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·21 aprile 2023

Garrone: «Se il piano Barnaba fallisce, la Samp in Serie D»

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La situazione in casa Sampdoria è ancora lontana da risolversi con un cambio di proprietà. Con il CdA impegnato, a trovare le risorse necessarie per affrontare le prossime scadenze fiscali. Nelle ultime settimane è tornata a gran voce la possibilità di un intervento di Edoardo Garrone, ex patron blucerchiato prima della cessione a titolo gratuito del 2014 a Massimo Ferrero.

«La cessione della Sampdoria a Massimo Ferrero – ha dichiarato Garrone a Telenordfu un errore. Mi ritrovai tra l’incudine della tenuta della mia famiglia e il martello delle reazioni della piazza: dovetti scegliere l’incudine. Ma commisi un ulteriore sbaglio, compiendo un atto di eccessiva fiducia verso chi mi propose questa soluzione».


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A inizio dicembre 2013 muore Riccardo Garrone, padre di Edoardo, che ha prelevato la Sampdoria dai Mantovani con i blucerchiati in piena crisi sportiva, vicini alla Serie C e molto vicini al fallimento. Nello stesso anno la Erg, azienda delle famiglie Garrone-Mondini, è in seria difficoltà e cede una parte della raffineria Isab ai russi di Lukoil, con la situazione che si aggrava con la crisi post Lehman Brothers con la società energetica in perdita di 100-150 milioni di euro all’anno. A fine anno anche la minaccia di un’inchiesta giudiziaria per una presunta frode fiscale da oltre 800 milioni. Inchiesta superata senza accuse per la Erg ma che ha portato via «tempo e risorse per difenderci, pur nella convinzione che si trattasse di una situazione dalla quale saremmo usciti indenni, vista la trasparenza del nostro modus operandi” racconta Garrone.

In questa situazione c’era la Sampdoria che portava via altre risorse alla San Quirico, la holding delle famiglie Garrone-Mondini, con le risorse a disposizione dei blucerchiati che vengono dimezzate e passano da 20 a 10 milioni, appena dopo averne sborsati 50 in seguito alla retrocessione in Serie B con il paracadute, che all’epoca, era di soli 6 milioni. Quindi Garrone, che aveva già messo sul mercato la società, è costretto ad accelerare, sulla pressione della famiglia, per trovare un compratore che raccolga il testimone il più in fretta possibile.

Ed ecco arrivare l’avvocato Antonio Romei, socio di Simone De Martino, cognato di Edoardo Garrone, che individua, tra i suoi clienti, di un potenziale acquirente. «Qui commisi un nuovo errore – racconta Garrone – ovvero quello di rifiutarmi di prendere parte al negoziato e di delegarlo ai manager della San Quirico e agli advisor, di non pretendere di verificare sino in fondo la solidità e l’affidabilità di Ferrero e approfondire la due diligence e fidarmi dei riscontri ricevuti. Vidi Massimo Ferrero una sola volta e poi a giochi fatti il giorno del passaggio di consegne».

La San Quirico, con il passaggio di proprietà avvenuto per 1 euro, visto che era necessario specificare una cifra per il cambio di gestione, risparmia però 14 milioni di euro dopo l’abbattimento del budget, inizialmente previsto. «Può sembrare strano – continua Garrone –, ma Ferrero è peggiorato rispetto a come si era proposto inizialmente: il calcio può dare alla testa. Monitoravo i primi bilanci e vedevo che le cose andavano bene, al di là delle crescenti esibizioni quantomeno pittoresche del personaggio».

Nel 2018 il bilancio annuale della Samp recita +12 milioni di euro. Ed è proprio allora che Gianluca Vialli, insieme all’amico Fausto Zanetton attraverso la Special Purpose Acquisition Company, Tyfosi Capital, si interessa alla società blucerchiata, godendo del sostegno dei finanzieri statunitensi Jamie Dinan e Alex Knaster. Garrone racconta così quel periodo: «In piazza tra i tifosi affermai che la Sampdoria era un bene contendibile e che se Ferrero non avesse venduto allora sarebbe stato un pazzo… Pronunciai anche un’altra frase, è vero: farò quanto in mio potere, qualora un domani ce ne fosse bisogno, per non farla fallire. Che è diverso dal dire sinché ci sarò io non fallirà. Esistono delle regole, delle leggi e vanno rispettate».

