🎙Esclusiva OF | Sorrentino e la sua vita da portiere: “Ecco il mio idolo” | OneFootball

🎙Esclusiva OF | Sorrentino e la sua vita da portiere: “Ecco il mio idolo” | OneFootball

In partnership with

Yahoo sports
Icon: OneFootball

OneFootball

Damiano Benzoni·6 ottobre 2022

🎙Esclusiva OF | Sorrentino e la sua vita da portiere: “Ecco il mio idolo”

Immagine dell'articolo:🎙Esclusiva OF | Sorrentino e la sua vita da portiere: “Ecco il mio idolo”

OneFootball ha parlato con Stefano Sorrentino, ex portiere con 13 stagioni all’attivo in Serie A tra Torino, Palermo e Chievo. Gli abbiamo chiesto dei suoi portieri preferiti in Serie A, delle sue ispirazioni, di come si è trovato tra i pali pur avendo iniziato come attaccante, e dei segreti che lo hanno reso uno dei migliori pararigori del campionato italiano.

Per favore disattiva il tuo adblock

video-poster

Una volta hai detto che per essere portiere ti deve mancare qualche rotella in testa…


OneFootball Video


È vero, continuo a pensarlo. Forse i portieri di adesso sono un po’ più simili ai giocatori che non ai portieri, giocano molto con i piedi, sono un po’ più “pensanti”, cosa che a me non piace. Faccio sempre questo esempio: il portiere mette mani, testa e faccia nei piedi dell’attaccante mentre sta calciando. Poi, puoi essere stato perfetto 90 minuti e prendi un gol perché sbagli e perdi 1-0, e sei il responsabile di quella sconfitta…


Ci sono stati dei portieri che sono stati di ispirazione per te?

Mio papà era portiere, quindi è chiaro che il paragone è sempre stato con lui. Poi, crescendo, hai come punti di riferimento altri portieri. Dal 1990 al 1994 lui era allenatore dei portieri della Juventus e io giocavo nel settore giovanile. Non mi perdevo neanche un allenamento e il portiere di quelle annate era Angelo Peruzzi. Io dico che ci somigliamo, ma solo come fisico – come portieri siamo il giorno e la notte. Il mio idolo è sempre stato Angelo, ho avuto la fortuna di conoscerlo perché mio padre lo allenava e di entrarci in confidenza.

Per favore disattiva il tuo adblock

video-poster

Sei stato un ottimo pararigori: quale è stato il tuo segreto?

Di segreti non ce ne sono, a parte la fortuna, l’intuizione e lo studio. Io li studiavo tantissimo, anche in modo maniacale, forse anche troppo. Mi facevo preparare una clip dei rigoristi avversari che guardavo al mattino della partita: mi facevo ritagliare il pezzo da quando l’arbitro fischiava il rigore fino a quando non veniva battuto per vedere come si comportavano, per capire anche la psicologia di chi veniva a calciare il rigore.

Guardavo in che porta lo tiravano, in che stadio, il risultato, se arrivavano da un momento positivo della squadra o personale, se rientravano da un infortunio. Tutto, credimi…

A parte lo studio, è una guerra psicologica. In quei frangenti io non avevo nulla da perdere, ma chi doveva tirarlo aveva una responsabilità, quindi cercavo di insinuarmi nella loro debolezza mentale.

Per favore disattiva il tuo adblock

video-poster