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·5 gennaio 2025

Eredità Agnelli, i pm: ai tre fratelli Elkann donazioni con lettere scritte dopo la morte della nonna

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I pm che stanno portando avanti le indagini in merito all’eredita di Marella Caracciolo e dell’Avvocato Gianni Agnelli, che è al centro del contenzioso fra la figlia Margherita e i tre nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann, hanno portato alla luce un ulteriore elemento probatorio che potrebbe risultare decisivo ai fini del contenzioso fra le parti.

Come riporta l’edizione odierna de Il Fatto Quotidiano, secondo gli investigatori, infatti, le lettere con cui Marella Caracciolo lasciava in eredita alcuni suoi beni ai tre nipoti Elkann sarebbero state scritte nel 2024. Ma la vedova dell’avvocato morì nel 2019, quindi sicuramente, sempre secondo i pm, quelle lettere sono state scritte da qualcun altro.


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In quelle lettere, Marella Caracciolo donava ai tre nipoti, tra le altre cose, nove quadri da 60×60 cm l’uno, dal valore stimato di 5,5 milioni di euro. L’autore è il pop artist Robert Indiana, il titolo Cardinal Numbers, e la vedova dell’Avvocato li invia a John Elkann con una dolcissima lettera di accompagnamento. Anzi, i pm rivelano che sono tre le lettere inviate, una sorta di opzioni di scelta in base alla sensibilità del Ceo di Exor.

Secondo le ipotesi dei pm e della Guardia di Finanza di Torino queste lettere false sarebbero uno stratagemma intentato per far passare le opere come un dono in modo da non farle risultare nell’inventario dei beni della defunta, così da tagliare fuori da ogni possibile disputa la madre dei tre, Margherita Agnelli.

Gli inquirenti hanno trovato il file relativo alle lettere, con ultima modifica datata al 4 gennaio 2024, nel computer di Paola Montaldo, responsabile del family office di John Elkann e in passato segretaria di Marella Caracciolo. I militari hanno perquisito e fatto copia di tutti gli archivi del successore di Gianni Agnelli nel febbraio del 2024, all’interno dell’inchiesta della Procura di Torino che vede indagati per truffa ai danni dello Stato i tre fratelli Elkann.

«In merito ai dipinti Cardinal Numbers – scrivono gli investigatori – è stato ritrovato il documento “regalo Indiana a JE.pdf” con le seguenti tre frasi (fra loro alternative) verosimilmente predisposte ad hoc da Montaldo Paola per dare, all’occorrenza, una parvenza di liceità alla donazione dei dipinti da parte di Caracciolo Marella al nipote Elkann John».

Ma i Cardinal Numbers sarebbero solo uno dei tanti presunti regali di nonna Marella, predisposti post mortem. C’è un Monet (Glaçons, effet blanc) dal valore di 17,5 milioni, che si trova villa a St Mortiz di Lapo. Un Bacon da 12 milioni, invece, è stato donato a Ginevra, insieme a degli orecchini con diamanti da 78 milioni di euro. Per il presidente di Stellantis, invece, ecco un Warhol da 10 milioni.

A supportare la tesi degli inquirenti ci sarebbe uno scambio di messaggi via chat tra la segretaria Montaldo e John Elkann, che viene trascritto: «Montaldo: “Le ha detto l’avvocato Re che nella memoria di Margherita chiedono anche dei Cardinal Numbers?”. Elkann: “No”. Montaldo: “Ho indicato regali, ma credo occorra parlarne meglio”.

Questo stratagemma, sempre secondo quanto ipotizzato dai pm, nascerebbe dopo che Margherita Agnelli ha intentato una serie di causa civili, in Italia e in Svizzera, contro i tre figli in merito all’eredità dei genitori, a cui aveva rinunciato nel 2003 in cambio di 1,6 miliardi fra soldi e beni. Ma la figlia dell’Avvocato ha dopo sospettato di essere stata tenuta all’oscuro di alcuni beni all’estero del padre e, soprattutto, che quell’accordo sia diventato nullo visto che la madre negli ultimi anni della sua vita abbia risieduto in Italia per parecchi mesi, facendo passare la residenza in Italia, dove quell’accordo non è considerato valido (in Svizzera, dove è stato redatto redatto e firmato, invece lo è) e quindi spetterebbe a lei una parte dell’eredità, come previsto dall’ordinamento italiano, fra cui le quote della Dicembre, la cassaforte di famiglia che garantisce ai tre fratelli Elkann il controllo della galassia Exor.

Proprio per questo tentativo di Margherita Agnelli, l’entourage degli Elkann hanno escogitato il piano delle lettere firmate da Marella Caracciolo, ma scritte ben oltre la sua morte. Sempre secondo pm e Fiamme Gialle, negli elenchi più aggiornati dei beni della vedova Agnelli alcune opere sarebbero state espunte. I migliori pezzi della collezione sarebbero stati espulsi dall’inventario testamentario, redatto dal notaio svizzero Von Grünigen, per un totale di 170 milioni di euro è il totale di opere e gioielli che sarebbero stati donati secondo il metodo delle lettere post mortem.

Ma le indagini della Procura di Torino vanno avanti e durante una perquisizione del settembre scorso, la Guardia di Finanza trova in un caveau all’interno del Lingotto di Torino e riconducibile a John Elkann tre opere di grandissimo valore: il Glaçons, effet blanc di Monet, La scala degli addi di Giacomo Balla, e soprattutto Mistero e malinconia di un strada di Giorgio De Chirico, uno dei capolavori del pittore romano, valore stimato circa 20 milioni di euro.

Ma queste sono copie, datate 2008. Gli originali si trovano invece a St Moritz. Il Monet, come detto in precedenza, è stato donato a Lapo. Il Balla e il De Chirico vengono inventariati dall’esecutore testamentario di Marella, Von Grünigen (anche lui indagato): si trovano a Chesa Alcyon, la villa che fu di Agnelli, ora ereditata da John Elkann.

Dopo questa scoperta le domande aumentano nella testa degli inquirenti. Perché le copie di alcune opere di valore si trovano in un caveau a Torino? Forse per nascondere l’esportazione degli originali? Secondo quanto rivelerà Report, trasmissione di approfondimento giornalistico in onda su Rai 3, al momento della morte dell’Avvocato, gli originali delle tre opere si trovavano in Italia: il Monet a Torino, a Villa Frescot, il Balla e il De Chirico nell’appartamento romano, a due passi dal Quirinale. E ora sembrano arrivati in terra straniera. E qui le indagini dei pm di Torino e della Guardia di Finanza dovranno cercare una risposta.

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