ESCLUSIVA PSB – Il preparatore atletico Matarangolo: “Marino è un innovatore, apprezzo la sua forte personalità. La mia è una figura fondamentale, ecco perché” | OneFootball

ESCLUSIVA PSB – Il preparatore atletico Matarangolo: “Marino è un innovatore, apprezzo la sua forte personalità. La mia è una figura fondamentale, ecco perché” | OneFootball

In partnership with

Yahoo sports
Icon: PianetaSerieB

PianetaSerieB

·11 luglio 2025

ESCLUSIVA PSB – Il preparatore atletico Matarangolo: “Marino è un innovatore, apprezzo la sua forte personalità. La mia è una figura fondamentale, ecco perché”

Immagine dell'articolo:ESCLUSIVA PSB – Il preparatore atletico Matarangolo: “Marino è un innovatore, apprezzo la sua forte personalità. La mia è una figura fondamentale, ecco perché”

Nel calcio moderno, dove i ritmi sono sempre più serrati e la prestazione fisica è spesso ciò che fa la differenza in una partita, il ruolo del preparatore atletico è diventato centrale. Dietro ogni squadra c’è un lavoro nascosto, ma fondamentale: quello di chi cura ogni dettaglio dell’allenamento, della prevenzione e del recupero. Per parlare di questo importantissimo ruolo e delle caratteristiche sotto l’aspetto fisico della Serie B, è intervenuto in ESCLUSIVA ai nostri microfoni Donatello Matarangolo, preparatore atletico che vanta molte stagioni in cadetteria, con quasi 500 presenze, e che conosce questa categoria molto bene. Di seguito l’intervista completa:

Ci racconta la figura del preparatore atletico?


OneFootball Video


“Nel calcio attuale è una figura fondamentale, perché determina la stagione, siccome questo sport oggi è basato molto sulla fisicità. Un preparatore atletico forte riesce a esprimere al massimo i calciatori. Prendiamo per esempio la Serie B: è un campionato muscolare, di gamba, e interminabile, quindi bisogna conoscere le caratteristiche dei giocatori a disposizione per sviluppare degli allenamenti che li aiutino a interpretare con la giusta intensità le partite”.

Con tanto studio e dedizione, lei ha creato un suo metodo, ce lo spiega?

IL METODO – “Ho studiato tanti staff all’estero e ho creato un metodo, che ho soprannominato ‘metodo contestualizzato al modello di gioco’. Io tutti i lavori fisici li vado a combinare agli aspetti tecnico-tattici. Così, vado a ottimizzare il lavoro della figura dell’allenatore, anche perché il preparatore atletico deve lavorare a stretto contatto con l’allenatore. Voglio mettere in simbiosi più metodologie e permetto all’allenatore di scegliere la più adatta al suo sistema di gioco. Con questo metodo vado dunque incontro alle esigenze del mister”.

IL LAVORO E I RISULTATI – “Sviluppando questa metodologia ho potuto constatare che la mia squadra ha gamba per tutta la stagione e dalle statistiche si può vedere che le squadre che alleno hanno una marcia in più nei secondi tempi. Inoltre la percentuale di infortuni muscolari è bassissima. C’è da dire che anche quest’anno i miei ragazzi erano nei primi posti nella classifica di corsa in partita. La metodologia è basata sull’intensità, più il calciatore spinge in allenamento più è abituato in partita a giocare con un ritmo alto. Ci si può fare male in allenamento muscolarmente, ma in partita viene ridotto il rischio di infortuni e si riesce a performare per tutto l’arco dei novanta minuti. È una questione di abitudine allo sforzo quando si è in competizione”.

Siamo in una fase di mezzo tra la fine di una stagione e l’inizio dell’altra. Tra poco le squadre di Serie B inizieranno i rispettivi ritiri, quanto è importante questo momento per i giocatori?

