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Riserva di Lusso

·11 febbraio 2023

Famalicão-Gil Vicente, un derby da letteratura

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Il Minho è una regione del nord del Portogallo, che coincide sostanzialmente con il distretto di Braga, il terzo distretto del paese per densità calcistica, dopo quelli di Lisbona e Porto, che attualmente vanta quattro squadre in Primeira Liga. La rivalità più sentita della regione è quella fra le due squadre dei due centri più importanti, Braga e Guimarães, a tal punto che il Braga e il Vitoria SC non possono giocare in casa nello stesso turno di campionato, per evitare l’eccessivo dispiegamento di forze dell’ordine che sarebbe necessario a evitare scontri fra le due tifoserie. Le altre due squadre, Famalicão e Gil Vicente, danno invece vita a una rivalità certamente più pacata, sia dal punto di vista della sicurezza che dei risultati sportivi, una rivalità che, per i motivi che leggerete fra poco, potrebbe essere degna di uno scambio di opinioni in un caffè letterario.

Domenica pomeriggio, i tifosi del Gil Vicente dovranno percorrere solo una ventina di chilometri per raggiungere l’Estadio Municipal de Famalicão, che sarà teatro (parola usata non in modo casuale) del secondo derby della stagione. Ci sono tanti motivi prettamente calcistici per interessarsi a questa partita (il risultato dell’andata non è uno di questi). Ad esempio, il Famalicão è l’ex squadra di Charles Pickel, che prima di diventare un fedelissimo di chiunque sieda sulla panchina della Cremonese formava qui una solida diga davanti alla difesa, assieme ad un figlio d’arte, il mediano classe 2000 Gustavo Assunção, figlio di Paulo, ex Porto e Atlético Madrid. Il centravanti di quella squadra era invece Simon Banza, che i tifosi della Fiorentina impareranno a conoscere perché dalla scorsa estate veste la maglia del Braga. Il Gil Vicente, invece, quest’estate ha partecipato, in maniera totalmente fallimentare, ai preliminari di Europa League, conquistati sul campo la scorsa stagione grazie al quinto posto in classifica, che è anche il miglior risultato della storia del club. La stella di quella squadra era Samuel Lino, ala brasiliana che oggi gioca nel Valencia, in prestito dall’Atlético Madrid, che lo ha prelevato sempre in estate, dopo che era diventato, con 27 gol, il settimo marcatore della storia del club, dietro a Simy Nwankwo. Niente di tutto ciò, però, è in grado di rendere Famalicao-Gil Vicente una sfida dal fascino unico come quello che state per leggere. Mettete comodi, sarà una luuuunga storia.


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Uno scorcio del piccolo (appena poco più di 5000 posti) ma sempre caldo teatro che farà da cornice a Famalicao-Gil Vicente (Foto: profilo facebook Famalicao)

Gil Vicente, dove il calcio è più teatrale

Il Gil Vicente ha sede a Barcelos, una cittadina di circa 130 mila abitanti di cui potreste aver sentito il nome solo ed esclusivamente perché è qui che è nata la leggenda del Gallo di Barcelos, che è poi diventato uno dei più conosciuti simboli del Portogallo,, tanto che è molto probabile che in casa ne abbiate uno, portatovi come souvenir da qualche parente o amico che è stato in vacanza in qualunque città portoghese. Molto brevemente, la leggenda è ambientata nel Medioevo e narra che un mercante galiziano, di passaggio a Barcelos perché sulla strada che porta a Santiago de Compostela, fosse stato ingiustamente arrestato di un crimine che le autorità giudiziarie del villaggio non riuscivano a risolvere. Prima di essere giustiziato, il mercante era riuscito ad ottenere un udienza dal giudice e lo aveva avvisato che il gallo arrosto presente sulla tavola della stanza avrebbe cantato nel momento in cui lo avrebbero giustiziato. Ignorato da tutti, il mercante era stato poi effettivamente messo alla forca, ma era sopravvissuto grazie ad un nodo fatto male. Vedendo il gallo cantare, il giudice era poi corso a liberarlo. Dopo un po’ di tempo, si dice, il mercante era tornato a Barcelos per costruire un monumento raffigurante il gallo che lo aveva salvato, monumento tuttora presente in città.

