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Marco Alessandri·23 maggio 2024

👀Dea, un viaggio lungo 8 anni! Solo in 2️⃣ c'erano già al debutto di Gasp

Immagine dell'articolo:👀Dea, un viaggio lungo 8 anni! Solo in 2️⃣ c'erano già al debutto di Gasp

L’impresa di ieri sera è destinata a passare alla storia. L’Atalanta vince l’Europa League e lo fa al termine di una finale dominata, contro un avversario sulla carta favorito.

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Il 3-0 di Dublino fotografa alla perfezione l’andamento della gara, impostata da Gasperini all’attacco nella speranza, poi avveratasi, di fermare sul nascere il palleggio del Leverkusen.


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Una mossa, questa, che ha indirizzato la coppa verso Bergamo e che è la risposta perfetta a chi insiste nel sostenere che gli allenatori non cambino le squadre. Chiedere a tutto il popolo nerazzurro per conferma.

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In questo successo c’è tanto, tantissimo di Gasperini, che dopo una vita trascorsa a passare per allenatore sì bravo con i giovani, ma non vincente, porta un club di Serie A ad alzare per la prima volta l’Europa League. Un traguardo che non era riuscito a squadre ben più quotate, dalla Juve di Conte, all’Inter dello stesso tecnico leccese, fino ai più recenti esempi con la Roma pre e post Mourinho.

Il trionfo di Dublino, insomma, ha molto di Gasperini, che da quando ha sposato il progetto atalantino ha portato il club in una nuova dimensione.

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Basti vedere la prima formazione dell’era Gasp, targata 2016, e metterla a confronto con l’XI sceso in campo contro il Bayer, ieri sera.

Allora, nell’esordio del tecnico sulla panchina degli orobici, l’avversario era la Cremonese di Attilio Tesser, in Coppa Italia. L’Atalanta si presentava così:

Sportiello; Raimondi, Toloi, Masiello; Spinazzola, Kurtić, Kessie, Dramé; D’Alessandro, Paloschi, Gomez. Di quella squadra sono rimasti solamente in due: Toloi e Djimsiti, che otto anni fa sedeva in panchina e ieri, invece, ha alzato la coppa con la fascia di capitano al braccio.

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Si capisce bene, allora, come tutto il mondo Atalanta sia stato completamente stravolto. In otto anni sono arrivati giocatori di fama internazionale, varie finali, è stato completamente restaurato lo stadio e, soprattutto, è arrivato un trofeo. E che trofeo.

Del futuro del tecnico ancora si sa poco, se non che il Napoli ci stia pensando per ripartire dopo l’anno terribile appena vissuto. Le parole di ieri dell’interessato hanno fatto capire che in fondo tutta questa voglia di lasciare Bergamo non ci sia: “Sarebbe il momento migliore per andarsene, da vincente. Ma a me piace perdere…”.

Neanche a dirlo, il presidente Percassi e tutti i tifosi sperano di convincerlo a restare, come già accaduto un anno fa. Vedendo come è finita ieri sera, verrebbe da pensare che sarebbe un peccato separarsi.