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·23 dicembre 2020
I gemelli Lars e Sven Bender: nati, cresciuti e ritirati insieme

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·23 dicembre 2020
Nati insieme, il 27 aprile 1989. Cresciuti insieme, a Rosenheim, in Baviera. Maturati insieme, nel vivaio del Brannenburg prima, dell’Unterhaching poi. Lanciati insieme nel Monaco 1860, la squadra che tifano (ovviamente insieme). Partiti insieme nel 2009, ma con mete diverse: uno verso il Bayer Leverkusen e l’altro verso il Borussia Dortmund. Tornati insieme nel 2017, quando si sono ritrovati alla BayArena come compagni. Ritirati insieme, il 30 giugno 2021, quando il loro contratto con il Bayer andrà in scadenza e, per loro decisione, non sarà rinnovato. Insieme. Questa è la parola chiave che caratterizza la vita e la carriera nel calcio dei gemelli Lars e Sven Bender.
L’annuncio dato dal Leverkusen lunedì 21 dicembre ha spiazzato tutti. Stop definitivo a scadenza di contratto. Quando avranno appena compiuto 32 anni, Lars e Sven Bender appenderanno gli scarpini al chiodo: i gemelli più famosi del calcio tedesco – almeno al giorno d’oggi – lasciano insieme la Bundesliga. L’addio al Leverkusen sembrava ormai prossimo. Girava voce di un possibile accordo con il Monaco 1860, il club della loro infanzia, attualmente in 3. Liga, ma con discrete possibilità di giocarsi la Zweite Liga l’anno prossimo (è in zona promozione). Alla fine anche negli ambienti Löwen è rimasta soltanto amarezza per un’occasione sfumata e per una decisione che ha lasciato delusione. Probabilmente, fosse stata solo una questione di cuore, sia Lars che Sven sarebbero tornati al Sechzig, la loro squadra, in cui giovano i loro idoli Nowak e Abedi Pelé. Dietro al loro ritiro, però, ci sono ragioni fisiche.
“Ci siamo resi conto che non riuscivamo ad essere al nostro livello. Chiunque ci conosca sa che noi vogliamo dare il 100% ogni giorno. È sempre stato il nostro requisito base. Sfortunatamente, per noi dare il 100% è diventato sempre più difficile, a causa dei continui problemi fisici e i dolori che ci portiamo dietro da tanto tempo e ci tormentano sempre di più”.
Insieme. Un comunicato congiunto, apparso sul sito del Bayer, per spiegare le ragioni di uno stop apparentemente prematuro. Non per loro, che tra centrocampo e difesa – preferibilmente mediani, ma Lars sa fare anche il terzino destro mentre Sven è ormai da anni un difensore centrale – da 15 anni calcano i campi e fanno fronte a infortuni, acciacchi, problemi. Anni logoranti.
Hanno esordito tra i professionisti con il 1860, in 2. Bundesliga, a tre settimane di distanza: il primo è stato Lars nel novembre 2006, contro il TuS Koblenz. Poi Sven, contro l’Erzgebirge Aue. Giocavano in una squadra con personaggi mitici come Torben Hofmann, attualmente giornalista di Sky Sport, Gregg Berhalter, oggi CT di Team USA, Marcel Schäfer, oggi direttore sportivo del Wolfsburg, l’ex capitano dell’Augsburg Daniel Baier, Fabian Johnson, Antonio Di Salvo, uno degli italiani più presenti nella storia della Bundesliga, oggi assistente di Kuntz nella Germania Under 21. Li aveva lanciati l’allenatore austriaco Walter Schachner. Anche lui aveva notato il loro talento, la loro dedizione, la loro intesa. Quella che recentemente Lars – o almeno, quello che sembra Lars: senza numero è pressoché impossibile distinguerli – ha recentemente descritto come la loro peculiarità in campo.
“La cosa che da piccoli si notava di più era l’intesa che avevamo tra noi. Nessun avversario riusciva a capirla. Non dovevamo guardarci intorno, sapevamo sempre dove fosse posizionato l’altro in campo. L’abbiamo anche tra i professionisti, ma non è così intensa come poteva essere quando eravamo piccoli”.