Ora, il Gallo di Barcelos è solo il simbolo della squadra, ma il nome ha tutt’altra origine ed ha a che fare con la sua fondazione nel 1924. I fondatori erano infatti un gruppo di amici che solevano ritrovarsi a giocare in un campetto vicino al teatro della città, il Teatro Gil Vicente, chiamato così in omaggio a colui che è considerato il fondatore del teatro moderno portoghese. Gil Vicente è stato un personaggio così importante che, vista l’assenza di certezze sul suo luogo di nascita, diverse città se ne disputano il titolo di città natale: Barcelos, la vicina Guimarães, Lisbona e la regione della Beira, a nord di Lisbona e a sud di Porto. Prima di lui c’erano stati altri drammaturghi in Portogallo, ma nessuno era riuscito a rendere il teatro così rilevante come ha fatto Gil Vicente nel XVI secolo. La sua prima opera conosciuta, il Monologo do Vaqueiro, gli era subito valso le grazie della famiglia reale ed è univocamente considerato la nascita del teatro portoghese. Le sue opere sono state pubblicate in un’unica edizione dal figlio e possono essere suddivise in farse, commedie e tragicommedie. L’elemento comune a tutta la sua produzione è la satira con cui si prende gioco della società di allora. La sua grandezza, però, se vogliamo, va oltre la letteratura. Quanti artisti possono vantare di aver dato il nome a una squadra di calcio professionistica?

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Il preliminare, seppur senza storia, con l’AZ rimane comunque uno dei punti più alti della storia del Gil Vicente (Foto: ED VAN DE POL/ANP/AFP via Getty Images – OneFootball)

Famalicão, la più romantica delle squadre di calcio

Vila Nova de Famalicão è stata invece la residenza di uno dei più grandi esponenti, se non il più grande, del romanticismo portoghese: Camilo Castelo Branco. La traduzione del suo cognome è “castello bianco”, ma la sua vita è stata tutt’altro che immacolata, calma e solitaria, un nomen omen al contrario. Nasce a Lisbona, nel Bairro Alto, che oggi, di sera, si trasforma in una sorta di labirinto della perdizione, nel 1835. Perde la madre a due anni e il padre a dieci e viene cresciuto prima da una zia, poi dalla sua sorella maggiore, nei pressi di Vila-Real. Si sposa a 16 anni e si separa ancor prima di iniziare l’università. Si iscrive all’università di Porto, prima a medicina, poi a diritto, ma passa la maggior parte del tempo nei caffè letterari della città. Si innamora prima di una suora, poi di una donna sposata, Ana Plácido, che seduce e rapisce. I due adulteri vengono catturati e imprigionati a Porto, dove Castelo Branco fa amicizia con una sorta di Robin Hood portoghese, il generale Zé do Telhado. Ana e Camilo vengono assolti, vanno a vivere assieme in un paesino vicino a Vila Nova de Famalicão e fanno due figli. In quegli anni frequenta spesso un hotel nella vicina Póvoa de Varzim, dove si infatua di una ballerina spagnola, si da al gioco d’azzardo per poterla pagare e perde tutto. Si ammala di neurosifilide, che lo rende cieco e, a fine maggio 1890 invia una lettera a un luminario dell’oftalmologia chiedendogli di visitarlo. Dopo la visita, quando il dottor Magalhães Machado è ancora sull’uscio, si spara un colpo in testa. Si dice che fosse tutto premeditato e da lui organizzato perché ci fosse un testimone e la moglie non venisse accusata di omicidio.

