Calcio In Pillole
·10 ottobre 2022
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Bisogna procedere con ordine e andare per un attimo a ritroso. Tornare idealmente a quel 15 maggio del 2019 quando Daniele De Rossi annunciava pubblicamente, dopo che la notizia era già ovunque, che il 26 dello stesso mese sarebbe stata la sua ultima partita in giallorosso. Contro il Parma, compagine che storicamente ha dato la gioia più grande degli ultimi anni ai giallorossi, in una notte che avrebbe portato via ciò che molti ritengono essere l’ultima certezza in fatto di appartenenza.
Daniele De Rossi Roma ce l’ha tatuata sulla pelle, in senso figurato ma anche concretamente. Non ha mai nascosto la propria passione per i giallorossi, per questo – quando avrebbe avuto il diritto di lasciar parlare le lacrime – ha invece fatto posto alla lucidità ricordando ai romanisti quanto “il vento soffi ancora” (usò queste parole facendo riferimento alla sconfitta più bruciante del passato recente giallorosso) nonostante tutto. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.
L’ha imparato a spese proprie, Daniele De Rossi, che citandolo ancora “ringrazia sempre di essere romanista anche nei momenti peggiori”, aspettando l’attimo del riscatto. Il Boca Juniors come ultimo atto di una florida carriera. Poi l’attesa, la Nazionale, l’Europeo di Wembley e il mancato approdo – per la seconda volta – ai Mondiali. In tutto questo la sua presenza discreta non è mai mancata, sempre pronto a supportare e sopportare il peso delle responsabilità: poche parole, tanta sostanza e altrettanta passione.
L’ex centrocampista allenerà la Spal
Anche per questo rispettato, per il coraggio che ha sempre messo – negli atti, pagando in prima persona alcuni sbagli, e nelle affermazioni – diretto e pronto al confronto che significa anche contrapposizione. Solo se necessario. Collaboratore tecnico, ma parla e ragiona come un allenatore al fianco del CT Roberto Mancini. Succede poi che il tesserino per allenare lo prende per davvero. A completare una schiera di conquiste sequenziali. Il campo De Rossi non lo lascerà: sta solo aspettando l’occasione giusta. Arriva da Ferrara, grazie alla vecchia conoscenza Tacopina. Tracce di romanismo anche qui, richiami sparsi per chi ama le coincidenze. Nulla (o quasi), però, avviene a caso.
De Rossi è pronto a dimostrarlo prendendo in mano un progetto difficile, come prima sfida, per confermare che anche in panchina – con la giacca al posto della divisa – quella vena (la giugulare che tanto ha fatto sognare gli estimatori in campo e sugli spalti) continuerà a pulsare. La lezione è sempre la stessa: il vento soffia ancora, ma perdonerete se un popolo – tutt’ora trasognante d’affetto – vedendolo in panchina tra un urlo e l’altro farà i conti con qualche lacrima. Perché il vento soffierà pure, ma non lava via i ricordi.