Calcionews24
·29 maggio 2025
Heysel, Mario Desiati: «Basta ipocrisie sulla Coppa, si parli dello stadio fatiscente e della farsa imposta ai giocatori dall’UEFA»

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·29 maggio 2025
Mario Desiati, scrittore pugliese e voce importante della narrativa contemporanea, ha firma «La notte dell’innocenza», un libro dedicato all’Heysel vissuto da bambino a molti km di distanza dal luogo dell’evento. Oggi su La Stampa parla della strage che ha provocato la morte di 39 persone.
COSA RIMANE DELL’HEYSEL – «L’esperienza di centinaia d migliaia di bambini della mia generazione che hanno scoperto l’aspetto più tragico della vita, quando pensavano solo di guardare una partita di calcio».COSA RICORDA DELLA GARA – «Della diretta nulla, il match iniziò solo alle 21,37 e io a quel punto ero – giustamente – già a letto, devo dire che il giorno dopo a scuola quasi nessuno diceva di averla vista. Però ricordo bene il rumore delle auto nella notte che mi svegliarono, ma quello delle strade della mia Martina Franca non era il tipico carosello che seguiva i successi di Juve, Milan o Inter, assomigliava più a una corte funebre. La partita la riguardai solo tanti anni dopo, quando decisi di scrivere questo libro».FU GIUSTO GIOCARLA – «Ecco, studiando la cronaca di quegli anni, sono rimasto stupito dal dibattito successivo. Ci si è interrogati troppo secondo me sul fatto che si dovesse o meno celebrare la Coppa dei Campioni vinta, quando il cuore della vicenda era che fosse stata organizzata una partita in uno stadio fatiscente con quell’alone di inattaccabilità sempre concesso all’Uefa. Ai giocatori fu imposto di giocare, una farsa per evitare ulteriori scontri con la premiazione necessaria per consentire un regolare deflusso dal pubblico. E invece sembrava quasi che i responsabili fossero i calciatori. C’è una dichiarazione di Platini emblematica di quegli anni».IL LIBRO – «C’è un prima e un dopo 1985, tra la tragedia di Bradford e quella dell’Heysel. Mi ha spinto la passione per il calcio, perché amo vederlo e viverlo senza tensioni. Non capisco e non capirò mai perché sia stato necessario arrivare a vivere un Heysel. Il calcio e lo sport invece devono far venire fuori il lato umano, nel bene e nel male, magari con chiavi diverse ma sempre ricordando che si tratta di un gioco»