💣 ESCLUSIVA | Parla Jonathan David : "La Champions un sogno! Adesso..." | OneFootball

In Canada e a Lille è già un idolo, mentre sul mercato lo vogliono le big di mezza Europa, italiane comprese, visto che nelle ultime settimane si è persino parlato di Milan e Inter pronte a contenderselo sul mercato.

Eppure, il percorso di Jonathan David, uno degli attaccanti più in vista del momento, finora è stato tutt’altro che semplice e scontato.

In soli due anni, il 22enne è passato dal giocare sui campi di Ottawa ad alcuni dei più grandi palcoscenici d’Europa. E non sembra esserci alcun segno di rallentamento.

“Il mio primo ricordo è probabilmente tra le strade di Haiti. Giocavo con i miei amici, mi divertivo, tiravo i calci al pallone”, ha raccontato David in un’intervista esclusiva concessa a OneFootball. “Quando avevo circa sei anni, la mia famiglia ha deciso di trasferirsi in Canada per cercare di vivere una vita migliore, ma quando sono arrivato inizialmente non mi sono interessato al calcio. Giocavamo a football americano”.

A 11 anni, Jonathan è entrato a far parte dell’Ottawa Gloucester SC, dove ha incontrato l’allenatore Hanny El-Magraby, che ha svolto un ruolo fondamentale nel plasmare la sua carriera professionale: “È stato ovviamente una persona che mi ha aiutato molto – racconta Jonathan -. È stato il mio allenatore per ogni stagione, fino ai 17 anni, quando mi sono trasferito al Gent. Non solo in campo, come un padre per me”.

“Quando avevamo 15 o 16 anni, Hanny ha deciso di iniziare a filmare ogni nostra partita in modo che ciascun giocatore potesse avere un video di se stesso. Questo mi ha aiutato nel capire che tipo di calciatore fossi e cosa sapessi fare”.

Passato il provino con il Gent, David ha impiegato poco tempo per passare dalla seconda alla prima squadra del club belga. Il momento spartiacque è andato in scena nel 2018, il giorno del suo debutto tra i professionisti, nella sfida casalinga contro lo Zulte Waregem.

“Sono in panchina, stiamo perdendo, mancano 10 minuti e l’allenatore decide di farmi entrare – ricorda Jonathan -. Io non ho pensato a niente se non a entrare e divertirmi, magari toccare un paio di palloni e vedere cosa potesse succedere. Fortunatamente, dopo un cross ricevo palla e segno. Non so nemmeno cosa stessi pensando. Era pura gioia. Ma era anche l’inizio di qualcosa di grande”.

David ha messo a referto 37 gol e 15 assist in 83 presenze con la maglia del Gent e questo gli ha permesso, nel 2020, di guadagnarsi la chiamata del Lille, dove le cose sono persino andate meglio.

E anche in Ligue 1 scatta subito la scintilla. L’intesa col compagno d’attacco, l’eterno Burak Yilmaz, funziona perfettamente dal primo giorno. Insieme formano una coppia perfetta, capace di interrompere l’egemonia del PSG e vincere il quarto campionato nella storia del Lille.

“Con la stagione agli sgoccioli eravamo primi ma sapevamo di doverci giocare una delle ultime cinque partite contro il Lione – spiega -. Forse è stata quella la sfida più memorabile della stagione: eravamo sotto 0-2 e abbiamo vinto 3-2. Dopo aver vinto quella partita, penso che tutti fossimo consapevoli che avremmo vinto il campionato”.

Così è accaduto, anche grazie ai 13 gol e 3 assist registrati da David – un record personale che sta già per superare nella stagione in corso. Ma la vittoria del campionato significa soprattutto il ritorno nella competizione più importante: la Champions League.

Nonostante la conferma sul tetto di Francia sembri impossibile, il sogno europeo del Lille è ancora vivo. Agli ottavi, dopo aver superato da primo nel girone il Gruppo G con Salisburgo, Siviglia e Wolfsburg, per il club francese ci sono i campioni in carica del Chelsea.

“La Champions League per me era semplicemente qualcosa da guardare in televisione, a casa con amici o con mio padre, guardando ogni partita possibile. Il gol di Ronaldinho contro il Milan, quello in cui finta con il destro e conclude con il sinistro per poi togliersi la maglietta… Non so perché, ma è una cosa che mi viene sempre in mente quando penso alla Champions League. Durante l’inno penso che sia chiaro che non si tratta di una partita come le altre”.

“Finire il girone era tra i nostri obiettivi”, spiega David, che non vuole pensare al futuro. O meglio, ci pensa ma in termini abbastanza diversi rispetto a tanti suoi colleghi e coetanei: “Per me è importante aiutare le persone più sfortunate, coloro che non hanno avuto le stesse opportunità che sono state offerte a me. Io vengo da Haiti e sicuramente voglio aiutare le persone haitiane: è solo l’inizio, ma sto già lavorando su diverse cose che potrei fare”

“Credo – conclude la giovane punta – che tutto si riconduca a quello che mi ha insegnato il mio allenatore: “Il calcio è importante, ma essere una brava persona è sempre la cosa più importante, perché la gente ti ricorda per come sei e per come ti comporti”.