PianetaChampions
·21 ottobre 2024
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La Gazzetta dello Sport, come di seguito riportato, ha dedicato uno spazio all’Inter: “Aria fritta. Se ha ragione Antonio Conte, secondo il quale conta solo vincere perché il resto è (appunto) “aria fritta”, allora nessun allenatore delle grandi ha niente di cui preoccuparsi: Napoli e Inter, Juve e Milan hanno ottenuto tutt’e quattro il loro successo, tutte per uno a zero, e da ieri sera occupano le prime quattro posizioni della classifica proprio in quest’ordine. Il fatto che nessuna di loro abbia convinto fino in fondo – quella che ha ottenuto il successo più significativo e convincente è stata la squadra di Inzaghi, che è passata all’Olimpico contro la Roma – evidentemente non vale così tanto: aria fritta, secondo Conte. Eppure, in prospettiva, le difficoltà incontrate dal poker di testa un significato ce l’ha.
Dopo avere visto il Milan (in dieci) soffrire fino all’ultimo secondo per battere l’Udinese a San Siro, e la Juve piegare solo allo scadere la Lazio (in dieci) tra le contestazioni biancocelesti, abbiamo assistito ad altre due sofferte vittorie per 1-0, benché stavolta in trasferta. È comprensibile che l’Inter abbia avuto problemi a superare la Roma. I nerazzurri hanno cominciato bene, hanno creato occasioni, poi hanno subito due schiaffi in un quarto d’ora: prima l’infortunio di Calhanoglu, l’unico insostituibile della banda di Inzaghi (ieri non c’era nemmeno Asllani, ma comunque la differenza con il turco è netta), poi il ko di Acerbi. Alla mezz’ora l’Inter aveva perso il suo leader tecnico e si era già bruciata due slot per le sostituzioni. Questo l’ha condizionata, non a caso è venuta fuori la Roma. Ma quella nerazzurra è una grande squadra, matura, che sa sfruttare le debolezze e gli errori degli avversari. Zalewski e Celik hanno combinato un doppio pasticcio, Lautaro l’ha sfruttato: la partita si è decisa lì. E mentre continuano a impressionare lo strapotere fisico e la completezza raggiunta da Thuram, si apre un problema nient’affatto trascurabile: Inzaghi all’Olimpico aveva fuori tre centrocampisti su sei (anche Zielinski oltre a Calhanoglu e Asllani) più Acerbi, gli serve recuperarli in fretta visto che sono in arrivo la Champions e soprattutto la Juve.
Il Napoli di Conte sta esaltando la teoria dell’aria fritta. Trova spesso difficoltà anche contro avversarie chiaramente inferiori (era già successo contro il Como e perfino a Cagliari, benché il 4-0 finale possa far pensare il contrario), eppure alla fine vince sempre. E in fondo – Conte dixit – conta solo questo, fare punti, perché il resto è aria fritta. In tal modo il Napoli continua la sua corsa in testa alla classifica, con la prospettiva di poter vivere un’altra settimana favorevole: sabato ospiterà il Lecce, che ieri ne ha presi sei dalla Fiorentina, mentre Inter e Juve, seconda e terza, si affronteranno tra di loro, per di più dopo avere giocato un altro turno di Champions. La possibilità di allungare ancora là davanti è concreta, almeno nei confronti di una delle due. È vero che entro breve il calendario del Napoli diventerà difficilissimo (troverà Milan, Atalanta, Inter, Roma, Torino e Lazio tutte di fila tra fine novembre e inizio dicembre), ma arrivare a questo ciclo terribile con una classifica così bella trasmette fiducia, positività, entusiasmo. Anche perché le difficoltà del Napoli nel fare gioco possono diventare un inno all’ottimismo: se vince adesso che non è brillante, cosa combinerà quando comincerà anche a produrre un calcio più convincente, quello che Conte ha mostrato tante volte nella sua carriera?
Gli arbitri continuano a essere un caso: avevamo lasciato il campionato in mezzo agli errori e alle polemiche, dopo la sosta lo ritroviamo nella stessa situazione. Anche in questo fine settimana abbiamo visto di tutto: arbitri salvati dal Var e Var che non salvano gli arbitri, rigorini fischiati e interpretazioni difformi del regolamento, cartellini distribuiti in modo fantasioso. Sono rimasti negli occhi alcuni episodi clamorosi: la chiara espulsione di Romagnoli che Sacchi non ha visto dal campo; la gomitata di Douglas Luiz a Patric sottovalutata da tutti, arbitro e Var, prima del gol della Juve; il fallo subito da Coco al limite dell’area del Torino trasformato in punizione per il Cagliari (che grazie a quel calcio piazzato è passato in vantaggio). Ma ci sono state tante altre decisioni meno determinanti però sbagliate in modo evidente, marchiano, e in generale c’è stata una gestione incomprensibile di molti incontri, da Torino a Milano fino a Cagliari. Nessuno pretende la perfezione – anche se con l’aiuto del Var possiamo aspettarci che ci si vada vicino – ma il popolo del calcio ha bisogno di avere certezze: l’uniformità di giudizio è diventata imprescindibile”.