo stadio, con annesse altre componenti strutturali importanti per il progetto rossonero, che dovrebbe sorgere nell’area San Francesco di San Donato, già acquistata dal club.

Ma, come riporta il settimanale Venerdì di La Repubblica, una eventuale costruzione dello stadio del Milan in quell’area costringerà, quasi sicuramente, i monaci che abitano l’abbazia cistercense di Chiaravalle a un trasloco forzato. Ed è proprio il motivo, che nelle settimane scorse, ha acceso le proteste di alcuni cittadini di San Donato, e non solo, da subito contrari al nuovo stadio rossonero.


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È bene specificare che l’eventuale impianto non sorgerebbe sui terreni dell’Abbazia, ma sarebbe comunque a 800 metri in linea d’aria. «Il diavolo offre un piatto gustoso, ma avvelenato. La sua azione è subdola, affascinante, intelligente. Ma letale», il commento del padre abate Stefano Zanolini, citando il simbolo del Milan, il diavolo appunto.

Se gli abati hanno deciso di non partecipare alle varie manifestazioni cittadine contro lo stadio del Milan, davanti all’Abbazia è stato esposto un manifesto che invita i visitatori a esprimere la loro opposizione via mail all’amministrazione comunale di San Donato, guidata dal sindaco Francesco Squeri. Messaggio che è stato accolto, come testimoniano Paolo D’Alessandro e Fabio Songa, residenti impegnati nelle proteste, mostrando una pila di mail provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Le lettere esprimono stupore e indignazione, definendo il progetto devastante e uno scempio del territorio.

Gli abati di Chiaravalle n passato non solo pregavano, ma inventarono il Grana Padano attorno al 1200, la fondazione che porta il nome del formaggio ha sede nelle strutture collegate all’abbazia alle porte di Milano. «Era una forma di imprenditoria primordiale e per il bene comune. La comunità monastica se ne andò da qui solo una volta, dopo le normative napoleoniche, improntate a un forte laicismo e a restrizioni. Tornò nel dopoguerra grazie al cardinale Alfredo Schuster, che era stato monaco benedettino. Se faranno davvero lo stadio, forse dovremmo andarcene di nuovo. Non avremmo più la garanzia di uno stile di vita spirituale», scuote la testa Zanolini.

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