Arriva la prima proposta: 72 milioni di euro, di cui 45 al momento del closing. La risposta di Ferrero non si fa attendere e, a sorpresa, è un secco no. La Tyfosi Capital non si arrende e ci riprova quando le cose iniziano a complicarsi, sia in società con la crescita dei debiti, sia sul campo con la formazione di Di Francesco che raccoglie solo 3 punti in 7 partite, ma l’offerta è al ribasso, «ma con l’ombrello di un’ulteriore protezione di 20 milioni da parte nostra in caso di eventuale retrocessione in serie B».

Da quel momento le cose peggiorano fra errori di mercato, commissioni agli agenti che crescono e la pandemia che colpisce tutto il mondo, con i prestiti dello Stato che alleviano leggermente la situazione, ma una grande risorsa per la Samp non c’è più: la cessione dei migliori giocatori che generano plusvalenze importanti che salvano i bilanci.

Vialli e i suoi continuano a insistere e il 27 ottobre provano il terzo affondo, questa volta coinvolgendo anche James Pallotta, uscito dalla Roma, grazie all’intermediazione di Franco Baldini, papà dell’attuale ds blucerchiato Mattia. Ma nulla da fare, Pallotta giudica troppo complessa la situazione della Samp, ringrazia e saluta.

Un mese prima Vialli incontra, su consiglio dell’ex compagno Ivano Bonetti, due sedicenti mediatori di uno sceicco della famiglia Al Thani. Nello stesso giorno, in serata, va in scena un incontro privato fra Vialli e Garrone con il primo che chiede un aiuto al secondo per raggiungere la presidenza della Sampdoria. Garrone interviene e scopre il bluff: «Mi ha fatto molto male ricevere l’accusa di avere sottratto a Vialli il suo sogno. Ma per rispetto della sua memoria questa pagina, fatta di messaggi, telefonate e confidenze, rimarrà sepolta per sempre nei miei archivi».

Si arriva così alla situazione attuale, fra un bond convertibile e il “piano” del finanziere Alessandro Barnaba che, secondo Garrone, rappresenta l’unica carta per garantire la sopravvivenza della Sampdoria. Mentre lo stesso Garrone definisce «un’ipotesi priva di ogni fondamento» quella che lo vorrebbe coinvolto in caso di fallimento della Samp in veste di amministratore occulto del club.

«La Sampdoria può essere salvata solo così – conclude Garrone – e a chi grossolanamente sostiene che debba farlo io dando i soldi a Ferrero sfugge il fatto che la legge non consente di compiere investimenti in perdita. E la Samp lo è. Non solo noi ma nessuno potrà mai effettuare un’operazione del genere, al di fuori delle norme. Per questo se il piano Barnaba non andrà a buon fine, alla Sampdoria non resteranno che il fallimento e la Serie D».

Nella giornata di venerdì, una parte del CdA della società blucerchiata è a Roma per sottoporre il piano di rientro alla FIGC, che deve valutarne la compatibilità con le norme federali. Compresa la disponibilità del paracadute in presenza della retrocessione in serie B (25 milioni, di cui appena 5 già scontati a bilancio: ne restano comunque 20, che alleggerirebbero il peso dell’investimento di Barnaba).

In base all’esito di questo vertice, il Consiglio di Amministrazione della Sampdoria potrebbe anche portare i libri contabili in Tribunale prima della conclusione della composizione negoziata, prevista per il 6 giugno, qualora accertasse l’impossibilità di onorare le imminenti scadenze finanziarie e quindi di garantire la continuità aziendale.

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