Calcio e Finanza
·11 novembre 2024
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L’inchiesta della Procura di Milano su Equalize, l’azienda di Enrico Pazzali specializzata nella preparazione di dossier riservati per i suoi clienti, include un capitolo dedicato alla famiglia Del Vecchio. In questo capitolo, i carabinieri del Nucleo provinciale di Varese riportano che alcuni emissari di Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del defunto patron di Luxottica, Leonardo, e di Nicoletta Zampillo, si sarebbero rivolti alla sede di Equalize in via Pattari a Milano per commissionare attività investigative «legate alle questioni sentimentali e ereditarie di Leonardo Maria Del Vecchio».
Come riporta l’edizione odierna del La Repubblica-Affari e Finanza, in un’intercettazione inclusa nell’informativa dei Carabinieri, gli emissari, illustrando la situazione agli uomini di Equalize, affermano: «Okay… vado su una questione molto, molto più delicata, un tema estremamente sensibile… si tratta di alcuni membri della famiglia di Leonardo… Leonardo ha ereditato le quote della cassaforte di famiglia e… diciamo che è già la seconda assemblea in cui si trova sostanzialmente ricattato… ricattato in termini di governance dell’azienda, dove ogni membro della famiglia vuole ottenere qualcosa di diverso… eh… ciascuno cerca di ottenerla, tra virgolette, ricattando qualcun altro… per esempio, uno potrebbe essere più incline a desiderare un dividendo maggiore, mentre un altro vorrebbe inserire nel board una persona di sua fiducia, e così via… parlando con Leonardo, mi ha detto che ci sono due persone che vorrebbe monitorare: il primo è suo fratello maggiore, Claudio Del Vecchio, e il secondo è un consulente vicino a una delle sue sorelle, Paola Del Vecchio, anche se non conosco il nome del consulente».
L’uscita della notizia sulla stampa probabilmente ha complicato le trattative interne alla famiglia Del Vecchio, che cerca da oltre due anni e mezzo un accordo per risolvere la successione. Dall’intercettazione emerge che il nodo centrale è la governance della Delfin, la finanziaria lussemburghese della famiglia Del Vecchio. A ciascuno degli otto membri della famiglia (compreso Rocco Basilico, figlio di Zampillo e Paolo Basilico) è stato assegnato il 12,5% delle azioni, ma nessuno siede nel consiglio di amministrazione, composto da Francesco Milleri, Romolo Bardin, Mario Notari e due consulenti lussemburghesi con pieni poteri e incarichi a tempo indeterminato. Tale configurazione, fortemente voluta dal fondatore di Luxottica, rifletteva la sua scarsa fiducia nelle capacità degli eredi di gestire il gruppo.
Tuttavia, i figli più giovani, Luca e Clemente, cui si è poi unita Paola, hanno mostrato disappunto per questa struttura, accettando l’eredità con beneficio di inventario. Questa scelta ha sospeso non solo l’assegnazione delle azioni già distribuite da Leonardo in vita, ma anche i legati che destinavano 2,1 milioni di azioni Essilux a Milleri e diverse proprietà a Zampillo. Questa disputa, che oggi vale 385 milioni di euro per Milleri (che già possiede 400 mila azioni) e alcuni milioni per Zampillo, riguarda in realtà meno dell’1% del patrimonio complessivo di 42 miliardi di Delfin, ma ha seriamente compromesso l’immagine della famiglia Del Vecchio. Inoltre, sono stati avviati procedimenti legali, con Milleri che ha contestato agli eredi il rifiuto di rispettare le disposizioni testamentarie di Leonardo, il quale non ebbe tempo di formalizzarle con una delibera.
Un “ricatto” recente, per usare le parole degli emissari di Leonardo Maria, risale allo scorso giugno, quando l’assemblea di Delfin ha bocciato la distribuzione dei dividendi relativi all’esercizio 2023 a causa dell’opposizione di Luca, Clemente e Paola. Lo statuto richiede una maggioranza dei due terzi, ovvero 6 voti su 8, per approvare la distribuzione, così i tre dissidenti hanno usato questa leva per spingere verso modifiche statutarie in discussione da tempo. Vorrebbero un consiglio di amministrazione eletto dagli azionisti ogni tre o quattro anni, un dividendo minimo superiore all’attuale 10% e clausole di uscita in caso di cessione delle azioni da parte di un famigliare.
Queste modifiche richiedono, per statuto, l’88% dei voti, cioè l’unanimità degli otto soci. Tale unanimità non è stata raggiunta, poiché la sorella Marisa preferisce non modificare le disposizioni paterne, mentre Leonardo Maria resta dubbioso. La pubblicazione delle intercettazioni complica ulteriormente la situazione. Inoltre, a breve, l’Agenzia delle Entrate potrebbe esigere il pagamento delle imposte, già stimate a 120 milioni di euro, che gli azionisti speravano di coprire con i dividendi. Tuttavia, quest’anno il CdA potrebbe decidere di non distribuire nemmeno il minimo del 10% previsto dallo statuto, considerando l’opposizione manifestata dai soci a giugno.
Gli utili di Delfin, previsti per il 2024 intorno al miliardo di euro, potrebbero quindi rimanere in cassa e ridurre il debito della società, pari a circa 3 miliardi sui 42 miliardi complessivi di valore delle partecipazioni. Intanto gli eredi resterebbero senza liquidità finché non troveranno una soluzione per superare le attuali divisioni.
(Image credit: Depositphotos)