Inter News 24
·21 novembre 2024
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Intervenuto come ospite della trasmissione ‘Goal Economy’ su Radio TV Serie A, il presidente del Cagliari, Tommaso Giulini, si è raccontato e ci ha tenuto a prendere le distanze da quanto sempre detto dai media sul suo coinvolgimento nella dirigenza dell’Inter.
IL RICORDO DI RIVA – «Dalle parole e dagli sguardi di Gigi Riva percepii da lui cosa rappresenta il Cagliari per i cagliaritani e i sardi. Inizialmente mi mise in guardia dalla forte responsabilità che avrei dovuto assumermi, ma poi è iniziata questa lunga avventura».
IL PASSATO ALL’INTER – «La nostra famiglia era nel cda dell’Inter con Moratti, poi nel 2014 ci fu la cessione dei nerazzurri a Erick Thohir. Fu in quel periodo che l’avvocato Mariano Delogu, nostro legale storico in Sardegna, iniziò a prospettarmi la possibilità che il Cagliari venisse venduto. Non mi sono mai sentito o confrontato più di tanto con Massimo Moratti, mi ha sempre infastidito l’accostamento fatto dai media sul mio presunto coinvolgimento nell’Inter in questi anni, e devo dire che Massimo con grande delicatezza ha sempre capito queste dinamiche e non mi ha mai chiamato».
IL MIO RAPPORTO CON LA SARDEGNA – «La frequento stabilmente da quando ho 27 anni, ci vado praticamente ogni settimana. Uno dei miei figli è nato a Cagliari, poi dovette rimanere a lungo in ospedale e vivemmo un periodo complicato, questo è uno dei motivi per cui non viviamo in città e probabilmente ha limitato un po’ quella coesione con la gente e col territorio. Purtroppo mi manca vivere a 360 gradi Cagliari e la Sardegna. Il mio trascorso milanese, prima nel Milan e poi nell’Inter, magari non aiuta, in aggiunta al fatto che sono arrivato dopo un presidente viscerale, sanguigno, come quelli di una volta e di un altro tipo di calcio».
LA CESSIONE DI BARELLA ALL’INTER – «Cifra record per quanto concerne i trasferimenti tra club italiani. Reinvestimmo tutto su tre calciatori costati quasi 50 milioni: Simeone, Nandez e Rog. Si è alzato il monte ingaggi ed è scoppiato il Covid. Il calcio ha bisogno di maggiore etica e sostenibilità, io sono per un modello più americano con salary cap dove si compete per competenza e non per portafoglio. Mi piacerebbe che tutti amassimo la Serie A un po’ di più e lavorassimo insieme per valorizzarla, affinché non venga del tutto erosa da altre competizioni internazionali e da differenti scelte sulla gestione dei ricavi».