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·21 giugno 2022
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·21 giugno 2022
Con l’imminente inizio degli Europei Femminili 2022, stanno venendo a galla molte questioni riguardanti la gender equality nel mondo del calcio.
Una competizione internazionale che mette in luce quali siano le federazioni più attente a risolvere le disparità, evidenziando al contempo chi, ancora, fatica a livellare la distanza con gli uomini.
Siamo infatti in un periodo di transizione internazionale, durante il quale stanno cambiando molte cose, ma ad un ritmo non ancora accettabile.
Assistiamo, infatti, alla politica della Federazione Spagnola di riconoscimento degli stessi bonus a uomini e donne, al passaggio del calcio femminile italiano al professionismo, ma anche alle ultime notizie che arrivano dalla Francia, campanello di come il processo non sia ancora totalmente sulla strada giusta.
La FFF, la Federazione Calcistica Francese, ha infatti stanziato, secondo quanto riportato da L’Equipe, dei bonus per la nazionale femminile, attesa al debutto contro l’Italia il 6 luglio.
Le cifre hanno sollevato un polverone nazionale, essendo completamente inferiori rispetto a quelle riconosciute alla squadra maschile.
In caso di vittoria della competizione, infatti, le giocatrici riceveranno 24.000 euro ciascuna.
Una cifra che sembra essere importante, se non fosse che il bonus previsto per Benzema e compagni in caso di vittoria di Euro 2021 fosse di 300.000 ciascuno.
Una differenza netta che lascia poco spazio ad interpretazioni. Anche se, al contempo, va fatta anche una considerazione necessaria: in realtà la FFF sta applicando una percentuale uguale.
La Federazione ha infatti scelto di versare il 30% del montepremi UEFA sia agli uomini che alle donne. Solo che le sovvenzioni in questione, e qui sta il problema, variano moltissimo tra competizioni maschili e femminili.
Per fare un esempio che ci tocca da vicino, la scorsa estate la squadra di Mancini ha ricevuto 28,5 milioni di euro per la vittoria del torneo, mentre la nazionale che sarà capace di vincere la UEFA Women’s Euro England 2022 ne incasserà soltanto 2,8.
Differenze, quindi, che devono essere risolte partendo da politiche nazionali, ma che hanno nei vertici del calcio i propri tasti dolenti.
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