Inter-News.it
·8 aprile 2023
In partnership with
Yahoo sportsInter-News.it
·8 aprile 2023
Marco Cartasegna, fondatore e direttore di Torcha, ha parlato in un’intervista esclusiva su Inter-News.it. Il giovane imprenditore, da grande tifoso dell’Inter, ha detto la sua su alcuni temi nerazzurri. Dagli insulti razzisti di Juventus-Inter all’esultanza di Lukaku, passando per un giudizio sull’era Zhang e sul destino di San Siro. Poi il racconto di com’è nata la sua fede nerazzurra e delle sensazioni che tutt’ora gli provoca l’Inter.
Partiamo con ciò che sta facendo più discutere in questi giorni: gli spiacevoli eventi di Juventus-Inter. Lukaku ha fatto bene a rispondere agli insulti con quel “muti”?
Secondo me non è detto che quella di Lukaku fosse una risposta diretta a loro perché, come abbiamo visto altre volte, è il suo modo di esultare. Ma, nel caso in cui lo fosse, avrebbe fatto benissimo, assolutamente sì. Non è vero che l’Italia è un paese razzista però che l’Italia abbia un problema col razzismo è vero! Si vede da situazioni come questa. Invece di tutelare una persona che è palesemente offesa, la si va a punire, applicando il regolamento alla lettera e con un’inflessibilità che in tanti altri momenti non viene applicata. Proprio nel momento in cui bisognerebbe dimostrare che c’è un po’ di apertura mentale, comprendendo che quel gesto lì è fatto perché c’è un problema grave dietro, viene fatto il contrario. Non capire che quella roba lì va combattuta, anche con gesti comprensibili come quello di Lukaku, è profondamente sbagliato.
Sembra quasi che reagire pacificamente, come ha fatto Lukaku, sia una colpa e faccia più clamore rispetto agli insulti razzisti stessi. Questi episodi di discriminazione e, più in generale, di violenza all’interno degli stadi sono il male del calcio. Cartasegna, pensa che potremmo mai liberarcene o limitarli in qualche modo?
Lo stadio non deve neanche diventare un teatro. Lo sfottò, il prendersi in giro, ma anche l’insulto, è una cosa divertente e che fa parte della goliardia. Non bisogna neanche pensare che lo stadio diventi un luogo di culto, in cui tutti si sta in silenzio. Lo sfottò fa parte del tifo e lo rende anche divertente. Il problema è che, a volte, c’è una differenza profonda tra lo sfottò e il razzismo e chi non la coglie è perché, forse, è un po’ ignorante o lo fa apposta.
Proprio ricollegandomi al discorso stadio le chiedo, da nato e vissuto a Milano come la pensa sull’impianto di proprietà dell’Inter del quale si sta parlando negli ultimi mesi? Lei sarebbe pro o contro all’abbattimento di San Siro?
Sono un po’ combattuto sull’argomento perché io, in generale, sono per la modernità. Ma, in questo caso, la modernità potrebbe e dovrebbe passare dal preservare e riammodernare San Siro. È un’opera d’arte, in cui non vedo tutta questa antichità e tutta questa obsolescenza di cui si parla. A me sembra ancora uno stadio perfettamente funzionale. Poi, è chiaro, magari non è al passo con gli altri stadi e, quindi, c’è bisogno di un intervento. E proprio a questo proposito, dico che sarebbe figo che lo facesse una delle due società. Inter e Milan hanno dei bacini di tifosi tali per cui ognuna delle due si merita di avere il suo stadio di proprietà. Mi sembra molto provinciale continuare a ragionare nell’ottica di avere uno stadio condiviso. Quindi, a me piacerebbe che ci fosse uno stadio a testa a Milano e che uno dei due fosse un San Siro riammodernato.
Cartasegna, le chiedo il suo punto di vista, prima da tifoso e poi da imprenditore, sull’era Zhang all’Inter e sulle voci della cessione società.
