Calcio e Finanza
·29 novembre 2024
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«Mi ricandido». Gabriele Gravina ha annunciato così a Il Corriere della Sera la volontà di correre nuovamente per il ruolo di presidente della FIGC. «Non è stata una decisione facile, ma molto ponderata», ha commentato il numero uno uscente della Federcalcio.
«Certe forme di aggressione che ho ricevuto nelle ultime settimane, e che non hanno precedenti in un Paese civile come l’Italia, non mi hanno impedito di andare avanti. Si è fatto di tutto per indurmi a non candidarmi. Ma non mi conoscono. Ho la capacità e la serenità di andare a testa alta e la coscienza a posto. Non ho commesso nessun reato. Sono rispettoso delle leggi e sono pronto a sottomettermi al giudizio della giustizia italiana. Però è inaudito tutto quello che mi sta accadendo», ha detto con riferimento al caso dossieraggio.
«Sono stato tentato più volte di chiudere la mia esperienza in FIGC e lo avevo confidato ai responsabili delle componenti che mi hanno sempre sostenuto. Però avevo un impegno morale con loro. Bisogna completare un percorso condiviso. Sono stato combattuto, non è stata una decisione facile, ma è stata responsabile», ha spiegato Gravina nel dettaglio.
A proposito della candidatura, cinque componenti sono dalla parte di Gravina, ma manca la Lega Serie A: «Non sottovaluto l’importanza della serie A. Nel mese che manca alla scadenza del deposito della candidatura lavorerò con i presidenti rispettando le loro priorità. Non ne faccio una questione quantitativa, se la facessi dovrei dire che l’82% vota Gravina e il 18% non si sa. Ma io voglio condividere il percorso con la Lega di A come con tutti gli altri».
Sulle richieste della Serie A, per Gravina la Lega «ha portato a casa il miglior risultato possibile. Siamo andati oltre lo Statuto della Premier, che ha un diritto di veto: io l’ho tolto. Prima la Lega aveva un peso minore. Ora è leader tra quelle professionistiche. Se ne sono accorti tutti quei presidenti che hanno deciso di non impugnare la riforma».
Capitolo Del Piero. L’ex calciatore è uscito allo scoperto e potrebbe candidarsi per il ruolo di presidente in FIGC: «Non entro nel merito. Alex è stato un grande campione e ha dato tanto al calcio mondiale e alla maglia azzurra. Ho tentato di coinvolgerlo in Federcalcio, ma i suoi impegni lo hanno sempre portato in giro per il mondo. Però ci vuole qualcuno che ti candidi. E vale anche per lui».
Infine, sul rapporto tra politica e sport: «Siamo aperti ai miglioramenti, ma niente ingerenze. L’autonomia dello sport è un principio fondamentale, tra calcio e politica è necessario un rapporto di collaborazione. Non possiamo essere la cenerentola delle istituzioni, siamo una delle principali industrie. In questi ultimi 20 anni non abbiamo mai ricevuto né sostegno, né supporto. Per ogni euro che riceviamo ne restituiamo 19,7: un ottimo affare per il Paese. Il calcio mantiene tutto lo sport italiano. Da 6 anni aspettiamo l’1% sulle scommesse da investire sui vivai e stadi, ma servono anche la tax credit, le sponsorizzazioni da betting, il pieno adeguamento sulla disciplina dell’apprendistato e una normativa chiara che protegga i vivai stessi».