Juventusnews24
·14 dicembre 2024
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Tra i colpi della Juventus Next Gen nel mercato estivo spicca quello di Giacomo Faticanti, talento nato nel settore giovanile della Roma, che ha iniziato a mostrare le sue grandi qualità nelle sue ultime uscite in bianconero. Il classe 2004 ha vinto lo Scudetto Under 17 con i giallorossi che erano allenati da Fabrizio Piccareta, tecnico di grande esperienza nei settori giovanili e vice di Di Canio nelle esperienze in Inghilterra, che Juventusnews24.com ha contattato in esclusiva per parlare del talento bianconero.
Lei ha conosciuto Giacomo ai tempi della Roma. Quali erano le prime qualità che spiccavano quando lo allenava?
«Sicuramente l’intelligenza, la maturità spiccata e inusuale per un ragazzo di quell’età. Io l’ho iniziato ad allenare da sotto età quando aveva 16 anni e la prima cosa che si notava in lui era proprio questa maturità che lo faceva sembrare molto più vecchio di quello che in realtà era la sua età. Era un segno di grande personalità, è sempre stato il capitano nelle squadre giovanili della Roma e un leader rispettato dai compagni sia in campo che fuori».
Come descriverebbe il suo stile di gioco e quale contributo portava alla squadra, sia dentro che fuori dal campo. Che tipo di ragazzo è?
«Il suo stile di gioco è quello di un centrocampista centrale essenziale che lascia poco allo spettacolo. Un giocatore lineare, che vede gioco e tracce di passaggio importante. Non è un giocatore dinamico ma veloce di testa. Questo suo modo di interpretare il ruolo lo portava ad essere sempre al centro del gioco ed essere un elemento imprescindibile. Fuori dal campo Giacomo è un ragazzo di grandissima educazione, equilibrato, sempre positivo nei confronti dei compagni ma anche dell’allenatore. È un ragazzo che ha voglia di imparare, di migliorarsi, cresciuto a pane e calcio e che ha dei valori importanti anche umani come si può notare in ogni allenamento. Un ragazzo veramente di spessore».
Dal punto di vista tecnico e tattico, quali erano i margini di miglioramento principali che identificava in lui? Se l’ha seguito nel suo proseguo di carriera, quali sono le caratteristiche in cui può ancora migliorare?
«Nel periodo in cui io l’ho allenato i suoi margini di miglioramento erano legati a una possibile maggiore dinamicità ma questo fa parte anche della sua struttura fisica. Essendo stato sempre un ragazzo sempre preciso e molto ordinato, tendeva all’epoca a giocare sempre più in maniera conservativa. Cercai di liberarlo un po’, a muoversi maggiormente per il campo. Mi diede ascolto e questo lo aiutò ad essere più determinante venti metri più avanti, anche con degli assist. Credo, e spero, che questo miglioramento lo possa aiutare anche adesso con la sua nuova esperienza».
Che impressione ha avuto del suo passaggio alla Juventus Next Gen? È la scelta giusta per Giacomo anche in vista del diritto di riscatto dei bianconeri?
«Il passaggio alla Juventus Next Gen è importante per lui. Alla Roma c’erano molte aspettative su di lui, è sempre stato considerato un predestinato, un ragazzo che aveva anticipato i tempi, giustamente viste le sue qualità. Giacomo è un giocatore che può fare la fortuna di una squadra che cerca di dominare il gioco, ha una capacità di controllo e di legare i reparti. Fa più fatica in squadre che devono soltanto difendere ma lui dà equilibrio e penso che, per il suo tipo di percorso, questo passaggio in bianconero sia fondamentale».
Se ha seguito qualche partita di Giacomo in bianconero, come lo sta vedendo dal punto di vista atletico. Sta esprimendo quel potenziale che vedeva in lui all’epoca?
«Lo seguo anche se non ho ancora avuto l’opportunità di vedere le sue partite. Ho visto che negli ultimi match è riuscito a conquistarsi un posto da titolare e questo mi dà la misura della sua crescita. Dal punto di vista atletico è sempre stato strutturato, credo che possa solo migliorare. Sicuramente può migliorare negli inserimenti, nell’essere più pericoloso in zona tiro perché ha un calcio importante ma forse lo sfrutta ancora poco per quello che può essere la sua capacità di realizzazione, perché potrebbe segnare 4-5 gol all’anno».
Quale consiglio darebbe oggi a Giacomo Faticanti per continuare a crescere e affermarsi in bianconero?
«È il consiglio che gli ho sempre dato. Essere professionale, come è sempre stato, non abbattersi nei momenti difficili perché ne ha avuti e altri ne verrano ma in questo momento sta riscuotendo qualche soddisfazione che gli era stata un po’ negata nelle ultime stagioni. Deve affidarsi all’esperienza di giocatori importanti come Poli, che ho allenato quando era ragazzo. Anche Fabrizio quando aveva l’età di Giacomo era sulla stessa falsa riga, un ragazzo prematuro e sono felice che si sono incontrati perché credo che possa essere un grande supporto. Deve quindi continuare a migliorare, ascoltare i consigli dei giocatori più esperti e dell’allenatore».
Le difficoltà che ha avuto Giacomo dopo l’addio alla Roma sono dovute a un passaggio magari troppo veloce nel calcio dei grandi? Se ci fosse stata una seconda squadra a Roma magari il discorso sarebbe stato diverso…
«Non sono state dettate per il passaggio prematuro, anzi. Credo che un giocatore come lui abbia perso un anno, se non due, nel giocare in Primavera dove spadroneggiava. Quindi se avesse avuto la possibilità di giocare con i grandi prima, adesso avrebbe magari già un’esperienza diversa e potrebbe essere più maturo da questo punto di vista. L’assenza di una seconda squadra alla Roma, non solo per lui, può essere stato un limite perché molti ragazzi che ora non sono più in orbita giallorosa, con una squadra B sarebbero cresciuti ma queste sono scelte societarie e non si discutono».
Si ringrazia Fabrizio Piccareta per la disponibilità e la gentilezza mostrate in questa intervista.
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