PianetaSerieB
·18 ottobre 2024
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Arrivato in punta di piedi nonostante uno status comprovato dal merito del percorso, Gian Marco Ferrari è approdato in quel di Salerno per iniettare esperienza, affidabilità e una massiccia dose di positività in un contesto che, dopo un anno davvero complicato, desiderava ritrovare fiducia e certezza.
Auspici che noi spettatori abbiamo inevitabilmente visto barcollare dopo l’improvviso ma immediato tuono generato dall’addio a inizio luglio di Sottil e la conseguente nomina di Martusciello come nuovo tecnico. Ricostruire subito dopo l’avvio della ricostruzione, un barcollante sciolingua avverso a qualsiasi declinazione di progettualità.
Ferrari quel tumulto non l’ha vissuto da tesserato della Salernitana, perché l’ufficialità del suo tesseramento è arrivata solo il 30 agosto. In panchina due giorni dopo contro il Mantova, le chiavi della retroguardia gli sono poi state consegnate a partire dalla giornata successiva, la quinta, e da quel momento non hanno più cambiato custode.
Messo al centro della difesa con Bronn come compagno di battaglie, Ferrari ha immediatamente acquisito un ruolo apicale nel gioco di una squadra, quella campana, ancora alla ricerca della propria forma definitiva, come rivelato da prestazioni che hanno mostrato una netta alternanza di cose sia frizzanti che spente, tanto interessanti quanto opache, con discreti picchi ma momenti di sterilità. La Salernitana, dunque, deve lavorare, ma in questo processo Ferrari sembra essere un elemento imprescindibile qualsiasi sia la forma definitiva che il sodalizio campano acquisirà.
Come ampiamente dimostrato durante la sua carriera, l’ex Sassuolo nell’arco della stessa partita – assist derivante dal titolo – è chiamato a indossare (e sa farlo molto bene) sia lo smoking che la tuta. Primo nell’intera cadetteria per percentuale di passaggi completati (ben il 92,1%, un dato clamoroso, fonte fbref.com), Ferrari è al contempo presente quando bisogna assorbire le offensive avversarie, dimostrando quella forma di praticità connaturata nel suo mestiere quando l’estetica può abdicare all’altare della necessità.
Un inserimento, dunque, che ha decisamente fatto bene alla Salernitana, che in questo calciatore ha trovato un’ancora alla quale aggrapparsi in quella che, pur non essendo una dichiarata tempesta, è senza alcun dubbio una fase che richiede applicazione, perseveranza e capacità di saper gestire i momenti. Tratti che a Gian Marco non sono mai mancati.