Halilovic convinto: «Non sono stato un flop al Milan. Il mio arrivo, il rapporto con Gattuso, vi svelo tutto» | OneFootball

Halilovic convinto: «Non sono stato un flop al Milan. Il mio arrivo, il rapporto con Gattuso, vi svelo tutto» | OneFootball

Icon: Milannews24

Milannews24

·18 aprile 2024

Halilovic convinto: «Non sono stato un flop al Milan. Il mio arrivo, il rapporto con Gattuso, vi svelo tutto»

Immagine dell'articolo:Halilovic convinto: «Non sono stato un flop al Milan. Il mio arrivo, il rapporto con Gattuso, vi svelo tutto»

L’ex centrocampista del Milan, Alen Halilovic, ricorda la sua sfortunata avventura in rossonero e l’addio al Barcellona

Intervistato da gianlucadimarzio.com, Alen Halilovic ripercorre alcune tappe della propria carriera tra cui la sua parentesi non positiva al Milan. Queste le parole del centrocampista croato che ora gioca in Olanda al Fortuna Sittard.

I PARAGONI CON MESSI E MODRIC – «I paragoni con Messi e Modric non mi hanno fatto male, ma magari mi hanno messo pressione addosso quando ero giovane. Quando le cose in campo vanno bene tutto è perfetto. Però quando sei in difficoltà ti feriscono il doppio. Ma questa è la mia carriera e non cambierei nulla».


OneFootball Video


SUL FUTURO – «A 27 anni, ho ancora 8-9 anni di carriera davanti e vediamo cosa mi riserverà il futuro. Sono concentrato e quest’anno sto avendo un’ottima stagione qui al Fortuna Sittard. Ho giocato quasi tutte le partite e voglio continuare così per poi fare il prossimo step l’anno prossimo».

L’ADDIO AL BARCELLONA – «Che errore lasciare il Barcellona! In quel momento pensai di aver preso la decisione giusta ma col senno di poi sarei dovuto rimanere in Spagna, andare da qualche parte in prestito lì e lottare. Ma all’epoca vidi di buon occhio il trasferimento all’Amburgo per il progetto che volevano costruire intorno. E poi mi volevano davvero tanto. Fu una cavolata…».

L’ESPERIENZA AL BARCELLONA – «Non era facile ma ho fatto una bellissima stagione nella La Liga con 36-37 partite all’attivo (allo Sporting Gijon ndr). Al Barca, Ivan Rakitic fu colui che mi aiutò più di tutti perché è croato come me e ci conoscevamo dalla nazionale».

MEGLIO XAVI O INIESTA? – «Io scelgo Busquets, un giocatore sottovalutato da tifosi che non conoscono niente di calcio. Parliamo di un calciatore che giocherebbe con ogni allenatore».

IPOTESI ARABIA? – «Avevo offerte economiche importanti dall’Arabia Saudita quando mi ammalai di polmonite. Nel 2022 decisi di tornare in Croazia (al Rijeka ndr) perché avevo bisogno di una stagione intera ma poi le cose si sono complicate perché appunto sono stato colpito da una polmonite. Non potevo allenarmi per due mesi, non era facile. Poi su di me c’erano tante attese e il club era in difficoltà. Presi la decisione di andarmene».

SULL’ARRIVO AL MILAN – «Mi avevano preso Mirabelli e Fassone. Mi raccontarono di voler costruire una squadra con giocatori giovani perché il club era in difficoltà. Avevo parlato anche con Gattuso che mi riteneva parte del progetto. Però poi dopo tre settimane cambiarono i dirigenti e presidente. Mirabelli e Fassone lasciarono e il club investì tanti soldi, comprando molti nuovi giocatori. Realizzai subito che per me non c’era più spazio».

IL RETROSCENA SU GATTUSO – «Parlai tantissime volte con Gattuso, chiedendogli ‘Mister ma perché non mi fai giocare?’. Siccome in allenamento feci bene, non capii i motivi. Ma è ovvio che guardando indietro non poteva dirmi la verità. Mister Gattuso mi ripeteva sempre che doveva provare altri giocatori perché la rosa si era allargata. Un giorno venne da me e mi disse: ‘È vero che ti avevamo promesso più spazio di ma abbi pazienza”. E magari se avessi avuto più pazienza avrei avuto la mia chance. Ma decisi lo stesso di andarmene allo Standard Liège quando realizzai che il club non contava su di me. Penso che avrei meritato una chance soprattutto perché i risultati del Milan non erano buoni. Gattuso era alla ricerca del modulo migliore per la squadra, ma alla fine le cose non hanno funzionato. Ma tocca dire che non era facile per lui perché ci sono stati troppi cambiamenti all’interno del club. C’è stato una viavai di calciatori, il club prese calciatori sui quali puntava per aprire un ciclo come Paquetà».

