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·27 marzo 2025
Fiorentina, De Gea: “Nell’anno fermo ho scoperto la felicità. Vedremo se resterò”

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·27 marzo 2025
Il portiere della Fiorentina David De Gea sta stupendo tutti e ha rilasciato alla Repubblica una lunga intervista.
Arrivato da svincolato nello scorso agosto, David De Gea si è messo subito in evidenza con la maglia della Viola. Il suo rendimento ha stupito tutti ed è alla ricerca di una conferma anche per la prossima stagione. Ecco la sua intervista alla Repubblica.
De Gea, perché la decisione di un anno sabbatico?
«Dopo aver giocato per così tanti anni ad altissimi livelli volevo soltanto stare un po’ tranquillo. Forse è stato il periodo più bello della mia vita. Ho potuto vivere intensamente la famiglia, mia moglie Edurne, mia figlia Yanay, vedere più spesso quegli amici che ero riuscito a vedere cosi poco negli ultimi anni. Mi spostavo da Madrid a Manchester e continuavo ad allenare testa e fisico».
E poi ha scelto Firenze.
«La città è splendida, la gente meravigliosa. Il club ha una storia unica, il Franchi mi emoziona, lo trovo bellissimo e molto caldo. Ho subito detto di sì. E poi, il campionato italiano mi ha sempre attirato».
Come le sembra la serie A?
«Adoro l’Italia. Lo stile di vita, la lingua, il clima, il cibo. La serie A è più lenta, vero, ma ci sono più tattica e strategia rispetto alla Premier dove contano molto di più l’intensità e il ritmo».
Ha dei rimpianti?
«Con l’Atletico ho vinto due titoli europei, dopo molto tempo. Sono arrivato a Manchester come un ragazzino che crede di sognare e apre gli occhi trovandosi in uno dei club più grandi del mondo. Sono cresciuto come uomo e come giocatore. Soltanto quando mi sono fermato sono riuscito a dare valore a tutto questo».
Come è cambiata la vita dei calciatori in questi anni?
«È tutto cambiato. Non è facile far comprendere ai tifosi che non si può rimanere sempre nello stesso club per tanti anni. Rispetto a qualche anno fa hanno molto più spazio le ambizioni personali. Una volta i senatori venivano rispettati dai più giovani, adesso può capitare che un ragazzino quasi non ti saluti. È cambiata la vita, non solo il calcio. Mi reputo un leader e su alcuni principi non scendo a compromessi».
Tipo?
«Dopo una sconfitta non voglio parlare con nessuno. Silenzio e riflessione finché non torno a casa. Invece in passato ho visto compagni ai quali non fregava niente, ridevano e scherzavano senza pensare ai tifosi e ai loro sacrifici. La mia mentalità, e l’ho ribadito anche a Firenze, è una: vincere, vincere, solo vincere».
A proposito: la vittoria con la Juve è la sua prima gioia in Italia?
«Avevo capito fin dal primo giorno l’importanza di questa gara. Stadio pieno, 3-0, brividi».
Cosa le piace del progetto viola?
«Tutto. Dal Viola Park, dove ho anche vissuto i primi due mesi, fino al legame con il presidente Commisso e il tecnico Palladino. Hanno ambizione e prospettiva. Vogliamo spingerci più in alto possibile, centrare l’Europa. E provare a vincere la Conference».
Come ha iniziato a giocare?
«Da bambino per strada, poi nel fútbol sala, il calcetto. Ero più veloce rispetto a adesso. Un giorno mio padre, che era stato un portiere, mi comprò una porta e iniziai a tuffarmi».
Si parla spesso della solitudine dei numeri uno, la conosce?
«Tante volte mi sono ritrovato da solo. Da piccolo se prendevo un gol sentivo il giudizio di chi era sugli spalti. Poi il passaggio dalla porta da calcio a 7 a quella regolare: la guardavo, mi sembrava enorme. Non ci si rende conto di quanto lo sia a quell’età. Adesso sono cresciuto, maturato. Ma la porta è sempre grande e il pallone a volte piccolo piccolo».
Qual è il primo aspetto che nota in un portiere?
«La reattività, come cade, come blocca il pallone. Ammiro diversi portieri attuali, da giovane mi fermavo a osservare gli altri da dietro la rete cercando di rubare con gli occhi i loro punti di forza».
Si gioca troppo con i piedi?
«Penso si dia troppa importanza a questo particolare. Conta, certo, ma prima di tutto il portiere deve essere bravo con le mani. E mentalmente, il mio vero pregio».
Ha giocato con fuoriclasse assoluti: i migliori?
«Van Persie, Cristiano Ronaldo, Rooney, Ibra, Lukaku. Quando in partitella non mi segnavano, però, si disperavano anche loro».
Cosa ha pensato quando ha visto accasciarsi Bove?
«È stata durissima. Edoardo è un ragazzo meraviglioso, ci siamo sentiti spesso quando era in ospedale. Ci ha tranquillizzati e adesso fortunatamente sta bene. Spero possa continuare a giocare a calcio, il suo grande amore, ma quel che conta è che stia bene».
Pensa mai al giorno del ritiro?
«Ogni tanto, so che arriverà ma non mi preoccupa. C’è tempo, però: sto bene, mi sento in forma. Qui vivo alla grande e adoro rimanere in casa. Riposo, leggo e guardo gli anime, una mia grande passione. Poi gioco a Rainbow Six alla PlayStation e giro la città».
Resterà alla Fiorentina?
«Ho firmato per un anno e il club ha l’opzione per il rinnovo (a ingaggio raddoppiato, 2.4 milioni di euro, ndr). Sono contento a Firenze, sono felice di essere alla Fiorentina, prima però conta terminare al meglio la stagione».
Lei ha 16 milioni di follower: che rapporto ha con la celebrità?
«A volte bisogna farci i conti, ma non mi spaventa. Ma non mi nego mai, specie ai bambini: sognano e hanno il diritto di farlo».
Ci ha parlato di sua figlia: che futuro immagina per lei?
«Vorrei diventasse una donna autonoma, libera, che si sappia guadagnare ogni passo della sua vita. L’amore della sua famiglia ci sarà sempre e l’accompagnerà in ogni scelta».
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