OneFootball
Saverio Grasselli·2 marzo 2023
In partnership with
Yahoo sportsOneFootball
Saverio Grasselli·2 marzo 2023
La storia di Dejan Kulusevski, dal talento notato da un vicino di casa mentre tirava calci ad un pallone fino alla Juventus e poi al Tottenham di Conte, diventa protagonista della campagna Next In Line di FedEx con OneFootball.
Un viaggio che parte dalla Svezia: “La prima volta che ho giocato a calcio fuori da casa nostra, era solo una normale partita con alcuni ragazzi che vivevano lì”, rivela in un’intervista esclusiva a OneFootball.
“Poi, all’improvviso, uno dei genitori mi ha visto ed è andato subito da mia madre dicendole quanto talento avessi e che avrei dovuto firmare per qualche squadra”. La squadra in questione era l’IF Brommapojkarna, club locale nella parte occidentale di Stoccolma.
Da Zlatan Ibrahimović a Henrik Larsson e Freddie Ljungberg, il vero idolo di Kulusevski da bambino non parlava però svedese: “Il mio giocatore preferito è Eden Hazard. Nessuno gioca come lui, ero felicissimo di vederlo all’opera. Quando ero a scuola pensavo solo a tornare a casa e godermi le sue partite. È stato il mio più grande idolo calcistico”.
L’Italia, invece, è sempre stata nelle vene di Dejan fin da ragazzino: “Il mio ricordo preferito della Champions League è legato a Goran Pandev e al suo gol segnato quasi allo scadere in Bayern Monaco-Inter (2-3 nella stagione 2010/2011 – ndr)”.
“Ricordo quanto fossimo orgogliosi io e la mia famiglia, perché lui viene dalla Macedonia, da dove vengo io. Era incredibile che avesse segnato un gol così importante”, spiega il giocatore facendo riferimento alle origini dei genitori.
“Quelli sono stati i momenti più belli per me. Le notti passate in Svezia, coi popcorn, la mia famiglia, a guardare le migliori squadre e i migliori giocatori del mondo”.
Poi la svolta, l’addio complicato alla Svezia e i primi tempi difficili in Italia all’Atalanta: “Non credevo di poter giocare a questo livello, ma è successo. Ho incontrato un agente italiano che mi ha visto in un torneo, avevo circa 15 o 16 anni. Da lì nata l’idea di lasciare la Svezia, diventare uomo e giocare contro i migliori. L’interesse più forte era quello dell’Atalanta e sono andato lì. Onestamente, non so se fossi pronto, ma era un’opportunità che dovevo cogliere”.
La decisione di trasferirsi a Bergamo, alla fine, si è rivelata perfetta: “Sono arrivato sapendo letteralmente zero italiano. Vivevo da solo e senza genitori, ma non potevo arrendermi perché i miei più grandi idoli non lo avevano mai fatto. Non ho mai visto mio padre lamentarsi, quindi nemmeno per me era un’opzione. Col tempo la situazione è migliorata e dopo 6 mesi ho iniziato a parlare italiano fluentemente”.
“La scuola diventava più facile e anche il mio calcio migliorava, ho iniziato a vedere risultati ed è stato allora che ho iniziato a sentire l’Italia come casa”.
Da qui il prestito al Parma, un ruolo centrale in Serie A (10 gol e 9 assist) e la Juventus che lo acquista nel gennaio 2020: “Ricordo bene il mio esordio in Champions. Era contro la Dinamo Kiev, sotto la guida di Andrea Pirlo, ero felicissimo. Pensavo tra me e me ‘finalmente’: questo è il grande palcoscenico, il luogo in cui segnerò tre gol al debutto e che mi farà diventare un eroe per la mia squadra”.
“Abbiamo vinto la partita, ma non ero contento perché avrei voluto fare molto di più. Bisogna sempre puntare a migliorare. Il mio primo gol in Champions League è stato invece contro lo Zenit, nella stagione successiva e onestamente non mi sentivo nemmeno bene quando sono entrato in campo (come sostituto). Ho segnato comunque un gol fantastico e non ho nemmeno festeggiato perché è stato come togliersi un peso. Abbiamo sempre scherzato sul fatto che fossi terribile di testa, ma so che quando ho l’occasione posso sempre segnare”, ironizza Kulusevski.
Dopo due anni in bianconero, poi, il trasferimento al Tottenham insieme al compagno Rodrigo Bentancur: “Adoro lo stadio degli Spurs. Penso sia il migliore al mondo. L’amore che ricevo dai tifosi è una incredibile. Sono felicissimo alla vigilia di una partita in casa, posso incontrare i tifosi e giocare nel mio stadio preferito. È davvero, davvero casa mia”.
Kulusevski chiude sul rapporto con Conte, attualmente suo tecnico: “Antonio mi ricorda mio padre, ad essere sincero, perché lo vedi lavorare sempre e non si lamenta mai. La cosa che mi ha sorpreso di più con lui è la parte fisica, come fare palestra quasi tutti i giorni, uscire, fare sprint”.