IL RAPPORTO CON GATTUSO – «Direi molto buono, con me è stato corretto e onesto. Mister Gattuso è un duro, con lui in allenamento devi sputare sangue e quando ti da una chance devi essere pronto. È stato importante per la mia crescita. Dopo il Milan andai in Olanda (al Heerenveen ndr) dove feci benissimo. Rino è una grande persona».

IO UN FLOP AL MILAN? – «Non penso di essere stato un flop al Milan per il semplice motivo che non mi sono state date opportunità. Se avessi steccato 5-10 partite, ok. Il motivo per cui andai al Milan era proprio perché mi avevano promesso di giocare almeno venti partite. E io mi sono detto che quel numero era abbastanza per dimostrare le mie qualità. Se poi non fossi stato all’altezza, ciao. Altrimenti l’avventura prosegue. Ma purtroppo non è stato il caso e devi accettarlo perché fa parte del calcio».

SU LEAO E BRAHIM DIAZ – «Mi piacevano molto Leao e Brahim Diaz coi quali mi allenai durante le pre-seasons. Oggi Rafa è il miglior esterno sinistro d’attacco al mondo. E a me piaceva non solo come calciatore ma soprattutto come persona perché è un ragazzo d’oro, sempre positivo e che aiuta sempre i più giovani. Lo rispetto molto».

LE CRITICHE A LEAO – «È normale che la gente da Rafa si aspetta sempre di più. Ma non dimentichiamo che ha dato tanto al Milan. Ha portato uno Scudetto e quell’anno fu probabilmente il miglior rossonero. Per nessun è facile essere criticati ma nel calcio sono stati fischiati giocatori come Messi e Cristiano Ronaldo… fa parte di questo sport».

SU CALHANOGLU ALL’INTER – «Con lui non ne abbiamo mai parlato ma Calha ha preso la miglior decisione per la sua carriera. Con l’Inter ha raggiunto una finale di Champions League ed è ad un passo dal vincere lo Scudetto. Penso che la decisione di andare dal Milan all’Inter abbia ‘pagato’. Io al suo posto non so cosa avrei fatto. Ma è difficile giudicare non sapendo quale sia stato il suo rapporto con il Milan allora».

IO SIMILE A DYBALA – «La Roma sta facendo bene, è una squadra che è dura da affrontare perché hanno alcuni top player. Io personalmente sono un fan di Dybala, siamo molto simili come giocatori quanto a posizione, essendo entrambi dei numeri dieci e ‘Falsi Nueve’. Occupiamo le stesse zolle in campo e ci muoviamo tanto. Paulo è un grande che ha vinto tutto. Detto ciò, il Milan ha dimostrato nelle ultime partite all’Olimpico che può farcela. È una partita da 50 e 50, non credo che sarà una gara aperta e forse un solo gol sarà decisivo. Sarà una di quelle classiche partite ‘italiane’, molto difficili tatticamente. Mi auguri che vinca il migliore».

TRA MILAN E BARCELLONA – «Dipende dalle annate, dai calciatori e dalle generazioni ma quando era al Barcellona c’era Messi e per tutti era il più grande di sempre. Ma del club rossonero mi ha colpito la sua grandezza… diciamo che sia Milan che Barcellona fanno parte dei cinque club più grandi della storia».

UN FUTURO IN ITALIA? – «In estate faccio il prossimo step, il nostro direttore sportivo ha già annunciato che me ne andrò. Probabilmente hanno già ricevuto delle offerte. Però non andrò in Arabia Saudita, l’obiettivo è rimanere in Europa. E io ho dimostrato che in Eredivisie posso far bene, poi per me questo campionato è il top! Penso che tra Heerenveen e Fortuna Sittard abbia fatto benissimo in Olanda finora. Quest’anno ho già fatto cinque gol e collezionato tanti assist ma la cosa più importante è il mio contributo in campo. E sono convinto che se giocassi in una squadra che domina le partite potrei mettere in luce ancora di più le mie qualità. Ma sono lo stesso felice. Io ho dato tanto al Fortuna e il club tanto a me ma adesso sono pronto per fare il prossimo step. Di nuovo in Italia? Perché no? La Serie A è un campionato che ben si addice alle mie qualità».

UN RIMPIANTO – «Mettermi troppa pressione addosso, avrei dovuto godermi di più il momento. Ho giocato in grandi club e in tanti campionati diversi e se mi fossi divertito di più in campo, le cose avrebbero potuto prendere un’altra piega. Lo sbaglio che ho fatto è stato l’overthinking: pensavo troppo. E questo non va mai bene perché non ti godi niente».

Visualizza l' imprint del creator