PianetaChampions
·15 febbraio 2024
In partnership with
Yahoo sportsPianetaChampions
·15 febbraio 2024
Albert Gudmundsson ha parlato nel corso di una lunga chiacchierata a DAZN. Di seguito le sue parole.
Qual è uno dei suoi segreti in campo? “Quando gioco uso alcuni movimenti del basket, come il cambio di direzione con il bacino e la finta di spalle. Penso che si possa prendere qualcosa da ogni sport per migliorare il proprio gioco”.
Il dribbling è la sua migliore caratteristica? “Sì, una delle migliori credo. Mi piace dribblare e penso che a volte possa essere utile alla squadra per uscire da una situazione difficie, ad esempio. Penso sia una delle mie qualità, sicuramente”.
Quanto le piace dribblare? “Sì, soprattutto quando giochiamo in casa, nel nostro stadio, sento che i tifosi si gasano quando lo faccio e lo percepisco, sento il boato dietro le spalle. Onestamente mi piace”.
Preferisce dribblare a sinistra? “Posso usare entrambi i piedi, sinistro e destro. Quando sono di spalle solitamente uso il piede più lontano rispetto alla posizione del difensore”.
Chi è il suo idolo a basket? “Quando giocavo da piccolo, guardavo sempre Allen Iverson. Prima di andare all’allenamento di basket, andavo su YouTube a guardare i video di Iverson, a volte anche per ore e quando andavo agli allenamenti cercavo di replicare esattamente gli stessi movimenti. Penso quindi sia stato Allen Iverson”.
Si allenava sia a calcio che a basket? “Sì, ho fatto entrambi. Calcio ho iniziato quando avevo più o meno 3 anni, basket a 7 o 8. Ho portato avanti tutti e due fino a 14 o 15, poi ho lasciato il basket”.
Qual è il suo idolo di oggi invece? “Di oggi? Difficile dirlo, ma penso sia Kevin Durant, anche se è molto diverso da Iverson, però è completo: sa tirare, sa difendere, può gestire la transizione e andare al ferro. Praticamente ha tutto!”.
Borja Valero fa notare a Gudmundsson la sua somiglianza con Santi Cazorla. “No, è di un altro livello. Non ci sono ancora”.
Come si trova con Gilardino? “Il mister mi concede molta libertà in campo, mi dà sempre una posizione da cui partire, poi da lì sono io che me la devo trovare da solo durante la partita, dipende anche da chi abbiamo contro. A seconda delle indicazioni tattiche, a volte parto a sinistra, a volte dal centro, ma penso di essere più pericoloso quando parto dal centro perché posso andare a sinistra, a destra, saltare l’uomo o appoggiare il pallone all’indietro. Penso che mister Gilardino abbia compreso le mie qualità e questa è la cosa più importante. Non potete nemmeno immaginare quanto sia stato importante, perché, nonostante non mi abbia dato tantissime indicazioni, ma solo dei piccoli dettagli, questi sono stati così importanti che mi hanno fatto dire: ‘È veramente una persona intelligente'”.
Gilardino ha detto dopo il mercato: ‘Oggi lo abbraccerò, sarà il nostro nuovo acquisto'”. “Sì, è stato divertente. Eravamo a fare colazione ed è venuto ad abbracciarmi. Ho pensato: ‘Perché lo sta facendo?’. Dato che è stato un abbraccio davvero intenso. Durante la colazione non ci avevo pensato, ma più tardi ho visto le sue dichiarazioni sul giornale, in cui diceva che mi avrebbe abbracciato alla fine del mercato e allora ho capito il motivo per cui lo ha fatto”.
Come ha vissuto quei giorni di mercato? “È stato strano… Ma comunque sono rimasto e sono molto felice di essere qui al Genoa. Mi sento bene e penso di non aver ancora raggiunto tutti gli obiettivi stagionali e sono quindi motivato a completare la stagione nel migliore dei modi”.
Suo padre, suo nonno e suo bisnonno giocavano a calcio e quest’ultimo è stato il primo islandese a farlo in Italia. Era destino vederla qua? “Sì, forse, non so se era destino che finissi in Italia, ma probabilmente era destino che diventassi un calciatore. Ora capisco perché il mio bisnonno amava l’Italia, mi piace molto anche a me. Non solo per la cultura calcistica, ma anche per la qualità della vita, il cibo, il clima, le persone… Sono molto felice di giocare a calcio in questo bellissimo Paese”.
Che cosa dicono in giro del suo bisnonno? “In tanti ne parlano bene, in Islanda pensano che sia stato il miglior calciatore della storia del mio Paese. Tutti quelli che lo hanno visto giocare, ne hanno sempre parlato molto bene”.
Chi è il suo idolo calcistico? “Quando ero piccolo era Beckham, perché mio padre mi faceva sempre guardare il Man United perché ne era un grande tifoso. Cresciuto ho iniziato a seguire sempre di più il Barcellona, c’era Messi e penso sia stato uno dei migliori di sempre”.
Avere avuto Beckham come idolo ha influenzato il fatto che le piaccia tirare le punizioni? “Sicuramente, aveva un bel modo di calciare. Ho visto tantissimi suoi video, filmati, partite e soprattutto le punizioni”.
Anche Messi non era male… “Sicuramente, è il numero uno (ride, ndr)”.
Quando siete passati in A, ha fatto un giro in città con un tifoso in motorino? “Sì, è una storia divertente. Stavamo girando la città con il pullman scoperto per celebrare la promozione, alla fine il pullman ci stava portando indietro verso la stazione, ma ero abbastanza vicino a casa. A quel punto un tifoso mi ha offerto un passaggio e ho pensato: ‘Perché no?’. Sono saltato sul motorino e mi ha portato a casa”.