[FOOTBALL AFFAIRS] Foro Italico e Coppa Italia un successo, ma serve una strategia | OneFootball

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Calcio e Finanza

·14 maggio 2022

[FOOTBALL AFFAIRS] Foro Italico e Coppa Italia un successo, ma serve una strategia

Immagine dell'articolo:[FOOTBALL AFFAIRS] Foro Italico e Coppa Italia un successo, ma serve una strategia

La settimana che sta volgendo al termine ha visto Roma ergersi a centro nevralgico dello sport nazionale e non solo. Nello spazio di poche centinaia di metri, nell’ambito del parco sportivo del Foro Italico, si sono svolti sia i Campionati Internazionali di Italia di tennis (tuttora in corso) sia la finale di Coppa Italia tra Inter e Juventus all’adiacente Stadio Olimpico. Due eventi che non hanno fatto mancare un grande successo sia in termini di pubblico che di entrate. Il torneo tennistico della Capitale, considerato da molti (insieme a Montecarlo) il più bello e importante dopo i quattro del Grande Slam – Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open -, ha fatto segnare record storici di presenze. Il quotidiano Italia Oggi ha rivelato per esempio che martedì 10 maggio sono stati 34.404 gli spettatori paganti, mai così tanti in un solo giorno dai 33.721 del 16 maggio 2019, e anche gli incassi al botteghino sono tra i più alti di sempre, oltre i 15 milioni di euro complessivi al martedì, già superiori ai 13.256.000 totali della edizione 2019.

Chi era a Roma non ha potuto non notare la massiccia presenza di stranieri al Foro Italico, sintomo che tutto sta tornando alla normalità della pre pandemia se non meglio per il torneo. Pre-pandemia il solo torneo di tennis valeva per la città eterna un impatto di oltre 100 milioni di euro di indotto. Ora non siamo ancora a questi livelli soprattutto perché mancano gli americani e i giapponesi, i più alto spendenti, ma Vito Cozzoli, presidente e amministratore delegato di Sport e Salute ha spiegato che complice che prima del torneo di tennis, al Foro Italico sono già stati organizzati undici eventi, hanno prodotto 90 milioni di euro di indotto per la città.


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Non solo ma sempre negli eventi legati al torneo il ministro del turismo Massimo Garavaglia ha spiegato come lo sport possa e debba essere un driver per il turismo e l’economia dell’Italia. «Il bello del turismo e dello sport è che si mescola tutto. Abbiamo fatto ad esempio degli studi sui cammini, come la via Francigena. La motivazione maggiore per chi li compie è proprio la voglia di fare attività fisica. In questa prospettiva abbiamo cambiato la normale convenzione con il Giro d’Italia, abbiamo voluto farlo diventare un po’ come il Tour de France, ovvero un’occasione organizzata di promozione per l’Italia. Il cicloturismo in Italia vale cinque miliardi di euro all’anno», dice Garavaglia, «ma in Germania 20 miliardi di euro. E in quanto a clima e bellezze da vedere, l’Italia offre molto di più della Germania. Non vedo perché non possiamo arrivare a 20 miliardi anche noi, e i 15 che mancano sono un punto di Pil», ha spiegato Garavaglia.

Nello steso tempo la finale di Coppa Italia, tornata a mettere in scena il Derby d’Italia dopo 47 anni, non è stata da meno. Il match si è giocato in un Olimpico tutto esaurito con 67.944 spettatori presenti, che hanno fatto registrare il nuovo record di incasso per la Coppa Italia con un totale di 5.148.455 euro superando il primato precedente, 4,15 milioni di euro, il quale era stato segnato nel derby Inter-Milan dello scorso 19 aprile, valido per la semifinale di ritorno. E non solo allo stadio, perché la sfida tra nerazzurri e bianconeri è stata vista da 8,6 milioni di spettatori in tv con uno share tra i più alti delle ultime edizioni.

Ovvio quindi che al di là dell’Inter che ha vinto la Coppa Italia e di chi trionferà nel torneo tennistico, Roma è stata la vera vincitrice. Non a caso settimana scorsa la ricerca di un hotel diventava sempre più difficile man mano che ci si avvicinava all’area del Foro Italico/Olimpico pur nell’amplissima offerta di alberghi della Capitale. Senza scordare le entrate garantite dai consumi tra ristoranti, bar e negozi che le migliaia di tifosi arrivati nella Capitale hanno portato e senza dimenticare la Notte Bianca del tennis, ripristinata dall’amministrazione municipale dopo due anni di pandemia, che è andata in scena giovedì 12 maggio e che ha portato negozi e esercizi commerciali a tenere aperte le serrande sino alle 22. Aprendo quindi alla città l’atmosfera all’interno gioiosa del Foro Italico. Anche perché, sebbene qui nessuno metta in dubbio il maggior prestigio per esempio del Roland Garros rispetto agli Internazionali d’Italia, l’atmosfera del Foro Italico è sicuramente più gioiosa e festosa di quella, un po’ troppo altezzosa, che domina al Bois de Boulogne (si tratta pur sempre di un evento sportivo), Senza dimenticare che i marmi del Foro Italico non esistono in nessun altro comprensorio tennistico al mondo.

