Dal Genk al gol in finale di Champions e ora il Milan: il cammino di Origi per diventare la “terza” punta più decisiva d’Europa | OneFootball

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·27 giugno 2022

Dal Genk al gol in finale di Champions e ora il Milan: il cammino di Origi per diventare la “terza” punta più decisiva d’Europa

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Si sa, per raggiungere certi risultati c’è bisogno di enormi sacrifici. Strade in salita e ostacoli non calcolati, il cammino per il successo è fatto di questo e tanto altro. Inseguire i propri sogni non è mai facile, e Divock Origi lo sa bene. Sì, perché quella che oggi può essere considerata la “riserva” più decisiva d’Europa, ha dovuto attraversare anche momenti bui.

Ora è arrivato al Milan e non sarà più solo un'alternativa, ma un comprimario di quelli importanti. I rossoneri lo hanno corteggiato, sedotto, fino ad accoglierlo a Malpensa per fargli cominciare una nuova avventura.


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La forza di una persona si vede in queste situazioni, quando riesce a riemergere da delle difficoltà che sembrano insuperabili. La storia di Divock Origi può essere riassunta così. Nato in Belgio, precisamente a Ostenda, inizia ad innamorarsi del calcio ad appena 6 anni, quando entra nell’academy del Genk. Il ragazzino cresce, e l’aspirazione è ormai chiara: “Voglio diventare un calciatore”. Desiderio raggiunto, ma guai a pensare che la strada sia stata semplice. Sì, perché Divock per inseguire quel sogno, ha dovuto abbandonare la sua famiglia e la sua città ad appena 15 anni, con destinazione Lille.

Negli ultimi anni abbiamo imparato a conoscere il settore giovanile dei francesi: da Hazard fino ai nostri Leao e Osimhen. La cultura del Lille è chiara, puntare su ragazzi promettenti per un progetto a lungo termine. Divock cresce, calcisticamente parlando, a dismisura. A soli 17 anni viene convocato da Rudi Garcia con la prima squadra. Entra al 68’ e in 6 minuti segna il primo gol in Ligue 1. “Diventerà il migliore di tutti”. In Francia sono sicuri, tanto da convincere anche Wilmots, al tempo tecnico del Belgio che lo convoca a sorpresa per il Mondiale del 2014 in Brasile.

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In Europa iniziano a interessarsi al ragazzo di Ostenda. Ecco l’offerta del Liverpool, che dopo averlo acquistato nell’estate del 2014 decide di lasciarlo per un altro anno in Francia. La stagione successiva arriva in Inghilterra, dove lo aspetta Jurgen Klopp, appena approdato sulla panchina dei Reds. Origi è atteso per il grande salto, ma qualcosa non va. Appena 12 gol in due stagioni e pochissimo minutaggio. Il Liverpool non sembra più credere in lui e decide di cederlo al Wolfsburg.

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Dopo un anno i Reds decidono di riportarlo in Inghilterra. Il resto è storia. Nelle gerarchie di Klopp parte alle spalle di Firmino e Sturridge, ma la realtà dei fatti sarà un’altra. Divock si rivela decisivo in più occasioni. Gol contro l’Everton per la vittoria del Merseyside Derby, doppietta al Barcellona nella magica notte della rimonta ad Anfield e, soprattutto, la rete in finale di Champions League contro il Tottenham.

Pian piano Origi è diventato l’idolo della Kop, come quella volta che un tifoso si tatuò il suo nome sulla coscia: “Se Divock segna contro l’Everton mi tatuerò”. Origi segna per davvero e decide al 96’ il Merseyside Derby in quella stagione magica precedentemente citata. Il tifoso dei Reds deve mantenere la promessa, ed ecco che la scritta “D1v0ck” compare sulla sua coscia.

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Insomma, la strada per guadagnarsi il rispetto con la maglia dei Reds è stata lunga e tortuosa. Origi adesso ce l’ha fatta, affermandosi come una “riserva” più decisiva di un titolare. Il fallimento iniziale con il Liverpool e la successiva cessione al Wolfsburg, è stato quello il periodo più buio della carriera di Divock. Adesso ha in bacheca una Champions League che porta anche il suo nome. Un qualcosa di inevitabile quando sei la “terza punta” più decisiva d’Europa.

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