BundesItalia
·8 novembre 2020
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Sassonia, piena ex DDR. A due passi dal confine con la Repubblica Ceca, in mezzo ai monti Metalliferi. Aue è una cittadina di 16mila abitanti e non è una meta particolarmente ambita a livello a turistico, anche perché la città offre tendenzialmente poco. L’attrazione principale, come spesso capita, è il calcio. Anche se è ormai da 60 anni che l’Erzgebirge Aue, squadra locale, non porta a casa un trofeo. Tra il 1955 e il 1959 la squadra si è laureata per tre volte campione di Germania (dell’Est) e ha vinto anche una Coppa. Si è anche guadagnata tre partecipazioni alla Coppa dei Campioni, non particolarmente memorabili.
Se qualcuno dovesse aprire i libri di storia della massima competizione europea alla ricerca dell’Erzgebirge Aue, rischierebbe però di rimanere interdetto. La squadra infatti dagli anni ’50 fino alla riunificazione della Germania si chiamava Wismut Karl-Marx-Stadt e aveva sede nell’attuale Chemnitz, prima di ottenere la rinominazione ufficiale di Erzgebirge Aue nel 1993. Iniziando di fatto una nuova storia, vista anche la chiusura della Wismut, azienda che estraeva uranio e che aveva appunto sponsorizzato la squadra, tornata intanto nella vecchia sede. Ad ‘Aue’ è stato aggiunto anche il nome ‘Erzgebirge’, il nome tedesco dei monti Metalliferi. E la squadra si è guadagnata il soprannome di ‘Martelli’, o di ‘Viola’, riferimenti alla cultura mineraria e al colore sociale principale.
Nonostante sia stata una delle principali realtà del calcio della DDR, l’Erzgebirge Aue negli ultimi anni è rimasto soprattutto nelle serie minori, come successo anche a molte altre squadre dell’est dopo la riunificazione del calcio. Ha trovato per la prima volta la Zweite Liga nel 2003, mai la Bundesliga, anche perché il massimo risultato è il quinto posto ottenuto nel 2011. Almeno fino all’anno scorso, quando il club, nonostante la presenza di giganti come Stoccarda e Amburgo, ha sognato la promozione, chiudendo poi al settimo posto. Nelle ultime stagioni si è ritrovato a lottare per la salvezza e ottenerne di incredibili. Una su tutte: quella del 2017 con Domenico Tedesco, arrivato con la squadra ultima in classifica e quasi rassegnata alla retrocessione, prima dell’incredibile risalita in 11 giornate. Impresa che gli è valsa la panchina dello Schalke 04.
Ultimamente in verità il rapporto tra il club e gli allenatori sembra piuttosto tormentato. In questa stagione l’Erzgebirge ha cambiato guida tecnica dopo soltanto quattro giornate: Daniel Meyer, nonostante l’ottimo inizio con 3 vittorie nelle prime 4 partite e la salvezza nella scorsa annata. Alla base dell’esonero ci sarebbe stata una divergenza di vedute con il club. Al suo posto è stato chiamato uno che di imprese sa qualcosa: Dirk Schuster, autore del miracolo Darmstadt, portato in Bundesliga e anche salvato grazie ai goal di Sandro Wagner nel 2016. Schuster che, peraltro, è nativo di Karl-Marx-Stadt.
Dopo 12 giornate la squadra si era ritrovata al quinto posto con 20 punti, alla pari con l’Heidenheim e soltanto a tre punti dal colosso Stoccarda, finito dietro anche a un’altra sorpresa come l’Arminia Bielefeld. Di colosso ne ha battuto un altro, il Norimberga, in una delle partite più incredibili e memorabili di tutta la stagione di Zweite: un pazzesco 4-3 in cui è successo davvero di tutto. Ha chiuso con 47 punti, lontana dalla zona retrocessione. Un mezzo miracolo, anche perché la squadra non ha nomi noti o tanti giovani di grido: si fa notare soprattutto Florian Krüger, classe 1999 ex Schalke 04 già nel giro dell’Under 21. Segnaliamo anche la presenza dell’italo-tedesco Calogero Rizzuto): è, come molte volte capita in Zweite, una squadra ben organizzata che gioca un calcio coraggioso e offensivo, senza subire eccessivamente. Soprattutto, una realtà in crescita.
Un primato, comunque, l’Erzgebirge Aue ce l’ha: è la squadra che proviene dalla città più piccola tra quelle del calcio professionistico tedesco. Ad Aue sono soltanto 16mila, potrebbero stare tutti dentro lo stadio. Non metaforicamente, ma per davvero. L’Erzgebirgsstadion può infatti contenere 16mila spettatori. E nonostante si trovi in una piccola città nel circondario dei Monti Metalliferi (che ne sono proprietari), è un impianto moderno, ristrutturato nel 2017 per 20 milioni di euro, finanziato da varie banche della zona. Una delle particolarità è l’ingresso del tunnel che ricorda quello delle miniere, a ricordare la tradizione mineraria della zona.
Per la verità c’è anche un altro record, che ha reso probabilmente noto il club ai più giusto un paio d’anni fa, specialmente per i ‘gamer’ più accaniti e attenti ai dettagli. Tommy Käßelmodel, il calciatore con i valori più bassi su FIFA 18, giocava quell’anno nell’Erzgebirge Aue. Dettaglio: non si trattava di un calciatore, bensì dell’attuale magazziniere della squadra, cresciuto nelle giovanili dei Veilchen e tesserato come giocatore, perché ne mancava uno per soddisfare i parametri della DFB sui prodotti del vivaio. Lui, nonostante la pancetta da birra, è entrato in FIFA 18. Un po’ un’impresa, la stessa che spera di fare l’Erzgebirge per salire in Bundesliga. Magari senza escamotage, per fare sognare i 16mila. Se sono quelli dell’Erzgebirgsstadion o di Aue decidete voi…