Giuseppe Rossi: «L’uomo che sono lo devo a mio padre; infortuni? Quelli che ho subito io ti tolgono un anno di carriera e io ne ho avuti 5! Fui ad un passo dalla Juve, ma…» | OneFootball

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Calcionews24

·20 marzo 2025

Giuseppe Rossi: «L’uomo che sono lo devo a mio padre; infortuni? Quelli che ho subito io ti tolgono un anno di carriera e io ne ho avuti 5! Fui ad un passo dalla Juve, ma…»

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Le parole di Giuseppe Rossi a pochi giorni dalla sua partita di addio al calcio giocato, allo stadio Franchi di Firenze questo sabato

Sabato alle 18.00 allo stadio Franchi di Firenze Giuseppe Rossi darà il suo addio al calcio giocato con una partita di commiato: presenti molte leggende della Fiorentina e della nazionale italiana e su una delle panchine ci sarà Sir Alex Ferguson. Di seguito le sue parole al Corriere della Sera.

CHI CI SARÀ ALLA PARTITA DI ADDIO«Batistuta e Toldo, Toni e Cassano, poi Grosso, De Rossi, Mario Gomez e non solo. Anche due grandi allenatori come Ranieri e Ferguson».


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FERGUSON HA ACCETTATO SUBITO«Mi ha detto subito di sì. Speriamo non faccia come quella volta a Birmingham…».

A BIRMINGHAM SUCCESE UN EPISODIO PARTICOLARE«Quarti di Coppa di Lega, 0-0 dopo il primo tempo. All’intervallo mi sgrida. “Devi darti da fare”. Mi sostituisce e dopo 5’ facciamo due gol».

IL PASSAGGIO AL MANCHESTER UNITED«Un emissario del club si presentò a Parma, avevo 17 anni. Mi chiese di aprire la mano e mi consegnò una spilla con il logo della squadra. Firmai il contratto in un ristorante, con me c’era papà».

LA DEDICA DOPO OGNI GOL ERA PER SUO PADRE«Si ammalò nell’inverno del 2009, un tumore. Mamma mi nascose tutto, voleva proteggermi. Ricordo il giorno in cui mi chiamò, crollai a terra. Era inizio febbraio, tornai negli Stati Uniti per salutarlo. Dopo qualche settimana morì. Era il mio eroe».

IL PRIMO RICORDO INSIEME A SUO PADRE«Lui che torna dal lavoro, sistema i conetti nel giardino della nostra casa di Clifton, nel New Jersey, e io che li dribblo. Tutto quello che sono adesso lo devo a lui».

A 12 ANNI IL TRASFERIMENTO IN ITALIA«A 12 anni lasciai gli Stati Uniti per trasferirmi al Parma. Lui partì con me. Non parlavo bene la lingua, a scuola i ragazzi non erano accoglienti, mi sentivo solo. Piangevo molto, dopo un mese e mezzo venne a trovarci mamma. Ricordo ancora la forza di quell’abbraccio».

IL PADRE AVEVA CAPITO LE DIFFICOLTÀ«Non volevo fargli vedere le mie difficoltà, ma lui aveva capito tutto. Più avanti mi confessò che aveva tenuto pronte le valigie per un mese e che mi avrebbe voluto bene anche se fossimo tornati in America».

DOPO LA SUA MORTE, 35 GOL CON IL VILLARREAL«Volevo spaccare tutto per realizzare il suo sogno. Guardiola mi voleva al Barcellona, durante la trattativa mi trovavo ad Acquaviva d’Isernia, il paese d’origine di mia mamma. Trecento abitanti, il cellulare non prendeva. Giravo per strada con le braccia al cielo in cerca di una tacca. Poi il Barça non trovò l’accordo e prese Sanchez».

L’OCCASIONE PERSA CON LA JUVENTUS«Per la Juventus dovevo essere il post Del Piero. Ero in macchina con mio zio, lui che guidava e io dietro che parlavo al telefono con Marotta e Conte. Offrirono quasi 30 milioni ma il Villarreal era appena tornato in Champions e non se la sentì di cedermi».

IL PRIMO INFORTUNIO NEL MOMENTO MIGLIORE«Infortuni così ti tolgono un anno e io in carriera ne ho avuti cinque. Il dolore è tanto, come il tempo da trascorrere da soli. Il calcio è un mondo falso. Fino al giorno prima mi volevano tutti, poi più nessuno».

CON LA NAZIONALE GIOIE E DOLORI«Nel 2010 Lippi non mi portò al Mondiale. Avevo giocato sempre, qualificazioni e amichevoli. Dopo la morte di papà restai a casa un mese e mezzo e lui non mi ritenne pronto a livello psicologico. Ma è acqua passata, l’ho invitato alla partita di sabato. E poi Prandelli mi tenne fuori da quello del 2014. Non mi vedeva bene fisicamente, però i test dicevano altro».

L’INCONTRO CON SUA MOGLIE JENNA«A una festa, grazie a un amico. Avevo 25 anni, mi ero fatto male al ginocchio e giravo con la stampella. “Dai, andiamo sulla spiaggia”, mi sollecitò. Zoppicavo, non volevo. Per fortuna alla fine mi ha convinto. L’ho vista lì».

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