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·13 giugno 2025

Enrico Varriale condannato a 10 mesi per stalking e lesioni aggravate

Immagine dell'articolo:Enrico Varriale condannato a 10 mesi per stalking e lesioni aggravate

Il giornalista Enrico Varriale è stato condannato dal tribunale di Roma a 10 mesi per stalking e lesioni aggravate. Lo rende noto l’associazione Differenza Donna che ha assistito la parte civile nel processo sottolineando che i giudici hanno disposto nei suoi confronti anche il risarcimento del danno alla vittima e il pagamento delle spese processuali.

«La giustizia continua a stupirmi – commenta il legale di Varriale, l’avvocato Fabio Lattanzi –. Non avrei mai creduto che si potesse condannare per stalking una persona la cui unica colpa è avere mandato decine di messaggi alla ex compagna, al fine di incontrarla per chiarire e chiederle scusa. Leggerò le motivazioni e sicuramente proporrò appello».


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«La sentenza – afferma dl canto suo l’associazione Differenza Donna –, è il risultato di un lungo processo in cui la persona offesa ha trovato la forza di raccontare in aula, con lucidità e coerenza, il suo vissuto. Le sue dichiarazioni sono state confermate da prove documentali, testimoni e accertamenti tecnici. Il Tribunale ha riconosciuto come l’imputato abbia reiteratamente violato il diritto della donna alla libertà e alla sicurezza, ignorando i suoi no, la sua paura, la sua volontà di chiudere la relazione e di non avere più con lui alcun rapporto. La nostra assistita ha dovuto cambiare le proprie abitudini di vita, si è rivolta a un centro antiviolenza per ricevere supporto psicologico, ha vissuto nel terrore quotidiano di essere seguita, aggredita, annientata».

Per la presidente di Differenza Donna Elisa Ercoli la sentenza «afferma con forza che la violenza maschile contro le donne non è mai un malinteso ma un crimine, e come tale va trattato. Le parole, gli insulti, le aggressioni, il controllo, gli appostamenti: tutto ciò che le donne ci raccontano ogni giorno è finalmente entrato in un’aula di giustizia e ha trovato ascolto. Continueremo a lottare, in ogni tribunale e in ogni spazio pubblico, perché ogni donna sia libera di dire no e di essere creduta».

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