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·27 giugno 2025

Delfin, per gli eredi Del Vecchio ipotesi dividendo da 8 miliardi

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In attesa che gli otto eredi dell’impero costruito da Leonardo Del Vecchio, e racchiuso nella holding di famiglia Delfin, in merito alla proposta dei soci di una cessione delle quote detenute in diversi istituti bancari, all’orizzonte potrebbe arrivare una importante cifra relativa ai dividendi.

Come riporta l’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, l’obiettivo dei soci proponenti sarebbe presentare un accordo all’assemblea di approvazione del bilancio – prevista prima della pausa estiva – in base al quale quattro eredi rinuncerebbero al beneficio di inventario in cambio della distribuzione di un maxi-dividendo da 8 miliardi di euro. Il dividendo verrebbe finanziato con la vendita delle partecipazioni, senza fare ricorso a nuovo debito.


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Formalmente, per approvare il piano servirebbe il voto favorevole di sei degli otto eredi: Claudio, Paola, Marisa, Leonardo Maria, Luca e Clemente Del Vecchio, Nicoletta Zampillo e il figlio di lei, Rocco Basilico. Resta da capire se entro luglio si riuscirà a trovare la maggioranza necessaria, considerati i precedenti tentativi falliti di raggiungere un’intesa nei tre anni successivi alla scomparsa dell’imprenditore.

Alcune fonti sostengono però che il momento sia favorevole: le partecipazioni finanziarie di Delfin hanno raggiunto il loro valore massimo. Se l’obiettivo degli eredi è massimizzare i guadagni per poi gestire autonomamente gli investimenti, ora potrebbe essere l’occasione giusta.

L’eventuale accordo avrebbe due conseguenze principali. Anzitutto, chiuderebbe il capitolo dell’eredità, attualmente in sospeso a causa dell’accettazione con beneficio di inventario da parte di quattro eredi. Ciò consentirebbe anche l’esecuzione dei legati testamentari, come il trasferimento di alcuni immobili a Nicoletta Zampillo e del pacchetto di azioni EssilorLuxottica destinato a Francesco Milleri, oggi CEO sia della multinazionale dell’occhialeria sia della stessa Delfin.

In secondo luogo, la decisione inciderebbe direttamente sugli equilibri dei grandi gruppi finanziari partecipati da Delfin. Qualsiasi cessione, secondo alcune fonti, potrebbe avvenire solo dopo il completamento dell’Ops del Monte dei Paschi.

Negli ultimi anni, sotto la guida di Milleri, il valore di Delfin è aumentato sensibilmente. Tre anni fa le partecipazioni in Mediobanca, Unicredit e Generali valevano complessivamente 6 miliardi, a fronte di un valore complessivo di Delfin pari a 26 miliardi. Oggi le stesse partecipazioni, insieme alla recente quota del 9,8% in Mps, valgono circa 12,5 miliardi, su un valore totale della holding salito a 50 miliardi.

In particolare, EssilorLuxottica è passata da una capitalizzazione di 64 a 110 miliardi, con una crescita di 46 miliardi che ha valorizzato enormemente la quota del 32% detenuta da Delfin, oggi pari a circa 35,4 miliardi. Mediobanca oggi vale 3,2 miliardi per Delfin (contro 1,45 nel 2022), Generali 4,6 miliardi (rispetto a 2,4), mentre UniCredit è passata a 2,3 miliardi. Il pacchetto Mps, infine, vale circa 860 milioni. In totale, il valore delle partecipazioni finanziarie supera i 12 miliardi, una cifra sufficiente per finanziare l’ipotetico dividendo da 8 miliardi, pari a un miliardo per ciascun erede.

Alcuni dei soci spingono per concentrare Delfin esclusivamente su EssilorLuxottica e liquidare le altre partecipazioni entro due anni. Resta da vedere se nelle prossime settimane si raggiungerà l’intesa necessaria per avviare una nuova fase per Delfin, protagonista delle più importanti partite finanziarie italiane degli ultimi anni.

(Image credit: Depositphotos)

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