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·16 marzo 2023

FIFA: l’Infantino bis parte dal Ruanda, tra innovazione e repressione

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Che paese è oggi il Ruanda, dove Gianni Infantino ha ricevuto oggi il secondo mandato come presidente della FIFA?

Nel Congresso Internazionale della FIFA che è cominciato oggi Gianni Infantino, unico candidato, ha ottenuto il secondo mandato come numero uno della principale organizzazione mondiale del calcio. Il congresso, come detto qualche giorno fa, si tiene a Kigali, capitale del Ruanda. Si tratta della quarta volta che l’evento si tiene Africa, dopo il Marocco, Sud Africa e Mauritius. Una scelta sicuramente particolare quella di ospitare un congresso così importante in un paese calcisticamente periferico.

Il paese è in mano al presidente Paul Kagame dal 2000 e confermato per tre  mandati consecutivi – un buon auspicio per Infantino? – ed è ancora adesso principalmente noto nell’opinione pubblica per la guerra civile tra la popolazione Hutu e Tutsi e il genocidio di questi ultimi, con oltre mezzo milione di morti in pochi giorni. Per tutto il suo mandato, Kagame ha lavorato per lo sviluppo del paese, puntando a renderlo uno Stato a reddito medio con un piano ventennale. Il Ruanda è diventato una nazione in cui il settore turistico è in crescita, partendo dal Parco Nazionale dei Vulcani, uno degli ultimi habitat sul pianeta dei gorilla di montagna. E in tutto questo lo sport sta giocando un ruolo fondamentale.


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In una puntata del podcast Trame, condotto da Dario Saltari, viene stilato un profilo sul paese africano, in correlazione alla decisione del governo britannico di deportare in Ruanda i migranti, una scelta impopolare come il caso Lineker ha dimostrato. Ecco alcuni spunti interessanti che si possono trarre.

SPORTWASHING

Come abbiamo visto nel caso del Qatar, lo sport è un grande veicolo per piazzare un paese sul planisfero politico e da anni il Ruanda sta lavorando in quella direzione. Il primo passo fu l’organizzazione, non fortunata, della Kagame Inter Club Cup: una sorta di Champions League dei paesi del Centro Africa. Con il tempo il Ruanda è riuscito anche a diventare sponsor dell’Arsenal – di cui Kagame è un grandissimo tifoso e accanito commentatore su Twitter – e del PSG, il cui viaggio a vedere i gorilla nel Parco Nazionale dei Vulcani è stato ripreso dai social dei parigini. Non soltanto calcio però: nel 2021 Kigali ha ospitato la stagione inaugurale della Basketball Africa League, la prima lega continentale di basket sponsorizzata dall’NBA e già nel 2018, sempre nella capitale, si era tenuto il camping NBA Giants of Africa. Nel 2019 Kagame era presente alla Oracle Arena di Oakland per seguire i play off tra Golden State (altra sua passione) e Houston Rocket. Un altro grande traguardo per il paese sarà nel 2025 quando ospiterà, per la prima volta in uno stato africano, il mondiale di ciclismo.

RUANDA: TRA INNOVAZIONE E REPRESSIONE

Paul Kagame era un rescapé: un Tutsi rifugiatosi in Uganda quando i belgi lasciarono il paese in controllo alla maggioranza Hutu (dopo decenni in cui i ruoli di comando, su decisione sempre del Belgio, erano stati dati alla ricca minoranza Tutsi). Dopo la guerra civile del 1994 a capo del Fronte Patriottico Ruandese, liberò il paese dalla precedente dittatura. Nominato vicepresidente del paese, nel 2000 venne eletto presidente e modificò la costituzione per rimuovere il limite di mandati. Preso il potere attuò una politica di agevolazioni internazionali, facendo leva sull’occidente che aveva assistito inerme al genocidio Tutsi e lavorando per ripulire l’immagine del paese.

Oggi il Ruanda è un paese di luci e ombre. È un paese ecologico e plastic free, pacificato ed in crescita. È anche uno Stato che ha puntato molto sulle donne, che dal 2013 hanno accesso libero all’aborto e una rappresentanza parlamentare tra le più alte al mondo. La capitale Kigali cresce con ambiziosi piani di sviluppo edilizio che vogliono trasformale il Ruanda nella Singapore d’Africa. Le ombre però ci sono, proprio partendo dai progetti di rinnovo della capitale, dove le baraccopoli vengono abbattute per far spazio ad appartamenti di lusso, ma senza che ci sia un piano di rilocazione degli abitanti delle bidonville. Il Ruanda è un paese che non ha ancora fatto i conti con il proprio passato e dove parlare in maniera critica del presente è impossibile. Si tratta infatti del penultimo paese africano per libertà di parola dopo l’Eritrea. Le carceri pullulano di oppositori di Kagame, tra cui il più celebre è Paul Rusesabagina.

La sua vicenda durante la guerra civile e il genocidio, in cui salvò centinaia di Tutsi e Hutu moderati, è stata raccontata nel film Hotel Rwanda, rendendolo un eroe nazionale e una figura di primo livello internazionale: nel 2005 venne premiato dal presidente americano Bush con la Medaglia Presidenziale della Libertà. Diventato nel frattempo cittadino belga, è sempre stato molto critico nei confronti di Kagame. In occasione di un viaggio di affari a Dubai venne catturato, ricondotto in Ruanda con una vaga e confusa accusa di terrorismo e condannato, nel settembre 2021, a 25 anni di carcere. In termini di politica estera il paese ha buoni rapporti con l’occidente, ma molto tesi con la Repubblica Democratica del Congo, che ha accusato il Ruanda di armare il gruppo gruppo ribelle M23 attivo nel Nord Kivu. Proprio quella zona, al confine tra i due paesi, in cui è morto il 22 febbraio 2021 il diplomatico italiano Luca Attanasio.

La FIFA ha scelto il Ruanda per dare il via al secondo mandato di Infantino. Una scelta controversa, come ci ha abituato da tempo. Tra luci e ombre, sembra che il calcio, e Infantino in particolare, siano sempre più spesso chiamati a giocare ruoli decisivi nel panorama geopolitico.

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