Calcionews24
·8 giugno 2025
Dalla Svizzera alla Norvegia: gli ultimi 12 mesi di Spalletti tra alti (pochi) e bassi (la maggioranza) lasciano un insegnamento

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·8 giugno 2025
Dalla sconfitta con la Svizzera a Euro 2024 al crollo contro la Norvegia nelle qualificazioni mondiali, i dodici mesi di Luciano Spalletti alla guida della Nazionale Italiana si sono trasformati in un ciclo breve e tormentato, segnato più da speranze deluse che da progressi concreti. Dopo l’eliminazione europea, il ct aveva rifiutato le dimissioni, rivendicando la volontà di completare il proprio percorso e attribuendo le difficoltà alla mancanza di tempo per costruire un’identità di squadra. Il successo contro la Francia al Parco dei Principi, con un 3-1 entusiasmante, sembrava aver ridato slancio al progetto, ma si è rivelato un’illusione. La Nazionale ha mostrato segnali contrastanti: buone prestazioni alternate a ricadute preoccupanti, come il doppio confronto con la Germania in Nations League e la dura lezione inflitta dai francesi al ritorno.
Spalletti ha cercato di trovare stabilità puntando su una difesa più solida e su un centrocampo ringiovanito, ma il suo tentativo di semplificare il sistema di gioco non è bastato. La mancanza di continuità e la difficoltà nel gestire i momenti chiave hanno segnato il suo percorso. Alla fine, nonostante la sua convinzione di poter portare l’Italia ai Mondiali, la Federazione ha scelto di voltare pagina. Il bilancio del suo mandato è amaro: poche gioie, molte incertezze e l’impressione che, pur con un curriculum da grande allenatore di club, Spalletti non sia mai riuscito davvero a calarsi nel ruolo di commissario tecnico. Resta l’insegnamento che guidare una Nazionale richiede doti diverse rispetto alla gestione quotidiana di una squadra di club, e ora il compito di ricostruire toccherà a un nuovo ct.