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·27 maggio 2025

ESCLUSIVA IN – Bedin: «Psg-Inter? Corriamo per queste competizioni! Oggi 60 anni dal Benfica. Inzaghi…»

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A quattro giorni da Psg-Inter e a 60 anni dalla seconda Coppa dei Campioni/Champions League, il grande Gianfranco Bedin, mito della Grande Inter, ha parlato in esclusiva su Inter-News.it. Un dolce ricordo di quella grandiosa ed epica finale del 1965. Poi panoramica sulla finale del 31 e sul futuro di Simone Inzaghi.

Con il mito Gianfranco Bedin si inizia facendo gli auguri per l’anniversario della vittoria della Coppa dei Campioni del 1965.


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“60 anni… 27 maggio? Quella che abbiamo giocato contro il Celtic (persa 2-1, ndr)”. No quella col Benfica, Inter-Benfica. “Ahh (sospirone e via di ricordi), a San Siro! Si sì, l’abbiamo anche vinta (ride, ndr)”.

Che ricordi ha di quella finale lì?

È passato un po’ di tempo, eh… Non hai la sensazione di quando l’hai vinta, di quella settimana, di quei mesi lì vicini. Adesso è un bel ricordo, perché lei sa una manifestazione del genere non è che si presenta spesso. A noi ci sono capitate quattro finali. Abbiamo corso dietro a queste manifestazioni.

Bedin, lei marcava un mito come Eusebio.

Mamma, già ce l’avevano presentato prima e si era presentato poi lui. Eusebio e Pelé erano i due mostri sacri del calcio. Questo, peraltro, era fisicamente ben piazzato ed era difficile, oltretutto, spostarlo e anticiparlo. Molto probabilmente sono stato aiutato dall’acquazzone che è avvenuto, perché era effettivamente era proibitivo giocarci. È andata bene per noi. Quel Benfica era una bella squadra, con Antonio Simoes, Eusebio, era una squadra insomma da poter stare attenti. Ma dai, anche l’Inter c’era in quel periodo. Se no, non era la grande Inter (ride, ndr).

La finale col Benfica la decise Jair. L’ala brasiliana è scomparsa proprio un mese fa (26 aprile scorso)

Questo è un personaggio importantissimo, veloce, tecnico, ragazzo eccezionale. Abbiamo avuto un bellissimo rapporto e quando mi è stato detto dal figlio, io poi sono andato anche in Brasile a trovarlo, ci sono rimasto male perché a volte ti leghi di più con altre persone per tanti motivi, perché magari è simile a te. Ma con lui ci sono rimasto veramente molto male anche se a 85 anni, noi qui, bisogna aspettarsele. Non è che ti aspetti fiorellini e le rose. Molto amico e persona importantissima.

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Bedin, che sensazioni ha per Psg-Inter?

Questa qui è una coppa, come anche quell’altra (con il Manchester City nel 2023, ndr), gli abbiamo corso dietro perché ci tenevamo. Perché ci sentiamo all’altezza di poter affrontare queste partite. Quella col Manchester, purtroppo, il risultato ci andò contro e non meritavamo. In questa siamo arrivati qui battendo il Bayern Monaco, il Barcellona. E in finale le squadre sono tutte forti. Loro arrivano in un momento favorevole perché lì in Francia hanno vinto tutto, sono anche gasati sotto questo profilo. Noi ci siamo preparati e ci stiamo preparando per questa partita. È una partita che va interpretata, sicuramente con ansia, ma consapevoli che ci si va a giocare una cosa importantissima. Tutto l’anno lavori per portare a casa questa competizione, che è la migliore.

Il rammarico dello scudetto perso per un punto può trasformarsi in stimolo per la finale?

Io spero che lo sia, perché la delusione è stata grande. Il campionato ti ha detto che potevi vincerlo, non dico facilmente perché c’era questo Napoli o la stessa Atalanta, ma avevi avuto più occasioni per poterlo vincere. Bisogna essere in campo, fuori è facile dire. In campionato basta una svista o qualcosa che non funziona e tu perdi il campionato. Punti persi? Ci pensi dopo, ma ci sono anche le altre squadre. E il Napoli ha fatto la corsa per il campionato, erano preparati solo a questo. Noi, probabilmente, un pochettino di fatica psicologica l’abbiamo forse sentita. Non dico fisica, perché hai 27-28 anni, ma al livello psicologico è la cosa più importante. Arrivi che sei un po’ stressato.

In finale, Bedin, chi potrebbe essere l’uomo decisivo? Da Lautaro Martinez a Nicolò Barella passando per Marcus Thuram.

Noi su questo abbiamo più possibilità. Ultimamente Denzel Dumfries, Benjamin Pavard lo stesso Yann Aurel Bisseck hanno trovato tutti il gol. L’Inter fa tanti gol. Speriamo che ci sia chi fa più gol. Il Psg è gasato, hanno vinto tutto, sono lì che ti aspettano, è un bel momento per loro.

Lei in una recente intervista ha parlato anche di Psg un po’ “italiano” come mentalità.

Dall’allenatore stesso che ha allenato la Roma (Luis Enrique, ndr). Kvicha Kvaratskhelia che è stato al Napoli, lo stopper Marquinhos, poi abbiamo il “nostro” Achraf Hakimi. E Donnarumma… Molto probabilmente giochiamo Italia contro Italia (ride, ndr).

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Bedin, cosa ne pensa di Simone Inzaghi e di questa offerta faraonica dell’Al-Hilal?

Prima di tutto mi concentrerei su questa partita qua per venirne fuori bene. Poi sono voci di mercato, c’è chi ci lavora dietro, gli danno questo o gli danno quell’altro. Tutto sommato, Inzaghi ha fatto molto bene all’Inter. È apprezzato da tutti, ha valorizzato tutti. Io non lo conosco come persona, ma a queste cifre è andata via tanta gente: penso ai Cristiano Ronaldo o ai Karim Benzema. Questi soldi comprano l’uomo, ma a volte bisogna conoscere il carattere delle persone. C’è chi rinuncia al dio denaro per avere la gloria, per essere considerati. Questo è basilare. Non conosco Inzaghi sotto questo profilo e non mi espongo nel dire qualcosa. Certo, a volte, certe cifre ti fanno gola perché hai moglie e figli, ma anche quello che prende qui all’Inter è un bel prendere.

Forse un po’ giovane per l’Arabia?

L’Arabia (intesa come il calcio arabo, ndr) è un’azienda che si è sviluppata in una maniera devastante. Non è l’età o altre cose, ma valuti il momento. Questa qua potrebbe essere anche un’esperienza che fai con la tua famiglia. Il calcio oggi non si ferma più a niente, la danno in tutto il mondo questa partita (Psg-Inter, ndr). Il denaro è importante, ma dico anche che la gioia e la soddisfazione nel fare qualcosa di unico va sopra il denaro.

Ipotizzando che l’Inter vincesse la Champions League, Inzaghi sarebbe più propenso a lasciare?

Sa, non credo che sia questione di risultato. Ma la gioia che ti dà questa manifestazione, questa competizione, è incredibile. Non stai sulla pelle, ti può far cambiare un momento, la strategia. Tanti lo dicono, quelli che l’hanno fatta o l’hanno vinta, c’è qualcosa di inspiegabile. Ti muove tutto!

Si ringrazia Gianfranco Bedin per la cordialità e la disponibilità mostrata nell’intervista. La riproduzione parziale di questa intervista esclusiva è possibile previa citazione dell’autore (Sandro Caramazza) e della fonte (Inter-News.it) con il link al contenuto originale, come indicato nel disclaimer qui sotto.

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