Dal boom di ricavi all'indotto per la Supercoppa europea: Udine e la potenza dello stadio di proprietà | OneFootball

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Calcio e Finanza

·16 agosto 2025

Dal boom di ricavi all'indotto per la Supercoppa europea: Udine e la potenza dello stadio di proprietà

Immagine dell'articolo:Dal boom di ricavi all'indotto per la Supercoppa europea: Udine e la potenza dello stadio di proprietà

Nel precedente appuntamento di questo editoriale Calcio e Finanza aveva spiegato, che:

  • dopo il tour in 11 stadi italiani (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Cagliari, Genova, Palermo, Verona e Bari) da parte delle autorità preposte  
  • e dopo il vertice tra il ministro dello Sport Andrea Abodi, il segretario generale della FIGC Marco Brunelli e il Responsabile UEFA per EURO 2032 Michele Uva  
  • al momento soltanto un impianto nel Paese, lo Juventus Stadium di Torino, ha tutti i requisiti in regola per poter ospitare le partite degli Europei 2032 (che il nostro Paese organizzerà insieme alla Turchia). 

Un’arretratezza assoluta sul fronte delle infrastrutture, sottolineata anche dal presidente dell’UEFA Aleksander Ceferin (“in Italia sono terribili”), che potrebbe anche significare, qualora non si corresse ai ripari per tempo, che la kermesse continentale tra sette anni potrebbe disputarsi interamente in Turchia. Costringendo il nostro Paese a subire uno schiaffo d’immagine storico.


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In questo senso è auspicabile che la nomina di commissario governativo, annunciata dal ministro dello Sport Abodi per le prossime settimane, possa aiutare nella corsa contro il tempo che si profila: entro il mese di marzo del 2027 i piani dei vari stadi devono essere approvati e finanziati, altrimenti sarà tardi.

La cosa più amara però è che laddove in Italia, seppur in pochissimi casi, si è investito su un nuovo stadio, questo non ha mai mancato di dare i suoi ritorni sia nei termini economici che in quelli sociali. D’altronde nelle pagine di questa testata in più di un’occasione si sono spiegati i benefici che la Juventus ha ottenuto dal suo impianto da quando nel 2011 è divenuto di sua di proprietà. E per una panoramica ancora più esaustiva sull’importanza dello Stadium per il club bianconero si consiglia di vedere sul canale YouTube di Calcio e finanza lo speciale “Dentro l’ALLIANZ STADIUM: business e storia dello STADIO della Juventus”.

Non solo, ma va anche notato che quello dello Juventus Stadium non è un caso isolato, un altro esempio lampante di questa tendenza è quello di Udine, dove grazie alla lungimiranza e alle capacità dirigenziali della famiglia Pozzo (proprietaria dell’Udinese dal 1986), dalla stagione 2015/16 il club bianconero può avvalersi di un impianto all’avanguardia, che dal 2023 è denominato Bluenergy Stadium.

Non a caso, proprio in virtù della sua modernità, l’impianto ha potuto adempiere a tutti i requisiti UEFA necessari e quindi ospitare mercoledì 13 agosto la Supercoppa europea tra il Paris Saint-Germain e il Tottenham Hotspur. Purtroppo, vista sua la capienza (25.132 posti), lo stadio friulano non è papabile per ospitare le partite di Euro 2032 visto che la UEFA per la kermesse continentale per nazioni richiede impianti da almeno da 30.000 posti. Altrimenti la corsa italiana contro il tempo per avere cinque stadi pronti per il 2032 sarebbe un po’ più agevole.

UDINE E L’INDOTTO DALLA SUPERCOPPA EUROPEA

Entrando nello specifico va notato che l’organizzazione della Supercoppa europea ha da sola portato notevoli benefici economici a Udine. Considerando alcuni numeri forniti dalla Federalberghi locale, paragonando le esperienze precedenti di Belfast (2021), Helsinki (2022) e Varsavia (2024), secondo le stime di Calcio e Finanza tra strutture ricettive, ristorazione, trasporti, attività commerciali e servizi l’indotto per la città potrebbe aggirarsi tra i 14 e i 15 milioni di euro.

Non solo, ma allungando gli orizzonti temporali non va dimenticato come l’impianto di Udine sia divenuto anche un punto di riferimento notevolissimo per il territorio in campo energetico, visto che da poco vi è stata la conclusione dei lavori dell’impianto fotovoltaico ospitato sulla copertura dello stadio e con essa ha preso vita un progetto che coinvolge il territorio e la società del Friuli Venezia Giulia. Denominato “Energia in campo”, si tratta di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) che permette ai sostenitori del club e alle aziende dell’area circostante l’impianto che vi aderiscono, di condividere e utilizzare la parte di energia prodotta dal parco solare del Bluenergy Stadium e non impiegata nella struttura.

LA POTENZA ECONOMICA DEI NUOVI STADI

Andando ancora più nel dettaglio, sono però i dati economici che non ammettono obiezioni sulla validità di puntare su nuovi impianti. L’investimento complessivo per dare all’Udinese una nuova casa moderna è stato da circa 35 milioni tra diritto di superficie e costo di ristrutturazione del Friuli costruito negli anni ’70.

Ebbene se nell’ultimo anno nel vecchio impianto (stagione 2012/13) i ricavi da stadio erano stati sui 4 milioni, nella prima stagione intera nella nuova struttura (2016/17) questi sono saliti a 6,4 milioni, un incremento praticamente immediato del 60%. E queste entrate sono salite a 8,2 milioni nella stagione 2023/24, con una crescita più che raddoppiata nei confronti di dieci anni prima. L’andamento è monotono crescente anche per quanto concerne il dato sugli spettatori visto che la media spettatori è passata dai 15mila dell’ultima stagione nel vecchio stadio agli oltre 21mila del 2023/24.  E di pari passo è ovviamente anche salita la media riempimento nell’impianto udinese.   Senza scordare per esempio che la campagna abbonamenti per la stagione sportiva 2023/2024 si è conclusa con 2,1 milioni di ricavi derivanti da abbonamenti della “Udinese Club House”, ovvero il comparto della corporate hospitality del club bianconero che vale il 50% dei ricavi da abbonamenti e il 25% dei ricavi da stadio complessivi.

A ulteriore testimonianza di come gli stadi moderni ideati per avere ampi spazi non solo per la corporate hospitality ma anche per spettatori ad alto valore aggiunto possano veramente essere un punto di svolta per le entrate di club all’interno di un panorama infrastrutturale quantomeno desolante a livello nazionale.

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