Durante la prigionia a Porto scrive la sua opera più conosciuta, ispirata alla sua storia d’amore (al momento impossibile), fra lui e Ana Plácido: Amor de Perdição (tradotto anche italiano col titolo Amor di Perdizione). La trama è una sorta di Romeo e Giulietta portoghese: Simão Botelho e Teresa de Albuquerque si amano ma appartengono a due famiglie rivali. Simão viene mandato a studiare a Coimbra e Teresa viene prima promessa sposa a un amico di famiglia, poi, al suo rifiuto di sposarsi con qualcuno che non sia Simão, mandata in convento. I due non riusciranno praticamente mai a vedersi fino a che Simão si ritrova di fronte il suo rivale in amore Baltasar e lo uccide. Non scappa, anzi si consegna alle autorità e viene condannato alla forca. Suo padre, che era un influente magistrato, prima rifiuta di salvarlo, poi ottiene di mandarlo in esilio in un territorio d’oltremare, a Goa. A differenza di Romeo e Giulietta, nella morte di Simão e Teresa non c’è alcun malinteso. Lei muore guardando, dalla finestra della sua cella nel convento di Porto, la nave che trasporta Simão passarle davanti e allontanarsi lungo il fiume Douro verso l’oceano. Lui si lascia morire poco dopo, sulla nave, rifiutando qualunque tipo di cura.

I due giovani sono originari di Viseu, ma la storia reale che ha ispirato l’opera, il vero Amor de Perdição è quello fra Castelo Branco e Ana Plácido che, una volta fuori dalla prigione di Porto decidono di stabilirsi a Vila Nova de Famalicão, dove 67 anni dopo verrà fondato il Futebol Clube de Famalicão, che guarda a caso fa rima con il titolo del romanzo. Nasce così il coro dei tifosi del Fama (così lo chiamano affettuosamente), “Famalicão, o meu amor de Perdição”, che diventerà poi motto e hashtag ufficiale che accompagna le partite della squadra. Sfido chiunque a trovare un coro più romantico e colto di questo.

Famalicao-Gil Vicente, il primo derby

Il primo incrocio di cui abbiamo traccia fra Gil Vicente e Famalicão risale al 1943 e fu vinto 1-0 dai rossoblù di Barcelos. Potremmo però dire che Gil Vicente e Famalicão si siano incontrati in via letteraria già nel 1881, prima della nascita delle due squadre. Ma come, se il teatro di Gil Vicente e i romanzi di Castelo Branco distano di oltre due secoli? Si dà il caso che vi sia un dibattito ancora aperto sul fatto che Gil Vicente, oltre che poeta e drammaturgo, fosse anche orafo. Nel 1881, dalla sua casa di Vila Nova de Famalicão, anche Castelo Branco era entrato nel dibattito, nel quale sosteneva la fazione del “No”, pubblicando il suo “Gil Vicente, embargo alle fantasie del signor Teofilo Braga” ed entrando quindi in polemica con quest’ultimo che sosteneva invece il “Sì”.

L’ultimo derby, in casa del Gil Vicente, è finito invece a reti inviolate. A quello di domani ci arriva da leggermente favorito il Famalicão: impensabile a inizio stagione, così come impensabile era che, a questo punto del campionato, la quinta classificata dello scorso anno e un progetto ambizioso, la cui proprietà possiede anche il 33% dell’Atlético Madrid, si sarebbero giocati la permanenza in Primeira Liga. Il prossimo capitolo andrà in scena domani pomeriggio alle 16.30 e potrebbe anche essere l’ultimo dato che chi ne uscirà sconfitto sarà seriamente a rischio retrocessione o, per dirlo in termini letterari, perdizione. Non ci resta che girare la prossima pagina di questa storia e scoprire se sarà l’amore del tifosi del Famalicão a trionfare, come nella più romantica delle fiabe, o chi muove i fili del futebol metterà in scena il più classico dei coups de théatre alla Gil Vicente.

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