Di Vaio cuore 🔴🔵: “Tante squadre da calciatore, da dirigente non ne vorrei altre. L’obiettivo è…” | OneFootball

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·18 luglio 2025

Di Vaio cuore 🔴🔵: “Tante squadre da calciatore, da dirigente non ne vorrei altre. L’obiettivo è…”

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Marco Di Vaio, direttore sportivo del Bologna, ha rilasciato un’interessantissima intervista riguardante il suo passato e il futuro del club rossoblù. Offerte a Il Domani, riprendiamo le sue parole da TMW:

“Quando ho smesso, per un anno e mezzo ho pensato ancora da calciatore. Ma volevo costruire un pensiero diverso. Devi crearti una credibilità nuova, da dirigente. Non è una conseguenza essere un buon dirigente solo perché sei stato un buon giocatore. Sono cresciuto qua. Bologna è proprio casa. Non vorrei essere in nessun altro posto al mondo. Da calciatore ho cambiato tredici squadre. Da dirigente vorrei farne una sola. Questo è il mio sogno. Quest’anno vorremmo confermarci, restare lì, in Europa, magari andare avanti in Coppa Italia. Consolidarci. E vivere questo sogno con la nostra gente, la gente di Bologna.


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Non era programmato. Stavo finendo la carriera, pensavo a cosa fare. Poi, a settembre, il presidente ha comprato il Bologna. Era il 2015. Mi ha chiesto di tornare e ho detto subito sì. Ma non ero pronto. Per un anno e mezzo ho continuato a ragionare da calciatore. Guardavo le partite e mi chiedevo se avrei potuto ancora dare qualcosa in campo. Poi, piano piano, stando vicino alla squadra, studiando, prendendo il patentino, ho cominciato a cambiare. Ho smesso di sentire il bisogno di giocare e ho iniziato a costruire un pensiero nuovo. Cosa significa pensare da dirigente? Significa non pensare più solo a te stesso. Da calciatore sei concentrato sul tuo corpo, sulla tua forma, sulle tue partite. Da dirigente devi pensare a un sistema, alle persone, agli equilibri interni. Devi avere autorevolezza, ma anche empatia. Parli con gli stessi giocatori che fino a poco prima erano accanto a te nello spogliatoio. Serve una credibilità nuova, vera. E devi guadagnartela anno dopo anno. E soprattutto, devi imparare a guardare tutto dall’alto, non da dentro il campo. Non contano più solo i novanta minuti”.

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