DirettaCalcioMercato
·22 ottobre 2024
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Vincenzo Grifo, italiano di Germania, ha rilasciato una lunga intervista a Gianluca Di Marzio, in cui parla anche della possibilità di ritornare in Nazionale.
Vincenzo Grifo, esterno del Friburgo, è uno dei nomi finiti nel dimenticatoio per quanto riguarda la nazionale. Il ragazzo, infatti, dall’inizio dell’era Spalletti non ha più ricevuto una convocazione a differenza di quanto fatto in passato da Mancini. Il classe ‘93, però, nell’intervista rilasciata a Gianluca Di Marzio, si è detto pronto a ritornare.
Parlando dell’inizio di stagione, l’italotedesco ha parlato così dei cambiamenti in corso: “Intanto voglio sottolineare il lavoro fatto da Streich in questi anni, da lui ho imparato molto sia come giocatore che come uomo. La dirigenza volevo una figura che conoscesse la filosofia del Friburgo e avesse l’euforia di un nuovo inizio. Ho giocato insieme Schuster fino al 2018 ed è stato il mio capitano fino a quando poi si è ritirato. Quando scegli un profilo del genere non sai cosa aspettarti all’inizio, questi primi risultati però gli stanno dando ragione, siamo a soli due punti dal primo posto”.
Su un suo possibile ritorno in Italia ha detto: “Né a me né ai miei procuratori però si è mai fatto avanti nessuno in modo concreto. Sono sempre state solo dicerie di mercato e chiacchiere di giornali. Nel calcio non si sa mai comunque, dovesse chiamare una grande squadra potrei pensarci, con tutto il rispetto per il Friburgo certo, ormai anche questa è casa mia”.
Su un possibile ritorno in maglia azzurra ha detto: “In questo momento mi sento in grande forma e ho fatto un’ottima preparazione. Potrei senz’altro fare bene. Per adesso non ci siamo sentiti con Spalletti direttamente, ma io ci credo sempre. Spesso sono stato inserito nelle pre-convocazioni e il contatto è sempre vivo. L’importante non è l’età, né il ruolo né altro, la verità sta sempre sul campo. Guarda cos’hanno fatto Bonucci e Chiellini solamente 3 anni fa”.
Come mai il legame con il numero 32? “Giocavo nell’Hoffenheim II e la prima squadra era in emergenza a causa di vari infortuni. Ci fecero fare una sorta di partita che valeva come provino per essere promossi in prima squadra. In quell’incontro mi diedero la maglia numero 32, io feci gol e assist e mi portarono stabilmente con i ‘grandi’. Da quel momento in poi la mia famiglia mi disse che quello doveva diventare il mio numero perché mi aveva portato fortuna quel giorno. Adesso il 32 mi dà sempre quella carica e forza in più, anche se il 10 mi piace molto…soprattutto in Nazionale”.
A proposito del 10, con l’Italia hai fatto l’esordio proprio con quel numero, cos’hai provato? “L’emozione è stata fortissima, in pochi possono dire di aver indossato quella maglia, è un numero pesante da portare sulle spalle. Pensare che sei in un gruppo ristretto con Totti, Del Piero, Baggio e Pirlo fa impressione”. Adesso quelle due cifre sono responsabilità di Pellegrini, pensi che le stia indossando bene? “Per avere questo numero devi decidere le partite, Pellegrini è il capitano della Roma ed è un grande giocatore. Anche Raspadori potrebbe portarlo, ha la qualità per risolvere le sfide”. E tu invece Vincenzo, saresti in grado di rindossare quella maglia? “(ride) Si, penso di poter giocare in quel ruolo dietro la prima punta, anche nel Friburgo abbiamo giocato spesso con il 3-5-2. A volte ho giocato anche da mezz’ala di centrocampo. Posso fare tutto in campo, tranne il difensore (ride di nuovo). Da un po’ ormai gioco sulla fascia sinistra, mi ci trovo bene e posso rientrare per tirare. Anche in posizione da ‘10’ mi sento a mio agio però, sono più libero di creare gioco”.