Detto questo però, sempre parlando di Parigi, va detto che presto la capitale transalpina replicherà con la consueta “grandeur” francese quanto fatto da Roma in questi giorni. Il 22 maggio inizierà il Roland Garros che, in quanto torneo del Grande Slam, durerà due settimane  -e non una sola come succede al Foro Italico -, raddoppiando nei fatto il periodo del big event sportivo. Inoltre, il 28 maggio Parigi ospiterà la finale di Champions League tra Liverpool e Real Madrid. I francesi infatti si sono buttati a capofitto sulla opportunità di organizzare la finale non appena hanno visto che San Pietroburgo, la sede designata in origine, era stata depennata dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ben sapendo del grande indotto che porta questo tipo di eventi: l’ultima edizione della Champions League pre-Covid – nel 2019 – aveva portato alla città di Madrid circa 123 milioni di euro, di cui almeno 66 milioni investiti nella capitale in settori come il tempo libero, l’alloggio, la ristorazione e i souvenir.

Un indotto quindi rilevante, soprattutto poi se una delle due protagoniste è una squadra inglese. Chi scrive ha assistito a un’altra finale tra Real Madrid e Liverpool, nel 2018 nell’adesso martoriata Kiev. Una città che quattro anni fa era stata letteralmente invasa dai tifosi dei Reds per quattro giorni garantendo incassi record a ristoranti, bar e hotel della città. Molti per altro erano arrivati in Ucraina senza biglietto solo per assistere da vicino all’evento e accontentandosi di vedere il match in televisione ma a pochi chilometri dallo Stadio Olimpiyskiy. Insomma se Roma potrà registrare un buon bilancio da questo settimane sportive Parigi ancora di più. Anche perché la capitale transalpina è molto più vicina e meglio collegata con l’Inghilterra di quanto non lo fosse Kiev.

D’altronde i numeri parlano chiaro e accaparrarsi l’organizzazione dei maggiori eventi degli sport più seguiti può rivelarsi una macchina da soldi per le città ospitanti (anche le costosissime Olimpiadi estive se gestite bene come a Londra nel 2012). Il primo Osservatorio sullo Sport System Italiano, pubblicato in marzo da Banca Ifis, ha mostrato per esempio che nel 2019, l’ultimo anno pre pandemia, le presenze agli eventi sportivi in Italia sono state 32 milioni e hanno generato una spesa complessiva di 7,6 miliardi di euro, pari a un contributo dello 0,42% del pil e al 7% del totale dei ricavi dello Sport System. In particolare il 50% della spesa complessiva è stata generata da italiani non residenti nel luogo dell’evento a fronte di un’influenza del 24% delle relative presenze. In parole povere i non residenti sono il 25% ma spendono per il doppio. Infatti le voci di spesa che contribuiscono maggiormente sono l’alloggio (335) la ristorazione (16%) e lo shopping (14%). La spesa diretta invece per l’accesso agli eventi (vendita biglietti) contribuisce per solo il 7% del totale.

Non è un caso che la Francia dal 2016 in poi (anno in cui organizzo gli Europei di calcio) si sia lanciata in una corsa sfrenata nell’organizzazione dei grandi eventi: Mondiale di calcio femminile nel 2019, Mondiale di rugby nel 2023, Olimpiadi a Parigi nel 2024, dove grazie alle numerose strutture già esistenti – dal Roland Garros al Palazzo dello Sport di Bercy, dal Parco dei Principi allo Stade de France all’ippodromo di Longchamp per non parlare degli altri impianti minori della capitale francese – potrà essere replicata la ricetta di Londra 2012 che permise al Regno Unito di chiudere con un beneficio netto l’avventura delle costosissime Olimpiadi estive. Inoltre sono state ospitate svariate finali di varie competizioni sportive: non solo la prossima finale di Champions League, ma anche la finale di Europa League a Lione nel 2018, la finale della Heineken Cup (la Champions League del rugby) nel 2016 a Lione e anche quest’anno a Marsiglia, oltre all’annuale appuntamento con la finale del campionato di rugby francese che riempie sempre all’inverosimile lo Stade de France e che nel 2016, siccome l’impianto parigino era impossibilitato ad ospitare l’evento a causa degli Europei di calcio, fece il sold-out nei 90mila posti del Camp Nou di Barcellona.

Il punto però è che questa strategia ha un costo e necessità di investimenti. Senza entrare nell’ormai annosa questione – e quasi scandalosa – degli stadi di calcio (ogni riferimento al nuovo stadio di Milano, dove ormai tutto sembra impantanato, è puramente voluto) è tutta l’impiantisca italiana a non reggere la competizione. Tornando al tennis, chi scrive ha avuto la fortuna di sedere nei posti più prestigiosi sia del Roland Garros sia del Foro Italico. Ebbene in Francia si trattava di un box scoperto da quattro persone che permetteva anche alle persone più alte di sedersi comodamente e godersi lo spettacolo. In Italia si trattava invece di posti sì molto vicini al campo ma molto stretti e alla lunga non comodi. Insomma se si vuole competere in un settore come lo sport che ha già mostrato di essere redditizio bisogna saper anche offrire servizi adeguati, almeno per quei clienti più facoltosi che possono garantire maggiori margini di guadagno all’organizzazione dell’evento.

Per non parlare dei molti disagi sopportati dai tifosi usciti dall’Olimpico dopo la finale di Coppa Italia. Sui social non sono stati poche le critiche per la scarsità di mezzi pubblici per tornare verso la città, per i taxi introvabili, i car sharing lontanissimi, gente che cercava di bloccare fisicamente le poche macchine che passavano per ore.

Tutto questo perché si possa e si debba arrivare a parlare di una vera strategia italiana per l’organizzazione degli eventi sportivi, pianificata, duratura nel tempo e che sappia competere con altre nazioni molto brave ad offrire questo tipo di servizi. E non solo accontentarsi di una splendida settimana in cui Roma tra calcio e tennis è stata il simbolo di una ripresa italiana nello sport post-pandemia.

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