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Marco Alessandri·15 ottobre 2023
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Marco Alessandri·15 ottobre 2023
Il direttore generale della Juventus, Cristiano Giuntoli, è stato ospite della Gazzetta dello Sport al “Festival dello Sport”.
Un appuntamento che ha permesso al pubblico bianconero di conoscere meglio il personaggio che si cela dietro alla figura del direttore, uno juventino vero:
“Ho amato la Juventus di Platini, Boniek e gli altri (qui Giuntoli recita per intero la formazione, da vero tifoso), ma anche quella di Lippi, che fu l’emblema del club. Un calcio moderno, straordinario, di una squadra che forse più di tutte rappresenta lo spirito della Juventus. La mia vittoria più bella? Sono tutte speciali, in qualsiasi categoria. Ma la più importante è sempre la prossima“.
Alla domanda sul giocatore preferito di sempre, Giuntoli non è riuscito a indicarne soltanto uno: “Impossibile parlare di un solo campione. Del Piero, Baggio e Platini hanno segnato un’epoca, non solo della Juve ma del calcio mondiale. Dirne soltanto uno è troppo poco“.
Sulla propria capacità di relazionarsi con i giocatori, il dg bianconero ha ammesso: “Aver giocato tanti anni a calcio aiuta. Serve a capire le situazioni per dare una mano ai calciatori. Se un ragazzo viene ascoltato da uno che ne capisce di calcio e che, magari, ha passato gli stessi momenti, si sente di dare fiducia a questa persona“.
Per questo motivo, dunque, Giuntoli ha intrapreso la strada del dirigente: “Ma non mi piace apparire, anche se ora per forza di cose devo farlo. Io preferisco lavorare dietro le quinte, mettendo il ‘noi’ davanti all”io’“.
La prima esperienza da dirigente è al Carpi: “Mi ha permesso di capire le esigenze nel quotidiano di tutti. Con il presidente Stefano Bonaccini si era creato un ambiente stupendo, ma certo non pensavamo di andare in Serie A“.
Da quel momento, la carriera di Giuntoli è decollata, anche se non senza qualche intoppo: “Errori se ne fanno, eccome. Le dinamiche nella scelta di un giocatore sono talmente tante che a volte anche un buon giocatore può non funzionare in un determinato ambiente. Bisogna stare attenti sempre. Come si sceglie un buon giocatore? Devi prendere tante informazioni, vedere molti video, chiedere a collaboratori che possono dire la loro. E poi, ovviamente, andarlo a vedere, cercare di capirne le essenze. Algoritmi? Li uso solo dopo aver visto le emozioni“.
Il direttore è poi tornato sull’impresa con il Napoli: “Quando arrivammo con Sarri nel 2015 iniziammo il primo ciclo, abbiamo lavorato bene da lontano. Di Lorenzo, Zielinski, Mario Rui sono tutta gente che era arrivata già da tempo. Spalletti è stato bravissimo, ma ha anche usufruito di un ottimo lavoro fatto da Gattuso. Lo Scudetto? Poteva arrivare anche l’anno prima, ma l’infortunio di Osimhen ha cambiato i piani”.
Non poteva mancare la domanda su Aurelio De Laurentiis: “Fu straordinario, lui non è quello che appare. Abbiamo lavorato costantemente per 8 anni, siamo cresciuti insieme e non posso che ringraziare lui e la sua famiglia“.
Arriva, dunque, il capitolo sulla Juventus, che comincia da Max Allegri: “È un grande allenatore, fa fare alla squadra quello che ha in testa. Ha una personalità forte, mi ha stupito la sua applicazione. Nonostante abbia vinto tanto, continua a lavorare sodo ogni giorno. Mercato? Abbiamo deciso di valorizzare tutti i ragazzi, in parte ci stiamo riuscendo. Per arrivare a gennaio ci vuole ancora qualche mese, vedremo se e dove intervenire“.
L’arrivo di Giuntoli a Torino era scritto, almeno sentendo le sue parole: “La Juve è sempre la Juve, torneremo presto a fare quello che abbiamo sempre fatto. È una bella sfida, un progetto che vuole riportarci ai livelli che ci spettano, ma tenendo sempre un occhio al bilancio. Il DNA bianconero? La cultura del lavoro. Ho subito trovato un club che ha voglia di fare cose importanti, ringrazio tutti“.
Un commento anche sull’Arabia e sulla squadra Under 23: “La Saudi Pro League secondo me è una cosa positiva per i club di A, immettono denaro nel mercato europeo. Ma per noi è importante avere giovani di talento, per questo il progetto della Next Gen va portato avanti. Aumenta anche la consapevolezza e il senso di appartenenza da chi viene dall’estero. Onestamente non so perché anche le altre squadre non lo facciano, forse per gli investimenti che servono all’inizio.Ora arriva l’Atalanta, forse lo farà il Milan. Vedremo”.
Sull’inizio di stagione dei ragazzi di mister Allegri, il direttore generale non si è nascosto: “Siamo soddisfatti, ma possiamo migliorare. C’è la volontà da parte di tutti di aumentare l’aggressività. I numeri, comunque, sono migliori rispetto alle passate stagioni e la squadra è più giovane. Rivali? Milan, Inter e Napoli sono progetti che sono partiti prima del nostro. Noi per ora puntiamo a tornare a giocare in Champions, il che ci permetterebbe di aumentare anche il valore dei nostri ragazzi. Poi non ci vogliamo limitare, vedremo in primavera dove saremo”.
Proprio i rossoneri saranno il prossimo avversario della Juve: “Partita dove non dobbiamo avere paura. È un crocevia importante per l’autostima, non per la classifica. Noi crediamo molto nei nostri calciatori, che sono di primo livello. Molte volte questo calcio frenetico ci fa bruciare tappe, quando forse dovremmo permettere ai giocatori di esprimersi al meglio. Chiesa e Vlahovic titolari a San Siro? Fede non lo so, vedremo. Dusan sta meglio, dovrebbe giocare“.
Riguardo la questione calcioscommesse, Giuntoli ha voluto fare un appello: “Siamo molto dispiaciuti per Fagioli. Gli siamo molto vicini, aspettiamo. Il nostro compito non è solo quello di punirlo, come avverrà, ma di rieducare il sistema“.
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