Zhang ci ha dato tantissimo e chi dice il contrario, forse, non ricorda a che punto eravamo prima che arrivasse. Bisogna solo ringraziarlo per quello che ha fatto e per gli investimenti della sua famiglia. Purtroppo la situazione economica di Zhang e, più in generale, gli investimenti della Cina in Europa sono molto cambiati negli ultimi anni. Una cessione sarebbe la cosa migliore per tutti e anche per lui, che probabilmente ne trarrebbe grande profitto. Non condivido chi lo insulta e chi non sa apprezzare quello che ha fatto. Io sono il primo ad apprezzarlo, però, forse, – e parlo da tifoso ambizioso che vuole sempre vedere l’Inter competere – sarebbe bello adesso vederla in mano a una presidenza competitiva. Il mio sogno sarebbe, più che vederla nelle mani di un arabo o di un magnate americano, che un azionariato popolare ne acquisisse le quote, sul modello delle squadre portoghesi o spagnole.
Seguendola sui social è chiaro quanto lei sia legato all’Inter. Sono curiosa di sapere da dove nasce la sua fede nerazzurra.
Nasce tutto da mio papà, che è tifoso nerazzurro. In realtà, non sono cresciuto a Milano ma in un paesino e lì non avevamo Sky. Quindi lui mi portava all’Inter Club del paese vicino per vedere le partite e, poi, una volta mi ha portato anche allo stadio e alla Pinetina.
Lei è un assiduo frequentatore di San Siro, le è capitato nel corso di questa particolare stagione di perdere l’entusiasmo di andare ad assistere a una partita dell’Inter, magari di campionato?
Devo dire la verità: purtroppo sì. Io adoro andare allo stadio, è bellissimo e mi piace tantissimo però è bello se sei competitivo, se lotti per qualcosa. Quest’anno ci siamo ritrovati tanto, tanto, presto a non lottare per niente, almeno in campionato. Anzi anche a dover cercare di arrivare alla Champions League che sembrava un problema ormai dimenticato. È chiaro che così il tifoso perde un po’ di entusiasmo. Poi, comunque, l’Inter la vado a vedere sempre e comunque ma un po’ di frustrazione c’è sicuramente.
Proprio ieri ha pubblicato una foto nella sala trofei dell’Inter. Per lei, Cartasegna, era la prima volta nella sede nerazzurra, che emozioni ha provato?
Eh, stupendo..! Hanno fatto un lavoro meraviglioso, la sede è fantastica. È stato veramente emozionante entrare lì. Per me poter collaborare con l’Inter è un onore. Mi ricordo quando qualche hanno fa ho fatto un’attività con l’Inter e mi è arrivato in direct su Instagram un messaggio dall’account ufficiale, mi stava per venire un infarto! Me lo ricordo ancora adesso.
Lei con la comunicazione ci sa fare e il successo di Torcha, il progetto editoriale basato sui social media che lei ha fondato e di cui è il direttore, ne è la prova. Le chiedo, quindi, cosa ne pensa della comunicazione dell’Inter? Mi riferisco a notizie riservate che, a volte, trapelano troppo presto, a calciatori che si concedono spesso a interviste esterne, oppure alla linea difensiva adottata da Inzaghi e a quella meno protezionistica della dirigenza.
Su questo preferirei non dire niente perché non conosco bene le dinamiche. Io posso giudicare la comunicazione ufficiale e quello che è stato fatto da Inter Meda House. Secondo me sui social siamo fortissimi e hanno fatto un lavoro super. Sugli aspetti un po’ più giornalistici penso che siano un po’ più voci di corridoio sulle quali non saprei cosa dire.
Si ringrazia Marco Cartasegna per la cordialità e la disponibilità mostrata nell’intervista. La riproduzione parziale di questa intervista esclusiva è possibile previa citazione dell’autore (Elisa Luceri) e della fonte (Inter-News.it) con il link al contenuto originale, come indicato nel disclaimer qui sotto.