“È una fase fondamentale della stagione, dove si vanno a inserire concetti fisici e tattici. Il ritiro vale qualcosa se poi nel resto della stagione si fanno degli allenamenti con la giusta intensità. La differenza la fa questo aspetto. Il ritiro è importante per creare la mentalità: io cerco di trasmettere energia e quando entro in una squadra cerco di abituare i giocatori alla fatica. La sofferenza deve essere la nostra valvola di sfogo, bisogna esaltarsi nella sofferenza. Più soffro e più devo spingere. In questa fase di stagione dunque il preparatore atletico deve far capire la sua filosofia di lavoro ai giocatori”.

A livello fisico, che campionato è la Serie B? Quanto è cambiata in questi ultimi anni?

“È un campionato molto complesso e duro. La corsa è l’elemento fondamentale di questo campionato. Io la faccio dal 2011, con la mia prima stagione che è stata al Grosseto, e la differenza la vedo nella struttura del calciatore. Ora i calciatori sono più strutturati fisicamente, ma subiscono la fatica, non sembrano abituati a un allenamento forte. Non hanno la mentalità più adatta al sacrificio, si curano però altri aspetti più tattici. Prima vedevo calciatori con stimoli diversi sulla fatica, che ora è quasi percepita come un danno. Io sono uno che vuole che si faccia ogni allenamento con tanta intensità, sembra che si abbia paura di spingere per il rischio di farsi male. E invece non è così, un allenamento fatto per bene aiuta a evitare queste cose”.

E quale è la differenza tra l’Italia e l’estero su questo aspetto?

“Ho visto tanti allenamenti in giro per il mondo e ho preso spunto per creare la mia metodologia, che mi sta dando tanti frutti. All’estero si spinge molto, c’è tanta intensità, e questa filosofia e mentalità l’ho portata nella mia idea di lavoro. La fatica deve essere l’abitudine. Il mio punto di riferimento è il Cholo Simeone, con tutto il suo staff: trasmettono energia, grinta, sono davvero molto in gamba e ho preso tanti insegnamenti da loro. Non l’ho visto dal vivo, ma mi ispiro al suo metodo di lavoro e al suo carattere”.

Quale è il percorso di un giocatore di rientro da un infortunio? Come ci si approccia a lui?

“Il calciatore di rientro da un infortunio ha prima una fase di riatletizzazione, di cui se ne occupa un preparatore specifico, e quando è pronto viene portato con il gruppo. Inizialmente però gli riduco le esercitazioni per adattarlo al lavoro della squadra. Molti infortuni vengono per recidiva, quindi fondamentale è la riatletizzazione e molto importanti sono i test da campo per provarlo. Voglio essere sicuro che non ci sia nessun residuo che possa compromettere nuovamente la situazione”.

In questo campo subentra poi l’esperienza di un preparatore atletico…

“Esperienza e competenza fanno fare il salto di qualità e l’approccio con i calciatori è importante, io sono molto empatico e voglio lavorare vicino al calciatore. Devo renderlo performante a una partita di calcio, senza fare danni. Conoscendo il giocatore e le sue caratteristiche, riesco a percepire i limiti del soggetto, quanto può dare e quando deve fermarsi”.

Sulla comunicazione con il calciatore e il riscaldamento…

“Un sostegno esterno trasmette energia e per esempio nella fase di riscaldamento la cosa fondamentale è la testa, bisogna far capire al giocatore l’importanza di essere lì. Io parlo al cuore. Sono giovane, ma ho esperienza e parlo la loro stessa lingua. Quindi so come stargli vicino. Bisogna allenarsi forte, perché non si può pretendere di fare bene in partita se non si è fatto un giusto allenamento. Il riscaldamento è però un grande fattore nel risultato, sia per portare degli stimoli mentali che per l’attivazione muscolare”.

Nell’ultima stagione ha lavorato con Pasquale Marino alla Salernitana, ci racconta che allenatore è?

“Negli ultimi mesi ho avuto l’opportunità di lavorare al fianco del Mister Pasquale Marino, un allenatore di grande esperienza che si distingue per una metodologia innovativa. Ho potuto apprezzare la sua forte personalità e la motivazione che trasmette quotidianamente alla squadra”.

foto di copertina: Francesco Pecoraro

Visualizza l' imprint del creator