I loro percorsi, poi, sono stati diversi. A vent’anni via dalla Baviera. Sven ha scelto il Dortmund di Jürgen Klopp, Lars il Leverkusen di Jupp Heynckes. Di certo in quanto a maestri avuti hanno poco da lamentarsi. Ovviamente Sven è pluridecorato: negli otto anni in giallonero, ha vinto tutto ciò che c’era da vincere in Germania. Il gemello Lars, invece, è rimasto a secco di titoli da professionista, visto che negli ultimi 12 anni il Bayer non è mai riuscito a portare via nemmeno un trofeo. Invidia? Mai.
I trofei che ha in vetrina Lars sono quelli vinti insieme al gemello Sven: il campionato nel 2007 con l’Under 17 del Monaco 1860, l’Europeo Under 19 nel 2009 con la nazionale. Insieme si sono messi al collo anche un oro olimpico nel 2016, quando il leggendario Horst Hrubesch guidò la Germania fino al secondo posto all’Olimpiade di Rio. Sconfitta soltanto ai rigori contro i padroni di casa. Hrubesch, comunque, che di giocatori nella sua carriera ne ha visti tanti, aveva detto che “non mi è mai capitato niente di meglio dei Bender”.
La Nazionale per entrambi è stato un tasto dolente, almeno a livello di traguardi. Lars nel 2014 poteva diventare campione del mondo, se non fosse per un infortunio che lo ha estromesso e lo ha costretto a casa insieme al gemello Sven a tifare. Avevano fatto tutta la trafila nelle selezioni giovanili. Il primo a esordire con Joachim Löw nella Mannschaft era stato Sven il 29 marzo 2011. La prima di 7 presenze, l’ultima nel novembre 2013. Lars invece ha giocato la sua prima partita nel settembre 2011, ha fatto parte della spedizione a Euro 2012, poi è uscito dal giro sul finire del 2014 dopo 19 presenze e un Mondiale solo accarezzato.
I ricordi, le fotografie sulle mensole di casa, però, rimarranno per sempre. Per cinque volte i gemelli hanno condiviso il campo con la Mannschaft: la prima contro la Svizzera il 26 maggio 2012. Entrarono in campo insieme a 12 minuti dal termine. Contro l’Olanda, il 14 novembre dello stesso anno, Sven subentrò a Lars. In un’amichevole contro l’Inghilterra giocarono contemporaneamente a centrocampo: una mediana tutta composta da Bender. I momenti che più di tutti sono stampati nella memoria dei genitori, che non si sono mai persi una partita né dell’uno né dell’altro. Piuttosto, split screen o doppio schermo. Non si fanno torti a nessuno.
Il compito si è facilitato quando i gemelli si sono ritrovati insieme: nel 2017, al Bayer Leverkusen. Lars c’era già e portava la fascia di capitano. Sven arrivava dal Dortmund dove era ormai diventato poco più che un’alternativa. Sono diventati fondamentali per il Leverkusen. Talmente importanti per l’economia di squadra che Peter Bosz, al suo arrivo nel 2019, in un’intervista ha dichiarato che era talmente colpito e soddisfatto dal loro lavoro che avrebbe voluto anche un terzo gemello Bender.
Anche Rudi Völler, plenipotenziario del Bayer Leverkusen, ha elogiato pubblicamente Lars e Sven in più occasioni. L’ultima proprio nel giorno del loro ritiro.
“Ci sono solo pochi giocatori come i gemelli Lars e Sven Bender in Bundesliga. Rappresentano classe calcistica, estrema professionalità e assoluta affidabilità, forza di volontà e impegno”.
E, aggiungiamo noi, capacità di farsi da parte. A causa degli infortuni che lo affliggevano già da tempo, Lars aveva rinunciato alla fascia a inizio stagione, cedendola a Charles Aránguiz. Purtroppo, il fisico iniziava a reggere sempre meno. Se si dovessero contare le partite saltate per infortunio, si va facilmente sulle 12-13 di media a stagione per gemello. Una debolezza, da sempre. Insieme.
Siamo poco sopra le 400 presenze per entrambi in tutte le competizioni. Hanno appena tagliato il traguardo delle 250 presenze in Bundesliga. Sperano di coronare un ultimo grande sogno: vincere un trofeo insieme, da professionisti, con il Bayer Leverkusen. L’ultima occasione per riuscirci. Insieme. Altrimenti non vale.